|
BIBLIOTECA
| |
EDICOLA | |
TEATRO | | CINEMA
| | IL
MUSEO | | Il
BAR DI MOE | | LA
CASA DELLA MUSICA |
| LA CASA DELLE TERRE LONTANE |
| LA
STANZA DELLE MANIFESTAZIONI | | | NOSTRI
LUOGHI | | ARSENALE
| |
L'OSTERIA | | LA
GATTERIA | |
IL PORTO DEI RAGAZZI |
ACQUA E DIRITTO INTERNAZIONALE |
MOZIONE CONCERNENTE LE INIZIATIVE PER L'ACCESSO UNIVERSALE ALLE RISORSE IDRICHE
La Camera,
premesso che:
è
necessario promuovere una politica per l'accesso universale
all'acqua, come diritto e non come merce;
dal 1950 ad oggi il
consumo globale di acqua è triplicato ed i suoi sprechi
rispetto al fabbisogno produttivo e vitale sono aumentati del 15.000
per cento (dati Onu);
circa 1 miliardo e 400 milioni di persone
soffrono di una mancanza di risorse idriche per tutto l'anno e altri
600 milioni per almeno 4 mesi all'anno;
il 21 per cento della
popolazione mondiale controlla direttamente o indirettamente il 76
per cento delle risorse idriche dolci utilizzate e ne consuma (e
spreca) il 97 per cento e di questo 76 per cento oltre il 65 per
cento è in mano a soggetti privati;
ogni giorno 6000
bambini muoiono per la mancanza di acqua potabile e, come dice
Elisabeth Dowdeswell, direttrice del programma ambiente dell'Onu,
«sono proprio i soggetti più deboli a non poter accedere
alle fonti idriche, comprese quelle presenti nel paese»; in
proposito, è opportuno ricordare il rapporto 2001 predisposto
dalla convenzione delle Nazioni Unite per combattere la
desertificazione (Unccd), che, richiamando le raccomandazioni per il
summit mondiale per lo sviluppo sostenibile (Wssd), ci
illustra come «l'estirpazione della povertà e le
politiche ambientali devono andare di pari passo. (...) La priorità
è quella di cooperare per uno sviluppo sostenibile delle
comunità che vivono in condizioni di povertà assoluta o
di fame endemica. Spesso si tratta di comunità rurali in aree
desertiche»;
la crisi idrica - legata a condizioni
climatiche specifiche (soprattutto nel Mezzogiorno) e a una pessima
gestione tanto delle risorse quanto del loro riuso - interessa
addirittura sette italiani su dieci tanto al Sud, quanto al Nord e
nelle isole, condizionando pesantemente nello specifico l'economia e
le potenzialità di crescita delle regioni meridionali e
generando una vera e propria sottocultura criminale, fatta di
prepotenze e clientelismo, che mina alla base la stessa idea di
democrazia;
prova di ciò è oggi anche la situazione
siciliana, dove si è raggiunto un livello drammatico di
emergenza per la vita concreta dei cittadini e per la sopravvivenza
di molte attività produttive, soprattutto in agricoltura e nel
settore turistico, e dove il Governo regionale di centro-destra -
coinvolto in uno scontro tutto interno alla propria coalizione per la
nomina dei nuovi commissari - non ha saputo predisporre per tempo gli
interventi necessari, già indicati dal precedente commissario
per le acque il generale Iucci;
l'emergenza idrica che colpisce
il nostro Paese, tanto al Sud quanto al Nord, necessita di interventi
strategici volti a superare una parcellizzazione degli strumenti e
delle singole iniziative in campo, attraverso anche maggiore
trasparenza nell'allocazione e nell'utilizzo delle risorse e
attraverso soprattutto il rispetto e l'attuazione completa della
stessa legge Galli (legge n. 36 del 1994);
occorre superare la
logica, tutta emergenziale, dei tanti (piccoli o grandi) super
commissari e evitare ogni politicizzazione degli interventi, pensati
non per risolvere la crisi idrica ma solo per favorire le regioni
governate dal centro destra, secondo uno spirito di speculazione
elettorale, che ha per di più fatto perdere tempo prezioso per
poter gestire le emergenze: gli avvenimenti in Sicilia stanno
clamorosamente evidenziando ciò (i pozzi privati non sono
stati requisiti per tempo, non si è bloccato lo svuotamento
delle dighe, non sono stati disposti gli allacciamenti e le
adduzioni);
il trasferimento di 200-300 milioni di metri cubi di
acqua all'anno dall'Abruzzo, previsto dalla delibera Cipe n.
