Jonathan Demme lo raggiungiamo
al telefono nel suo ufficio (stato di New York), in occasione
dell'uscita italiana di The Agronomist. Un'occasione per
qualche accenno anche al magnifico The Manchurian Candidate,
sugli schermi in questi giorni. Prima della chiacchierata una
domanda personale: la cravatta di Frank Sinatra, protagonista del
primo Manchurian, l'ha indossata o no a Venezia? Silenzio
e gran risata: Sì e sai perché? Quando sono
arrivato al Lido la prima volta nel 98 con Subway's Stories,
il mio amico Bernardo Bertolucci si è presentato
indossando una meravigliosa cravatta. Ne volevo anche io una così
e negli ultimi tre anni l'ho cercata ovunque. Quando sono
arrivato a Venezia per accompagnare Manchurian candidate
la figlia di Sinatra mi ha dato quella del padre. Era
fantastica.
The Agronomist è
stato presentato a Venezia lo scorso anno, prima che Aristide
venisse costretto all'esilio in Sudafrica. È cambiato
qualcosa per te oggi a Haiti?
La situazione è
sempre la stessa. Mentre montavo il film e quando Jean Dominique
è stato ucciso, nel 2000, Haiti viveva continue lotte per
il potere tra le diverse fazioni politiche. A loro modo gli Stati
uniti erano molto attivi per tenere sotto controllo il destino
del paese. Quando Jean venne ucciso il partito di Aristide era al
governo e lui voleva riproporsi alla presidenza. Questa analisi,
ripeto, vale ancora oggi. Il gioco delle parti è però
diverso. Il livello di corruzione non è più solo
nel partito che governa ma è dilagato al di fuori, laddove
sono intervenuti gli Stati uniti. La corruzione ha creato
ulteriore violenza che viene ugualmente supportata dall'esterno.
Ci sono militari che si propongono come leader. che reclamano
un'autorità simile alle vecchie forze di polizia. Non sono
propriamente ufficiali, vestono uniformi nere e vogliono il
controllo del paese. Comunque sono tutte organizzazioni corrotte.
Nessuno cerca di occuparsi dei cittadini che soffrono la fame,
che sono privati di ogni diritto civile. Gli Stati uniti hanno
responsabilità enormi. Fanno credere che la situazione è
ottimale, invece è atroce. Il punto però è
che a nessuno importa di Haiti in questo momento. È una
realtà marginale nella grande guerra del mondo.
Quindi
sei convinto del fatto che Aristide, come ha sempre detto, sia
stato detronizzato?
Certo e tutto è stato
orchestrato dalla Cia e dalla diplomazia americana. Aristide è
stato un leader disastroso. Questo però non vuol dire che
gli Stati uniti possano permettersi di decidere un'alternativa
secondo le loro esigenze, affidando alla Cia l'invenzione del
cosiddetto popolo rivoluzionario che ufficialmente avrebbe
rovesciato Aristide.
Aristide dopo il primo colpo di
stato, torna a Haiti grazie al supporto di Clinton allora
presidente. Credi che il suo declino, come suggerisce anche il
tuo film, sia cominciato allora?
Potenzialmente
Aristide era in grado di tornare nel suo paese e di riprenderne
in mano la guida visto che era sostenuto sia dagli Usa che dalla
comunità internazionale. Il fatto è che Clinton pur
desiderando il suo ritorno lo ha costretto in cambio del sostegno
a condizioni impossibili. Aristide ha dovuto accettare un accordo
col governo americano faustiano, che lo ha inevitabilmente
corrotto. Clinton stupidamente pensava che tra le condizioni del
ritorno fosse necessaria la presenza di un opposizione a Aristide
forte. Così troppe persone tra coloro che erano stati
responsabili del suo rovescio precedente sono rimaste impunite.
Aristide è stato costretto a entrare in relazione con le
famiglie dell'oligarchia che avevano finanziato il primo colpo di
stato ai suoi danni. Grazie a questa riconciliazione è
divenuto molto ricco ma anche molto corrotto. Era all'improvviso
il capo corrotto di un movimento corrotto. Lo vediamo in The
Agronomist , nell'intervista che Jean Dominique fa a
Aristide: sono convinto che già allora aveva abbandonato
le promesse della sua presidenza.
Quella conversazione
ci fa capire come Haiti sia nello stesso ricatto che subiscono
l'Africa o l'America latina. La scommessa quindi è una
strategia rivoluzionaria progressiva... .
Quando
Aristide è divenuto presidente la prima volta credevo che
le sue intenzioni fossero perfette. Diceva che avrebbe
trasformato la miseria in dignitosa povertà. Poi tutte le
sue promesse si sono volatilizzate. Aveva richiesto un salario
minimo, tre dollari al giorno invece che uno, i sindacati
permessi per la prima volta a Haiti, e tutto questo era
inaccettabile per Stati uniti e classi ricche haitiane che
usavano i lavoratori come schiavi. Inoltre permettere queste
rivendicazioni a Haiti poteva avere effetti sul dominio in Africa
o in America latina, anche altri paesi potevano forse chiedere
più soldi, sindacati, la pausa pranzo, toilette
accessibili. Aristide doveva essere cacciato. Così è
stato, in fretta e radicalmente. Allora era presidente George
Bush padre. Clinton aveva una visione delle cose diversa, si
sentiva più vicino a Aristide. Però su questi punti
non era così lontano dai repubblicani. Aristide non
avrebbe più dovuto spingere per i sindacati o per
aumentare i salari minimi. Al contrario doveva appoggiare la
privatizzazione delle industrie, dei telefoni, dell'elettricità
per permettere gli investimenti di capitale straniero, cosa del
tutto contraria ai suoi propositi iniziali. Vi era costretto.
