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NON C'È PACE CON LE MINE |
Ci sono ancora 15 Paesi che producono mine antiuomo, ci sono 30 milioni di mine da bonificare e stati che ancora le disseminano. é urgente lo sminamento e la bonifica dei territori dove in vent'anni la produzione italiana è riuscita a collocare trenta milioni di mine.
Valmara 69, Type 72, M-14, Pmn, Sb-33. Sono alcune delle sigle dei centodiciannove milioni di mine antiuomo disseminate in 70 paesi di aree prevalentemente sottosviluppate.
Mushen, Kawa, Aran, Yassin, Narim, Barzan, Farad, Jamal, Soran, Felah, Ashad. Sono alcuni nomi dei bambini che, per aver calpestato, sfiorato o raccolto quello che sembrava un giocattolo, sono rimasti feriti, mutilati, dilaniati. Un bambino disabile, nel mondo occidentale ha grandi difficoltà a raggiungere una buona qualità della vita. Un bambino disabile, in un paese appena uscito o ancora in guerra, ha di fronte a sé una vita con una speranza ridotta al minimo.
Quelle sigle rappresentano il terrore e la paura. Rappresentano la follia umana e la freddezza con la quale la ricerca, le tecnologie, la produzione sono messe al servizio di obiettivi inconciliabili con la vita.
"Le mine sono armi a vocazione terroristica, congegnate per ferire e mutilare anziché uccidere. Sono usate per rendere inutilizzabili interi territori sottraendoli all'agricoltura e alla pastorizia. Le mine impediscono lo sviluppo dei popoli e rendono impossibile la pace". Questa è una parte del testo di uno dei tanti volantini che la Campagna Italiana per la messa al bando delle mine ha distribuito dall'anno di lancio 1993 e continuerà a distribuire.
Sin dall'inizio gli obiettivi erano di rinunciare alle mine per legge, distruggere gli arsenali italiani, rafforzare l'impegno a favore dello sminamento e della riabilitazione delle vittime, riconvertire le aziende produttrici. La campagna Italiana fa parte della Campagna Internazionale che ha ricevuto nel 1997 il premio Nobel per la Pace. "I risultati raggiunti non sono pochi. Sono stati distrutti circa quindici milioni di mine negli arsenali; solo quindici dei cinquantacinque paesi che producevano mine non hanno ancora interrotto la produzione; l'esportazione di mine è quasi cessata; solo tre paesi non hanno ancora annunciato una moratoria; sono stati attivati molti programmi di sminamento. Ma resta ancora molto da fare..."dice Padre Marcello Storgati di Missione Oggi, uno degli animatori della campagna della quale fanno parte circa cinquanta associazioni, duecento tra comuni e province, gruppi locali, parrocchie, scuole.
Il primo marzo di quest'anno è entrato in vigore il trattato internazionale di Ottawa* contro la produzione, l'utilizzo, lo stoccaggio e il trasferimento delle mine antipersona firmato da 135 nazioni, ratificato, ad oggi, da 67 paesi compresa l'Italia. "Il Senato ha approvato la legge di ratifica l'11 marzo, dopo l'approvazione della Camera del 10 febbraio. Il Senato ha percepito le lacunosità della legge di ratifica, ma non ha voluto modificarla "perché non c'era più tempo", volendo depositare lo strumento di ratifica in tempo utile affinché l'Italia potesse partecipare a pieno titolo alla prima Conferenza di revisione del Trattato, che si è tenuta a Maputo dal 2 al 5 maggio 1999. Sono però stati approvati otto ordini del giorno che impegnano il governo su alcuni temi".
I rilievi erano stati espressi puntualmente dai coordinatori della campagna per non far stravolgere lo spirito del trattato e della legge italiana.
"In particolare non è previsto né quantificato alcun coinvolgimento finanziario né nella ricerca tecnologica né nella bonifica rapida e sistematica dei vasti territori infestati da mine anche di fabbricazione italiana. Inoltre è legittima la partecipazione delle Forze Armate Italiane negli interventi multinazionali all'estero con stati che non hanno firmato il trattato."
