ROMA
- Vannino Chiti, diessino, sottosegretario alla presidenza del
Consiglio per l'editoria è sorpreso. Non si aspettava che
la nuova legge sull'editoria provocasse on'ondata di panico tra
gli utenti di Internet. Utenti che non sanno se devono registrare
il proprio sito, se sono in regola, se devono chiuderlo. E si
affretta a dire: "I siti amatoriali devono stare tranquilli,
per loro non cambia nulla. Questa legge è fatta solo per i
giornali online".
Giornali online, appunto. Qui sta
la confusione di molti utenti: quali sono i siti che fanno
informazione e quali quelli che non la fanno? "La
legge dice che se uno fa un giornale online, è chiaro - e
io dico è giusto perché va a tutela dei giornalisti
e dei cittadini - che abbia una forma di registrazione. Ci deve
essere una garanzia di serietà e di qualità anche
per un giornale online.
Eccole un esempio pratico: un
utente ha un sito Internet in cui dà informazioni su un
settore specifico (dove e quando si svolgono le manifestazioni di
un particolare sport di nicchia). Che cosa deve fare questa
persona? Deve considerare il suo sito un giornale
online? "Innazitutto una premessa. Manca ancora il
regolamento definitivo che dovrà varare l'Autorità
per le garanzie nelle comunicazioni. Ma, naturalmente, se uno apre
un sito personale e ogni tanto mette informazioni di avvenimenti o
manifestazioni, difficilmente questo può essere equiparato
a un giornale".
Eppure il concetto di "prodotto
editoriale" introdotto dalla nuova legge ha sollevato molti
dubbi. Come va inteso allora? "Basta vedere qual è
oggi la natura di un giornale, quali sono i giornali che sono
iscritti al tribunale. Poi va trasferita questa operazione sul
multimediale. Se uno fa una publicazione cartacea, questa richiede
regole di trasparenza e di controllo. Non mi pare che se viene
fatto via Internet non debba avere gli stessi requisiti".
Altro
esempio: ho un sito per i tifosi di una squadra di calcio e mando
in linea le informazioni sulla squadra. Che succede? Faccio o no
informazione? "Se nel suo sito cita le fonti, non ci
sono problemi. In questo caso lei fa opera di ritrasmissione di
notizie che hanno già un riferimento di garanzia. Se invece
periodicamente e in modo continuato ha un rapporto informativo io
sostengo che è giusto registrarsi".
Perché? "Se
si fa un lavoro giornalistico, quei giornalisti devono avere una
tutela giornalistica come lavoratori e come cittadino devo sapere
che quella è un'informazione di qualità.
Che
consiglio pratico può dare a quelli che sono rimasti
spiazzati dalla nuova legge? "Chi si vuole iscrivere
lo può fare nell'albo dei comunicatori (tra l'altro c'è
un vantaggio economico perché scatta il meccanismo del
credito di imposta per i prodotti multimediali ndr).
Altrimenti, può attendere che l'Autorità emetta il
regolamento, dovrebbe essere già stato fatto. E' questione
di giorni".
E se non volessero registrarsi, come
capirebbero se il loro sito è o no fuori legge? "A
livello cartaceo lei avrebbe dubbi su che cosa è un
giornale o che cosa non lo è? Anche su Internet si vede se
è uno scambio di informazioni amatoriali o tra singoli
cittadini. E' chiaro che di questi ultimi non si parla nella
legge".
Quindi invita alla tranquillità? "Questa
legge non è una normativa di Internet. Questa è la
legge di chi sta facendo un giornale online anziché su
carta. Se io faccio un volantino, lo faccio anche dieci, cento,
mille volte, non mi registro, dico solo chi sono. Poi ne rispondo
se ci scrivo sopra qualcosa che costituisce reato. Diverso è
se faccio un giornale. Questa legge, lo ripeto, regola l'attività
editoriale in campo multimediale, di un'impresa (anche di una sola
persona) editoriale". (d.o.)
La
Repubblica (6 aprile 2001)
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