Penso che all'inizio credeva di poter tornare al suo programma,
dopo ha capito ben presto cosa significa il patto col
diavolo...
Come spieghi che diverse persone, tra cui
Danny Glover, schierati da sempre con Artistide continuino a
sostenerlo?
Mi piaceva Aristide e sul piano personale
mi piace ancora , l'ho sempre sostenuto come Danny Glover e altri
americani che lo hanno aiutato in esilio e al suo ritorno. Per
questo capisco che molte persone hanno difficoltà a
ammettere che Aristide ha fallito totalmente quando tornato
Haiti. È doloroso dirlo anche per me ma Aristide in una
sola volta ha tradito tutte le promesse di cambiamento deludendo
chi era con lui. Però nonostante tutto questo, e anche se
sono contento che non sia più al potere - è una
posizione molto schizofrenica lo so - penso che sia orrendo il
modo in cui è stato eliminato politicamente dagli Usa.
Spero che potrà tornare nel paese e avere un nuovo ruolo.
Ma so anche che è così corrotto che potrebbe solo
fare del male. È un paradosso assurdo.
Ti
aspettavi il risultato elettorale negli Usa?
Avevo
molta paura che vincesse di nuovo Bush ma ero preparato. Ho
sessant'anni, ero giovane negli anni sessanta e so come è
in questo paese quando la gente è davvero impegnata e
vuole davvero cambiare. Non eravamo a quel punto ora. Credo però
i risultati dicono che nei prossimi anni sarà molto più
difficile per Bush realizzare il suo programma.
L'elemento
che fa più pensare è la vittoria di una cosiddetta
«morale»...
È la paura che permette
di fare il lavaggio del cervello alla popolazione spingendola
alla passività. Bush rispetto ai democratici ha fatto un
lavoro maggiore nello spaventare i cittadini che nel persuaderli
a sostenerlo. Il partito democratico ha puntato sull'educazione
di queste persone, voleva fargli capire la situazione ma non sono
convinto che chi vive nel middle dell'America possa
apprezzare tutto questo. Credo che invece della sola opposizione
o dei tentativi di raggiungere gli elettori di Bush fosse
importante spiegare meglio le questioni della guerra, la
corruzione che esiste in questo governo, i legami con le
multinazionali. Questo è immorale, non che i gay possano
sposarsi. Però non c' è stato mai una reale
discussione, la gente doveva schierarsi con una parte o con
l'altra.
E ora? Cosa pensi accadrà?
La
situazione finanziaria sta diventando sempre più
opprimente anche per chi vota Bush. Scopriranno che il lavoro
promesso non è stato fatto, e che al contrario il paese
sta andando sempre più profondamente verso la morte. Bush
è un pazzo a livello personale e continuerà a fare
disastri. Cheney e gli altri repubblicani hanno detto che Bush ha
preso più voti di tutti i presidenti nella storia
americana. Ma anche Kerry ha preso più voti degli altri
prima di lui tranne che Bush. Questa è un altro dato
importante. Per il futuro ho fiducia nei giovani americani che si
stanno svegliando e capiscono cosa accade. È la stessa
sensazione che provavo nei mesi prima delle elezioni, penso che
il movimento d'opposizione a Bush continuerà a crescere.
In America ci sono realtà molto diverse. Credo però
che la democrazia più forte sia quella in grado di avere
una struttura molto forte e costantemente in conflitto procedendo
verso più direzioni. A volte possono essere sbagliate,
come in questo caso, a volte producono risultati migliori.
Una
domanda su Manchurian Candidate. Il film è
tratto dal romanzo di Richard Condon. Che rapporto hai avuto col
testo?
È un romanzo americano straordinario,
angosciato , molto duro, rappresenta davvero una svolta. Non è
aggressivo in senso intellettuale, e i legami col contemporaneo
sono sorprendenti. Condon lo ha scritto nel 56 raccontando il
lavaggio del cervello a cui sono sottoposti gli americani dai
loro leader per mettere in atto i proprio programmi. È la
stessa situazione che abbiamo oggi, con un'opinione pubblica a
cui viene fatto il lavaggio del cervello e un'opposizione molto
debole dei media. Si dice che il migliore strumento per misurare
la temperatura della democrazia è l'informazione: quanto è
aggressiva, quanto è critica verso il governo, come
analizza le cose, quanto riporta cosa c'è dietro la scena
. Da noi oggi invece passano solo le informazioni permesse dalla
Casa bianca. Naturalmente ci sono alcune alcune eccezioni,
abbiamo una stampa libera molto sommersa che mostra quanto
dice il libro di Condon. Per questo lo amo, è un'ottimo
spunto per una riflessione attenta sul presente.
Quindi
l'informazione negli Usa è ancora molto embedded?
Nei
dibattiti elettorali la relazione tra ciò che accade in
Palestina e in Israele e come sia legato tutto questo
all'invasione dell'Iraq, non è mai stato discusso. Ma come
si fa a parlare della guerra in Iraq senza alcun accenno alla
Palestina? È impossibile. Inoltre la guerra continua a
essere del tutto invisibile.
Intervista di
Cristina Piccino IL MANIFESTO 23/11/2004
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