|
BIBLIOTECA
| EDICOLA
|TEATRO
| CINEMA
| IL
MUSEO | Il
BAR DI MOE | LA
CASA DELLA MUSICA |
LA CASA DELLE TERRE LONTANE |
| LA
STANZA DELLE MANIFESTAZIONI | NOSTRI
LUOGHI | ARSENALE
| L'OSTERIA
| IL
PORTO DEI RAGAZZI | LA
GATTERIA |
Memoria a Senso unico |
||
Con lattacco alle Torri Gemelle è cominciata una nuova era. Bisogna rendersene conto subito cambiando anche i progetti di sviluppo oltre che loperazione dellUnione Europea. Il governo cominci col sospendere Shengen, ripristinando i confini dello Stato e il nostro territorio come Patria. Qualcuno vuol forse sostenere che si sorveglia meglio un Paese che è privo di confini e di dogane?(...)Siamo tutti più poveri perché il colpo dato alleconomia della comunicazione, del turismo, dello scambio non è recuperabile. Ma forse ricominciare a credere in se stessi, nella bellezza della propria storia, nel duro cammino che si presenta a chi vuole essere uomo e non suddito, potrà darci un entusiasmo di cui da lungo tempo non godiamo. Ida Magli, sul Giornale. Invito ad arginare il terrorismo, profondità di chi non banalizza come i pappagalli felici nelle cantilene ai quali tanti politici si aggrappano con lorgoglio daver trovato il punto esclamativo dei senza se e senza ma.
La Magli è unantropologa la cui analisi continua ad intrigare. Propone di ricominciare dalla bellezza della propria storia, storia che tante volte ha scavato, riesaminando protagonisti e universi in apparenza lontani eppure separati dalla nostra realtà da pareti sottili: le ha abbattute per ridiscuterne i messaggi. E poi le donne di due generazioni (non solo donne) ne hanno ammirato intuizioni ed impegno sociale, e la lettura anticonformista del passato sfidando polemiche a volte non accademiche. Lei, non credente, nel saggio Storia laica delle donne religiose lancia unaccusa che scatena temporali: Cristo ha liberato le donne concedendo liniziazione che nel cristianesimo è il battesimo, iniziazione fino a quel momento riservata solo ai maschi; iniziazione che la Chiesa avrebbe vanificato sottomettendole, emarginandole o deportandole in lager femminili. Fino al 400 solo alle monache veniva imposta la clausura. Ai monaci no. Lo stare dalla parte delle donne ha dunque animato attorno a libri e articoli della Magli, la cultura di un femminismo non tranquillo fino al 1996, quando in un saggio di Baldini&Castoldi, Per una rivoluzione italiana la Magli annuncia che femminismo e marxismo sono ormai finiti.
Forse cominciava a finire anche lammirazione per Antonio Di Pietro: lo adorava come magistrato, ha pianto quando gli amici di un Berlusconi dietro le quinte, lo hanno trascinato davanti ai giudici di Brescia. Lo incoraggiava con fax e telefonate. Voleva entrasse in politica per combattere contro il potere che ammorba il nostro Paese. Poi si è
trasferita al Giornale, eppure le sue analisi
ripropongono la stessa inquietudine quando invita a salvare
lEuropa in trincea e a non edulcorare le
nostre fedi religiose, come hanno fatto gli spagnoli, ex
difensori dellonore e che adesso scappano dallIraq
con una vigliaccheria che lascia inebetiti. Ognuno ha diritto alla paura, anche unantropologa la cui analisi si rifugia nelle ansie personali con vuoti di memoria che deformano le conclusioni. Forse perché è una memoria bianca e si confonde con le memorie di milioni di bianchi distratti da affari, benessere, vacanze o tran tran noioso della quotidianità: solo le bestie dell11 settembre li hanno svegliati. E l11 settembre diventa il primo giorno del quarto evo. Come il 12 ottobre 1492, appena Colombo sbarca alle Bahamas. Allimprovviso ciò che è successo prima non conta. E sparisce il ricordo dei protagonisti che solo ieri, fulgore degli anni delle democrazie evolute, hanno scelto le stragi come grimaldello della conquista: mercati, approvvigionamento risorse, argine per frenare i milioni di senza niente ormai senza speranza, quindi pronti a tutto. La seconda
distinzione è tra la strage del fanatismo (individuale o
gruppi dallisteria calcolata) e la lucidità delle
stragi di Stato. Siamo una società frettolosa, tic tac di
telecomandi e telefonini cancellano i fastidi. E la memoria degli
eccidi contemporanei che hanno costretto milioni di persone a non
essere più uomini e a diventare sudditi,
è un fastidio sepolto dallallegria del niente
