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Settantaquattro anni, cinquantuno di carriera, sessanta film da protagonista, una trentina come regista e produttore. Clint Eastwood non è un'icona del cinema. Clint Eastwood è il cinema. Dagli inizi con Sergio Leone con Per un pugno di dollari, Per qualche dollaro in più e Il buono, il brutto e il cattivo, alla serie dei polizieschi dell' Ispettore Callaghan, al classico del cinema carcerario Fuga da Alcatraz, agli esordi alla regia, sino ad arrivare a Gli Spietati, western crepuscolare che vinse l'Oscar, Clint Eastwood ha segnato la storia del cinema americano. E continua a farlo. Lo scorso anno il suo Mystic River ha ottenuto due Oscar e lo ha visto candidato alla statuetta per il miglior film e miglior regista. Quest'anno ha replicato. Sette candidature per Million Dollar Baby, dramma ambientato nel mondo della boxe che uscirà in Italia il 18 febbraio. Tre candidature sono sue personali, miglior film (lui ne è il produttore), miglior regista e migliore attore protagonista. Per un disguido tecnico Eastwood non ha potuto concorrere alla quarta candidatura personale per la migliore colonna sonora, perché Eastwood è anche un buon musicista e le musiche di Million dollar baby (come di un'altra decina di suoi precendenti film) sono sue. Incontrare Clint Eastwood è una di quelle esperienze che segnano. È sucesso. In uno di quei locali finti che solo all'interno di uno studios hollywoodiano puoi trovare. C'era il calore di un'abitazione privata, con tanto di fotografie di un gruppetto famigliare sul tavolino accanto al divano. Ma era la Warner Bros. Magia del cinema. Innanzitutto congratulazioni. Sette nominations all'Oscar per il suo film sono un grande onore. Se l'aspettava? Non mi aspetto mai niente. Ho vissuto abbastanza a lungo per imparare a non aspettarmi niente. Quindi era sorpreso? Non lo so. Le critiche erano buone, devo aver pensato che sarebbe stato carino se. Come è andata con la Warner Bros? Prima le ha negato il finanziamento e poi ha comprato il film? Qualcosa del genere. Quando ho presentato la sceneggiatura loro non erano interessati, poi hanno visto il film ed è piaciuto. Ma io non porto rancore, non sono un tipo vendicativo, nonostante i miei ruoli del passato. Capisco che una cosa può piacere o meno, i gusti sono gusti. E poi così ha ottenuto la sua terza candidatura, come produttore. I vantaggi di non lavorare con una grande casa di produzione sono molteplici. Vuol dire non avere interferenze, nessuno che ti dice cosa devi o non devi fare. Di lei si dice che è uno dei pochi registi capaci di prendere subito la decisione giusta e che spesso gira una scena solo una volta. Buona alla prima insomma. Sono sempre stato veloce a decidere e sul set mi comporto come facevo a scuola quando mi assegnavano i compiti a quiz. Se ci pensavo su poi alla fine sbagliavo la risposta ed allora cercavo di basarmi sulla prima impressione. Così facendo sbaglio meno. Si dice anche che lei spesso ama improvvisare e fare improvvisare gli attori. In un film io suono la melodia, la struttura della melodia, e poi vedo cosa succede. Mi piacciono le persone propositive che amano sperimentare, che usano l'istinto naturale. Mi piace dare libertà sul set e se gli ttori vogliono improvvisare li incoraggio. Ma non devono farlo se non se la sentono. Così facendo riesco a fare in modo che sul set non ci siano tensioni e che ogni momento sia buono per girare. È come quando devi far recitare un bambino. Una volta mi è capitato di dover far piangere un bambino. Io non sapevo come fare, volevo che fosse un pianto autentico ma non volevo usare il vecchio metodo 'anni venti' quando ai bambini si diceva che era morto il cane. A furia di pensarci il bambino si è stancato ed ha iniziato a piangere e io ho iniziato a girare. Cogliere questi momenti di spontaneità è importantissimo per la riuscita di un film. A proposito di melodia, lei ha composto anche la colonna sonora. Mi piace partecipare ad ogni fase del processo di produzione dei miei film, e poi certe volte sento la sua musica ancora prima che il film sia