121/2001, rappresenta un intervento meramente emergenziale, che non
solo non tiene conto del grande impatto sull'ambiente, sull'economia
e sulla vita civile dell'Abruzzo e non è stato discusso in
nessuna istanza democratica, ma che non prevede approfondimenti
tecnici adeguati, nessuna preventiva messa in efficienza degli
acquedotti esistenti, e quindi rischia di tradursi in sperpero di
denaro, senza dare alcun sollievo reale a chi non ha acqua a
sufficienza;
oggi la vera sfida consiste nell'affrontare alla
radice tanto un'incapacità di manutenzione, rinnovamento,
potenziamento delle infrastrutture di conduzione delle acque, quanto
una mancanza di volontà politica generale per riordinare il
sistema complessivo dei bacini idrici (e relativi bilanci di bacino)
e per avviare una razionalizzazione, una stabilizzazione e un
rilancio delle sorti dei principali acquedotti macroregionali
(superando gli attuali assetti ereditati dalle partecipazioni
pubbliche nell'economia);
vi è un'emergenza ambientale
aperta - relativa anche ai dissesti idrogeologici e alla mancata
depurazione delle acque - che trova nel Governo nazionale un vero e
proprio disinteresse nell'intervenire, tanto per rispondere ad
un'emergenza idrica che ogni anno si ripete, quanto per delineare
soluzioni di medio-lungo periodo;
il piano del Governo (vedasi
delibera Cipe del 21 dicembre 2001) non prevede quasi nulla per
evitare le perdite idriche dagli acquedotti e non prevede nulla per
interventi infrastrutturali più in generale utili: per
esempio, per promuovere la depurazione delle acque nere e per
permetterne il riuso;
i finanziamenti previsti nel decennio per
le reti idriche sono una quota marginale rispetto alle già
relativamente scarse risorse destinate al Mezzogiorno e alle opere
infrastrutturali (circa il 3 per cento del totale, la stessa somma
che l'Ulivo aveva previsto solo per le politiche di settore legate
alla depurazione). Il contesto generale è caratterizzato da
logiche deregolative, di riduzione delle responsabilità
pubbliche, come la stessa delega richiesta dal Governo in materia
ambientale testimonia;
il Governo non ha ancora stanziato risorse
specifiche, né ha attualmente previsto interventi
significativi per combattere l'emergenza idrica. Il nuovo Governo,
più volte sollecitato, non ha dato seguito agli interventi
connessi con il piano di azione nazionale di lotta alla
desertificazione e previsti da due successive delibere Cipe: piano
previsto e finanziato anche nel rispetto della convenzione
internazionale Onu sulla lotta alla siccità ratificata
dall'Italia nel 1997;
al contempo, l'acqua è fonte di vita
insostituibile e deve essere considerata un bene comune appartenente
a tutti gli abitanti del pianeta, oltre ogni distinzione etnica,
religiosa, politica, economica, culturale e sessuale. A nessuno è,
quindi, riconosciuto il diritto, né individualmente né
come gruppo, di usare l'acqua come strumento di oppressione, di
esclusione, di ricatto per lo sviluppo delle comunità e delle
proprie o altrui economie;
l'acqua, da cui dipendono la salute
individuale e collettiva, le attività agricole e industriali,
i servizi, deve essere accessibile a tutti secondo il bisogno, come
diritto inviolabile ed universale. La principale condizione a cui
tale diritto deve essere sottoposto è il dovere di farne un
uso giusto, solidale, nel rispetto della protezione e della qualità
dell'ambiente ed in base ad un principio di eguaglianza tra nord e
sud del mondo, tra aree dello stesso Paese;
in ambito nazionale,
la solidarietà e la cooperazione nell'utilizzo delle risorse
idriche devono essere conseguite attraverso la promozione di un
confronto ampio e partecipato, previsto dalla stessa normativa che
