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Da RAInetnews
Pubblicato il 24 dicembre 2001 14:06

Marlene Dietrich, il centenario della nascita

Il 27 dicembre 1901 nasceva uno dei grandi miti del cinema

Quando Marlene Dietrich morì, nel maggio del 1992, era ormai da molti anni una delle icone più affascinanti della storia del cinema e dello spettacolo. E proprio in questi giorni, in occasione di quello che sarebbe stato il suo centesimo compleanno, esattamente il 27 dicembre 2001, il mondo dell'arte e della cultura la ricorda con emozione e riverenza.

Marlene ha incantato intere generazioni di uomini e donne. "Chiunque la conosca ha incontrato la perfezione in persona": questo disse di lei Jean Cocteau. Una perfezione e un fascino assolutamente originali per l'epoca, che si appellavano sia alla sensibilità maschile sia a quella femminile, rivestendo Marlene di una patina androgina che, dopo di lei, sarebbe stata ripresa da numerosi altri artisti. "Ha il portamento di un uomo; i personaggi che interpreta amano il potere e portano i pantaloni - commentò una volta l'audace critico inglese Kenneth Tynan - La mascolinità di Marlene affascina le donne, e la sua sessualità gli uomini". Tutti la ricordano soprattutto come Lola nell'Angelo Azzurro, del 1929/'30, il film che la lanciò sulla scena mondiale, anche se prima aveva già partecipato a ben diciassette film muti nel corso degli anni'20.

Marie Magdalene Dietrich (questo il suo vero nome) nacque il 27 dicembre 1901 a Schoeneberg, in Germania, figlia di una gioielliera e di un ufficiale di polizia, e a partire dagli anni Venti iniziò a studiare recitazione e ad apparire in alcune produzioni cinematografiche. E si era già data il nome di Marlene.

Nel 1923 sposò Rudolf Sieber (che legalmente sarebbe rimasto il suo unico marito, anche se di fatto si separarono abbastanza presto, rimanendo però in ottimi rapporti) e nel 1924 ebbe la sua prima e unica figlia, Maria. Nel 1929 il regista ebreo-austriaco Josef von Sternberg giunse da Hollywood per fare un film basato sulla figura del professor Unrat inventato da Heinrich Mann, e dopo aver visto Marlene la volle nel suo cast ad ogni costo. Il film, intitolato L'Angelo Azzurro, vide la giovane attrice impersonare una cantante di nightclub in quello che era uno dei primi film tedeschi sonori.

Con questo esordio, che la immortalò immediatamente tra i miti del cinema, iniziò una lunga carriera. Marlene seguì Sternberg a New York e a Hollywood, recitando in altri sei suoi film che la resero una leggenda vivente. Tra questi, Marocco, in cui Marlene apparve vestita con un frac nero e un cappello a tuba, e poi ancora, Disonorata, in cui incarnò la parte di una spia austriaca durante la prima guerra mondiale.

Si andava consolidando il "personaggio Dietrich", solitaria donna fatale, intelligente e indipendente, con una forte carica sensuale e un'altrettanto forte ambivalenza di genere. Shangai Express, del 1932, la confermò ancora di più in questo ruolo. Seguirono molti altri film, quali Venere Bionda, Canzone di Canzoni, L'imperatrice scarlatta, Il diavolo è una donna.

Finita la collaborazione con Sternberg, Marlene interpretò anche una parte brillante in una commedia diretta da Frank Borzage, Desiderio, del 1936, in cui impersonava un'affascinante ladra di gioielli che conquistava il cuore di Gary Cooper. Ma tornò anche a parti più melanconiche, come quella di Angelo, un film di Ernst Lubitsch in cui interpreta Lady Maria Barker, una donna che scopre di aver tradito il marito con uno dei suoi più vecchi amici. Tuttavia il film non riscosse un grande successo, e una rivista di Hollywood cominciò a suggerire la fine della sua carriera.

Eppure Marlene tornò presto alla ribalta in un genere nuovo, un western in cui impersona una cantante di saloon: Partita d'azzardo. Era il 1939, anno in cui l'ex angelo azzurro divenne cittadina americana. Da sempre ostile al nazismo, Marlene decise di impegnarsi attivamente sostenendo le truppe americane in Africa e in Italia, sebbene si sentisse ancora molto legata alla sua patria d'origine. E' il tempo di Lily Marlene, della canzone che l'avrebbe accompagnata per il resto della sua vita.

Nel dopoguerra lavorò con diversi registi: da George Lacombe in Martin Roumagnac a Billy Wilder in Scandalo internazionale, film in cui Marlene impersona una cantante nazista in una Berlino in rovine; e poi ancora Paura in palcoscenico di Hitchcock e L'infernale Quinlan di Orson Welles. Ma non ci furono solo film per Marlene Dietrich, che, da un certo momento,cominciò a esibirsi anche sul palcoscenico dal vivo, per non dire dei concerti, tra i quali memorabile fu quello di Rio del 1959.

Oggi Berlino, che rimase sempre la "sua" città, le dedica una mostra permanente, con foto, video, e i clip di tutte le innumerevoli imitazioni di Lola-Marlene. Ma lei resta, comunque, irripetibile.


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