Padre Marcello Storgato vive a Brescia. A Castenedolo, pochi chilometri più in là ha sede la Valsella, una delle più grandi aziende, fino a poco tempo fa, produttrici di mine antiuomo. L'Italia insieme alla Russia, agli Stati Uniti e alla Cina è stata uno dei paesi chiave nella produzione e nel commercio di queste armi di distruzione. "Dopo l'approvazione nell'ottobre del '97 della legge per la messa al bando delle mine antiuomo, doveva iniziare un processo di vera riconversione delle aziende italiane e di bonifica dei depositi di mine, compresi quelle delle Forze Armate Italiane. In realtà le aziende italiane avevano stipulato contratti di produzione su licenza con varie fabbriche all'estero."
Se alcuni dei paesi con i quali erano stati stipulati contratti hanno firmato il trattato, altri, come Singapore ed Egitto, non lo hanno ancora fatto e si sono dichiarati espressamente contrari alla messa al bando delle mine. In sostanza è avvenuta una delocalizzazione della produzione italiana, processo comune ad altre produzioni nazionali (ad esempio l'abbigliamento e i prodotti di pelle). La particolarità, se così vogliamo chiamarla, è l'oggetto della produzione: le mine.
Ma ci sono problemi ancora più urgenti. "Esistono stati che continuano a fare uso di mine quali l'Angola, la ex Yugoslavia (Kossovo), lo Sri Lanka, la Colombia, la Somalia, l'Etiopia, l'Eritrea e stati che continuano a produrre mine quali l'Egitto, l'Iran, l'Iraq, il Vietnam, gli Stati Uniti, la Cina e la Russia. è recente la richiesta di cinquanta milioni di dollari, espressa dal Pentagono al Congresso, per mettere a punto un nuovo sistema di mine antipersona denominato Radam. Gli Stati Uniti avrebbero espresso la volontà di aderire al trattato nel 2006, ma intanto agiscono in un'altra direzione."
Ma la questione che continua a rimanere urgente e prioritaria è lo sminamento e la bonifica dei territori dove in 20 anni la produzione italiana è riuscita a "collocare" 30 milioni di mine.
"In Afghanistan si calcola ci siano 860 km2 infestati dalle mine. Ne sono stati sminati circa centocinquanta dall' M.c.p.a.(Mine Clearance Planning Agency). Il costo per lo sminamento di un metro è di 1.300 lire. Resta ancora molto da fare e abbiamo bisogno di fondi" dice Denise della segreteria nazionale della campagna presso Mani Tese a Roma.
LONU ha promosso un progetto "School demining School" (Le scuole sminano le scuole) che consente di raccogliere fondi tra gli studenti e gli insegnanti delle scuole dei paesi "non infestati" per aiutare le squadre di sminamento che lavorano nelle aree intorno a scuole infestate in Mozambico e in Afghanistan. Un dialogo fra gli studenti e gli sminatori, via posta elettronica, contribuisce a far crescere la consapevolezza del problema delle mine.
Altra attività importante a livello internazionale è quella del Landmine Monitor Group, che svolgerà un'attività di ricerca e monitoraggio sull'attuazione e il rispetto del trattato di Ottawa. In Italia il monitoraggio si concentra sulla effettiva distruzione delle mine in dotazione o consegnate all'esercito, sulla riconversione industriale, sulla presenza o utilizzo all'estero dei brevetti o tecnologie italiane, sui progetti di sminamento e di assistenza alle vittime.
I dati, le attività, i problemi legati alle mine antipersona potrebbero sembrare freddi o inutili. Ma, forse, basta leggere qualche pagina dei racconti del chirurgo di Emergency Gino Strada o vedere le foto dei bambini mutilati per provare a cambiare idea.
* La Conferenza strategica di Ottawa.(Canada). Si è svolta dal 3 al 5 ottobre 1996. è stato il governo canadese a organizzarla e convocarla; vi hanno preso parte 50 stati che sono in favore di mettere al bando le mine antipersona, oltre a 8 organizzazioni non governative, tra cui la Campagna Internazionale. è così iniziato un processo nuovo che prende sul serio le ragioni umanitarie e mette a punto le strategie per la messa al bando, la sensibilizzazione, lo sminamento e la riabilitazione delle vittime. 122 stati si sono ritrovati a dicembre 1997 per firmare il trattato di messa al bando. Il 1° marzo 1999 questo trattato è entrato in vigore.
Sta in La pulce per non dormire tranquilli Novembre '99 Numero 6
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