istituisce le intese di programma e i piani di bacino, con una
valutazione attenta delle esigenze tanto dei territori da dove la
risorsa si preleva, tanto dei territori in cui si utilizza;
impegna il Governo:
a promuovere ogni intervento
necessario per la creazione di un'organizzazione internazionale delle
risorse naturali, paritaria (uno Stato, un voto), effettivamente in
grado di intervenire e vincolare gli Stati più restii ad un
vero e proprio piano di redistribuzione delle risorse vitali
(prendendo anche spunto dalle analisi e proposte del Comitato
internazionale per il contratto mondiale sull'acqua, costituito su
iniziativa del gruppo di Lisbona e presieduto da Mario Soares);
a
promuovere in sede internazionale la stipula immediata di un
protocollo internazionale (sull'esempio del protocollo di Kyoto) per
la tutela, l'accesso paritario e la giusta distribuzione delle
risorse idriche mondiali;
a promuovere, tanto in sede comunitaria
quanto presso le organizzazione internazionali di cui è parte,
una campagna di cooperazione internazionale per la promozione di
partenariati attivi tra popolazioni locali e fornitori di know
how, attraverso lo scambio tra comunità del Nord e Sud del
mondo di best-practice per lo sviluppo (o la modernizzazione)
dei sistemi di distribuzione e sanitarizzazione dell'acqua per le
seicento città della Russia, dell'Africa, dell'Asia,
dell'America latina e dei Paesi europei, che avranno più di un
milione di abitanti nell'anno 2020 e i cui acquedotti e sistemi sono
già obsoleti o inadeguati;
a promuovere, tanto in sede
comunitaria quanto presso le organizzazioni internazionali di cui è
parte, una campagna per la lotta contro le fonti di inquinamento
delle acque nelle città del Nord America, Europa occidentale e
Giappone, dove la contaminazione del terreno, sia in superficie che
in profondità, sta diventando più preoccupante e già
oggi rende inutilizzabile il 38 per cento delle risorse idriche
potenzialmente disponibili proprio nei Paesi di origine;
ad
inserire, all'interno degli interventi governativi già
predisposti, gli strumenti e le risorse necessarie per rilanciare una
politica idrica di sistema, anche in raccordo con le stesse regioni
meridionali, avviando un piano di «opere strategiche» per
il rilancio dei depuratori (a partire dai grandi centri con oltre 200
mila persone) e una politica di depurazione delle acque reflue al
fine di usi irrigui e industriali, investendo anche in ricerca ed
innovazione nel campo, per esempio, della desalinizzazione delle
acque marine;
a destinare risorse straordinarie per un intervento
di sistema (almeno il 15 per cento delle risorse complessive previste
dalla legge obiettivo) che possa permettere, da un lato - con la
compartecipazione di realtà locali e soggetti privati -
l'immediata manutenzione delle grandi condotte e la definizione di un
nuovo piano della distribuzione, recuperando così prima
l'acqua perduta o sprecata in luogo di nuove adduzioni, dall'altro
procedere alla pianificazione degli interventi, alla costituzione
delle unità di bacino, dove non ancora esistenti, alla stesura
di piani e bilanci idrici di bacino (con un'attenzione ai livelli
regionali) per l'utilizzo e la misurazione delle disponibilità
e degli utilizzi idrici locali, utilizzando anche strumenti e risorse
nazionali finalizzate alla reale efficacia delle intese istituzionali
di programma ed impegnando le risorse indotte dal sistema dei
programmi operativi regionali, con l'apporto delle regioni;
ad
incentivare presso le regioni a statuto speciale, principalmente per
la Sicilia, la costituzione di autorità uniche per il
coordinamento delle risorse idriche, sostitutive gradualmente dei
tantissimi enti le cui competenze e funzioni sono assai frammentate e