realizzato. Suona spesso? Questa mattina l'ho fatto ma sono un po pigro. Spesso non suono per giorni, però la musica fa sempre parte della mia vita, musica classica, jazz, blues e country. La musica sta a me cone la boxe sta a Frankie, il mio personaggio. Questa volta ha voluto essere anche davanti alla cinepresa. Eppure aveva fatto sapere di non voler più recitare... Con Mystic River mi sono trovato bene nel ruolo di regista, mi è piaciuto lasciare ai giovani l'onore della scena. Ma quando ho letto questo copione ho pensato che quello di Frankie fosse un ruolo interessante. Mi sono detto 'Posso essere quest'uomo perché lo capisco'. Però chiunque dirige e recita un ruolo da protagonista racconta di un'estrema difficoltà a fare entrambe le cose. In questo caso sentivo che la regia di questo film non sarebbe stata così difficile. Recitavo con Hilary Swank che, anche se è giovane è una vera professionista e con Morgan Freeman che è un vecchio amico. C'è amicizia a Hollywood? Può esserci? Certo. Ho molti amici a Hollywood. Hollywood è come qualsiasi altro ambiente di lavoro. Ci sono persone che ti piacciono e altre che non ti piacciono. Ci sono amicizie di un momento ed amicizie di una vita. Persone con le quali rimani in contatto per sempre. Non è un grande momento per Hollywood. Cosa le permette di fare ancora cinema con gioia? Semplicemente mi piace fare questo lavoro e mi piace farlo a modo mio. Forse è per questo che il cattivo momento di Hollywood non mi riguarda. Non ci sono molti effetti speciali nei miei film. È dunque questo il migliore momento della sua carriera ? Io vivo nel presente. Se vivi nel passato allora incominci a pensare ai tuoi vecchi film e non serve. Io vivo nel presente e nel futuro. Ma soprattutto nel presente. Trentacinque anni fa adoravo fare quello che facevo ora mi piace fare quello che faccio. Ora è meglio. Allora avevo la tentazione di ricollocarmi in un genere che funzionava, gli western, i polizieschi...ora mi piace fare cose diverse. Questa ad esempio è una storia d'amore. Una storia d'amore molto particolare. Non l'amore fra un uomo ed una donna ma l'amore fra un padre e una figlia. È una storia complessa e cupa, solo ambientata nel mondo della boxe. Come sceglie i copioni? Leggo molto. Di Mystic River avevo letto una recensione del libro e ricordo di aver subito pensato che sarebbe stata una buona sceneggiatura. Ho comprato il libro e l'ho letto quello stesso pomeriggio, ho chiamato il mio agente e gli ho detto che volevo i diritti di quel libro. Pochi mesi dopo abbiamo incominciato a girare. Per Million Dollar Baby invece mi è stata mandata la sceneggiatura. Anche in questo caso mi è subito piaciuta. Le difficoltà sono arrivate quando si è trattato di trovare uno studio di produzione. L'ho proposto alla Warner Bros che per un po ha preso tempo, erano perplessi a causa della boxe che non è più di moda, e a causa del fatto che era un film troppo 'dark'. Allora ho ritirato il progetto, non mi voglio sentire responsabile del denaro altrui e se il film fosse andato male sarebbe stato così. Ho detto loro che non sapevo se Million Dollar Baby avrebbe incassato soldi, quel che sapevo è che si sarebbe trattato di un film di cui sarebbero stati fieri. È per questo che il suo prossimo film, Flag of Our Phaters, sarà con la Dreamwork di Steve Spielberg? Come ho detto non sono un tipo vendicativo, tant'è vero che anche la Warner è coinvolta. È solo che quando ho tentato di avere i diritti del libro da cui sarà tratto, una storia ambientata nella seconda guerra mondiale, ho scoperto che era già stato comprato. L'aveva comprato Spielberg, è stato lui a propormi di dirigerlo. A settantaquattro anni non pensa mai a riposarsi un po'? Ora lo farò. Prima di questo nuovo progetto mi prenderò un po di vacanza. Mystic River e Million Dollar Baby sono usciti uno appresso all'altro ma è stata una combinazione. Non sono i ritmi che ho in mente. Fra un film e l'altro voglio avere tempo di andare alla Hawaii o in qualche altro bel posto. Intervista di Francesca Gentile L'UNITA' 06/02/2005 |
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