inefficaci;
a promuovere interventi specifici per il rilancio di
alcune grandi condotte idriche e del sistema delle dighe,
specialmente in Sicilia e Sardegna, garantendo una gestione
trasparente degli appalti che eviti infiltrazioni mafiose e della
criminalità organizzata, come tuttora avviene;
a
promuovere concrete iniziative per favorire interventi strutturali in
ambiente urbano finalizzati alla raccolta, in cisterne sotterranee,
delle acque meteoriche (piazze, parcheggi, aree industriali);
a
favorire, sia per le abitazioni private che per ambienti pubblici, la
progettazione, anche attraverso incentivi alla ristrutturazione, di
reti duali di impianti idrici, che differenzino l'uso delle acque
potabili da quelle usate per scopi sanitari, come avviene nei Paesi
del nord Europa;
a promuovere una vera e propria campagna per
l'uso intelligente e solidale delle acque italiane, attraverso la più
ampia informazione e sensibilizzazione dei cittadini, in particolare
i più giovani per l'uso equilibrato delle acque, per la
differenziazione nell'utilizzo di acque potabili e non, per la
diminuzione degli sprechi (l'Italia è al primo posto per i
prelievi per uso domestico con 250 litri al giorno di acqua potabile
per abitante);
ad istituire il 22 marzo (giornata Onu per
celebrare il diritto all'acqua) come specifica giornata di
riflessione e discussione nelle scuole italiane, con programmi
specifici di sensibilizzazione, rivolti sia al corpo docente che agli
alunni e ai loro genitori;
a promuovere un apposito programma
pluriennale rivolto alle università meridionali, al fine di
specializzarne alcune attività di ricerca, specialmente quella
applicata ai consumi produttivi, anche nel tentativo di dare vita ad
un vero e proprio consorzio nazionale delle università del sud
contro le crisi idriche;
a promuovere appositi interventi
legislativi, in collaborazione con le principali organizzazioni di
categoria e con i sindacati maggiormente rappresentati, al fine di
riconoscere da subito lo stato di crisi per le province colpite da
siccità, consentendo l'esonero per gli allevatori della
cosiddetta «fida da pascolo», aumentando l'indennizzo
previsto dalla legge per ogni azienda, annullando i prelievi fiscali
a carico degli agricoltori per l'anno 2002, posticipando il pagamento
di tutte le rate dei crediti agrari in scadenza nell'anno in corso e
prevedendo immediatamente, anche con l'ausilio di mezzi militari,
servizi speciali di approvvigionamento idrico, mobilitando da subito
per la Sicilia la Protezione civile, al fine di garantire
l'approvvigionamento nelle città e nei quartieri residenziali;
ad accelerare e incrementare, in contemporanea con gli interventi
fiscali sovra indicati, la riforma strutturale dei sistemi di
irrigazione intensiva, promuovendo la raccolta multicanale delle
acque in eccesso e per gli allevatori, promovendo interventi di
rivitalizzazione dei pascoli utilizzati, riscoprendo, in generale,
anche antiche tecniche di gestione dell'acqua, già
sperimentate nel passato in diverse realtà meridionali dalla
Puglia, Basilicata, Calabria e Sicilia, pena anche un graduale
aumento delle tariffe (oggi molto basse) di utilizzo dell'acqua;
ad
adottare iniziative, inoltre, alla luce dei costi aggiuntivi
conseguenti alla fase emergenziale che gravano sulle aziende
consortili fornitrici di risorsa idrica per gli indispensabili
sollevamenti delle acque, affinché sia prevista l'applicazione
di tariffe agevolate da parte dell'Enel, o almeno il posticipo dei
pagamenti delle fatture al fine di scongiurare forti squilibri di
bilancio;
a promuovere, secondariamente ad interventi relativi
alla riduzione degli sprechi idrici, una consistente semplificazione
delle procedure per l'autorizzazione di nuovi giacimenti di risorse
idriche, ove la documentazione prodotta sia conforme e completa,
fissando tempi certi ovvero poteri sostitutivi per il rilascio delle
autorizzazioni, e sempre ove non vi sia nessun rischio ambientale per
falde o bacini;
a mobilitare immediatamente le prefetture
meridionali e siciliane, in particolare per colpire eventuali
speculazioni sui prezzi e sulle tariffe dell'acqua;
a dare
seguito alle delibere Cipe relative al piano di azione nazionale per
la lotta alla siccità;
a promuovere, in ambito nazionale,
la solidarietà e la cooperazione nell'utilizzo delle risorse
idriche, attraverso un confronto ampio e partecipato, previsto dalla
stessa normativa che istituisce le intese di programma e i piani di
bacino, con una valutazione attenta delle esigenze tanto dei
territori, da dove la risorsa si preleva, tanto dei territori in cui
si utilizza;
a promuovere ogni intervento nel rispetto di due
principi inderogabili: il principio della perequazione tra territorio
e zone del Paese, tra Nord e Sud d'Italia, e il principio, per cui
tanto l'approvvigionamento delle risorse idriche, quanto la
distribuzione deve avvenire secondo principi, regole, responsabilità
generali di diritto pubblico, secondo l'idea stessa che le
liberalizzazioni e le privatizzazioni non possono mai prescindere
dalla tutela degli interessi dei cittadini e delle stesse comunità
locali.
(1-00073) «Violante, Castagnetti, Boato, Rizzo,
Pecoraro Scanio, Folena, Calzolaio, Buffo, Lolli, Borrelli,
Rossiello, Di Gioia, Lumia, Piglionica, Vigni, Battaglia, Innocenti,
Montecchi, Magnolfi, Ruzzante, Cento, Adduce, Benvenuto, Bersani,
Bogi, Bolognesi, Burlando, Cabras, Capitelli, Chiti, Cordoni, Crisci,
Crucianelli, Finocchiaro, Grandi, Lucà, Lucidi, Melandri,
Minniti, Cima, Ottone, Pennacchi, Rognoni, Sasso, Sereni, Spini,
Turco, Visco, Zani, Abbondanzieri, Agostini, Albonetti, Amici,
Angioni, Bandoli, Bellini, Bettini, Bielli, Bonito, Bova, Buglio,
Caldarola, Carboni, Carli, Cazzaro, Cennamo, Chianale, Chiaromonte,
Bulgarelli, Cialente, Coluccini, D'Alema, Dameri, De Brasi, Alberta
De Simone, Diana, Di Serio D'Antona, Duca, Fassino, Filippeschi,
Fluvi, Fumagalli, Galeazzi, Gambini, Gasperoni, Giacco, Giulietti,
Grignaffini, Grillini, Guerzoni, Kessler, Labate, Leoni, Lulli,
Luongo, Mancini, Manzini, Maran, Paola Mariani, Lion, Raffaella
Mariani, Mariotti, Marone, Martella, Maurandi, Mazzarello, Motta,
Mussi, Nannicini, Nieddu, Nigra, Oliverio, Olivieri, Panattoni,
Petrella, Pinotti, Pisa, Pollastrini, Preda, Quartiani, Raffaldini,
Ranieri, Rava, Nicola Rossi, Rotundo, Rugghia, Sabattini, Sandi,
Sciacca, Buemi, Sedioli, Siniscalchi, Soda, Stramaccioni, Susini,
Tidei, Tocci, Tolotti, Trupia, Michele Ventura, Vianello, Zanotti,
Zunino, Zanella, Loiero, Monaco, De Franciscis, Duilio, Gambale,
Giachetti, Mantini, Molinari, Morgando, Potenza, Santagata, Sinisi,
Stradiotto, Tanoni, Acquarone, Annunziata, Banti, Giovanni Bianchi,
Gerardo Bianco, Enzo Bianco, Bimbi, Bindi, Boccia, Bottino, Bressa,
Burtone, Camo, Carbonella, Cardinale, Carra, Ciani, Colasio,
Cusumano, Delbono, De Mita, Fanfani, Fioroni, Fistarol, Franceschini,
Frigato, Fusillo, Gentiloni Silveri, Iannuzzi, Ladu, Letta, Lettieri,
Santino Adamo Loddo, Tonino Loddo, Lusetti, Maccanico, Marcora,
Marini, Mastella, Mattarella, Mazzuca Poggiolini, Meduri, Merlo,
Micheli, Milana, Mosella, Ostillio, Papini, Parisi, Pasetto, Luigi
Pepe, Pinza, Ceremigna, Piscitello, Pisicchio, Pistelli, Realacci,
Reduzzi, Ruggeri, Ruggieri, Rusconi, Ruta, Rutelli, Soro, Squeglia,
Tuccillo, Vernetti, Villari, Volpini, Villetti, Bellillo, Armando
Cossutta, Maura Cossutta, Diliberto, Franci, Nesi, Pistone, Sgobio,
Vertone».
(27 maggio 2002)
|
|
La difesa degli Stati Uniti: "Siamo i maggiori
contributori, e le sovvenzioni ai nostri agricoltori sono
autorizzate dal Wto"
ROMA - Fiat panis, «Che il pane sia», recita il
motto della Fao nel simbolo del vertice mondiale
sull´alimentazione. Ma il pane, per adesso, non sarà.
E´ bastata una giornata di lavori, e già sembra che
il summit debba sancire solo la delusione del mondo. Anche se
Kofi Annan mette tutta l´energia possibile a dire che «non
c´è più tempo, è ora di passare dalle
parole ai fatti», anche se i pochi leader dell´Occidente
presenti rinnovano l´impegno alla lotta contro la fame, il
pessimismo ieri al palazzo di Caracalla era diffuso. "Cinque
anni dopo", come dice il tema stesso del summit, ovvero a
una distanza di tempo già sufficiente per valutare i
progressi fatti, le promesse solenni del 1996 restano
promesse. |
Vertice Fao: già al lavoro le ong9 giugno 2002
Al Forum, come alla manifestazione di sabato, partecipano attivisti arrivati da tutto il mondo, appartenenti a organizzazioni non governative, movimenti della società civile, associazioni agricole. Sul versante italiano hanno aderito Cgil, Cisl e Uil, i sindacati di base, la rete dei Social forum, Verdi e Rifondazione comunista. I temi in discussione, e quindi i punti centrali del documento, sono quelli classici del movimento contro la globalizzazione liberista. Il concetto centrale è quello della "sovranità alimentare", cioè il diritto dei popoli a definire autonomamente le proprie politiche agricole e di produzione sostenibile. "Avere diritto al cibo - afferma Luca Colombo del comitato italiano del Forum ong - significa avere diritto di accesso alle risorse di base, come acqua e terra". Un altro tema forte è quello della lotta agli organismi geneticamente modificati, partendo da una richiesta di moratoria sulla colture transgeniche, e ai brevetti sulla vita. Alcuni dei problemi sollevati dalle organizzazioni non governative coincidono con quelli sollevati dalla Fao, che da domani, lunedì, cercherà di riportare i leader mondiali al rispetto dell'obiettivo fissato nel 1996: dimezzare la fame nel mondo entro il 2015, un traguardo ancora molto lontano. Ma i "no global" ritengono che la Fao, la maggiore organizzazione dell'Onu per l'alimentazione, sia priva di poteri. L'ha detto chiaramente sabato José Bové, esponente di spicco del movimento: "La Fao non ha nessun potere e per questo siamo noi che dobbiamo restituirle il potere che ora ha il Wto e le altre grandi istituzioni". |
http://www.forumfoodsovereignty.org/
Fao |
|
MOTORI
DI RICERCA | UFFICIO
INFORMAZIONI | LA
POSTA | CHAT
| SMS
gratis | LINK
TO LINK!
|
LA CAPITANERIA DEL PORTO | Mailing
List | Forum | Newsletter | Il
libro degli ospiti | ARCHIVIO
| LA
POESIA DEL FARO|