televisivo. Arriva Pinochet. Nei cento giorni del dopo golpe vengono fucilate 1.830 persone. Nei diciassette anni della dittatura, i delitti diventano 3.197. Fra i primi morti due ragazzi americani. La loro storia è diventata un film, Missing, di Costa Gravas. Scrivevano per piccoli giornali o passavano notizie alle radio di università della California. Quando è stato tolto il segreto, documenti alla mano, la vedova di Charles Horman denuncia Henry Kissinger: dalla sua segreteria è uscito lordine per eliminare due testimoni che avevano visto troppe cose da raccontare negli Stati Uniti. Invano il giudice Guzman convoca Kissinger a Santiago, in quanto persona informata. Nessuna risposta. Per sopravvivere allincubo della dittatura militare, un milione di donne e di uomini di un Paese con undici milioni di abitanti, sceglie lesilio. Dobbiamo considerarli vittime del terrorismo anche se è terrorismo di Stato? O teste calde da eliminare perché dannose alla società delle patrie in divisa? Val la pena ricordare a Ida Magli che i cileni sono bianchi, cattolici osservanti, cultura europea, lavoratori silenziosi e disciplinati. Insomma niente a che vedere con la ciurma dei saladini scansafatiche che minacciano lEuropa impugnando il Corano. Eppure, oggi nessuno considera questi morti e linterminabile sofferenza, tragedie di un terrore senza pietà forse perché organizzato da signori in doppiopetto. Memoria fragile o calcolo di una lontananza che non turba le nostre abitudini? Restiamo in settembre: settembre 1982, Beirut assediata dalle truppe di Sharon. È la prima volta dopo l'agonia di Stalingrado che un esercito industriale soffoca per 72 giorni una grande città dopo aver arato metà paese: 60mila morti, gran parte civili sorpresi nelle case dal blitz. Viene travolto anche un casco blu finlandese: per errore. Attacco disegnato il mese di gennaio e poi rimandato due volte: serviva un pretesto e la stupidità degli hezbollah lha regalato alla macchina da guerra di Sharon. Tre missili piovono sullAlta Galilea uccidendo cinque contadini. La guerra parte. Non furtiva come le ombre Vietcong attorno a Saigon: al mattino i cannoni sparano a vista dalle colline che abbracciano Beirut; al pomeriggio bombardano gli aerei, poi tocca alle navi. Si sperimentano armi nuove, proiettili e pallottole ad implosione: sgretolano in silenzio la capitale araba. Aspirano anziché esplodere. E la gente è prigioniera dentro senza acqua, luce, cibo. Morti sotto le macerie. E per finire in bellezza il massacro di Sabra e Chatila. Con un appoggio disegnato da Sharon, 1.200 persone (versione libanese), 2.000 (versione palestinese) vengono sgozzate in poche ore dai cristiano-maroniti alleati fedeli alle truppe dinvasione. Noi giornalisti siamo lì per caso perché la guerra è ormai finita, Arafat in esilio a Tunisi, ma qualcuno perde il volo e diventa testimone involontario di una mattanza da film dellorrore. Appena a tre ore di aereo dallOlimpico dove ricomincia il campionato di calcio. La rivista Time dedica la copertina allimpresa di Sharon. Il quale si dimette da ministro; qualche mese dopo anche il premier Begin lascia la poltrona. Israele rifiuta il giudizio di una corte internazionale e il generale viene assolto a Gerusalemme. Torna al governo, responsabile dellemigrazione. Comincia il boom delle colonie imposte con forza in Cisgiordania. Per non parlare del Salvador, minuscola repubblica delle banane, unora e mezzo da Miami: 72mila vittime in una guerra non dichiarata, eliminate quasi una per una dalle squadre della morte, ed è qui che la parola desaparecidos diventa la variante dellaltra America ai lager e gulag della vecchia Europa. I consiglieri militari arrivano da San Antonio, Texas, reduci da Vietnam, Cambogia. Lamministrazione Reagan paga (ufficialmente) sei milioni di dollari al giorno alle forze armate salvadoregne impegnate ad annientare linsurrezione comunista. Organizzatori di campagne politiche e pubblicitarie scendono da Washington per strutturare un nuovo partito più presentabile delle lobbies antiquate delle grandi famiglie. Fondatore di Arena è il maggiore DAubuisson. White, ambasciatore di Carter, ne prova la responsabilità di mandante dell'assassinio del vescovo Romero e di altri otto religiosi, ma DAubuisson semina paura e vince e governa sotto lala della Washington repubblicana. Passano gli anni, le ricorrenze si intrecciano: qualche giorno fa, 24 marzo, era l'anniversario della morte del vescovo, e proprio il 24 marzo, Arena, partito che ne ha organizzato lassassinio, festeggia il quarto trionfo elettorale consecutivo al primo turno. Nuovo presidente Tony Saca, 30 anni, imprenditore dei media: radio, Tv e giornali. E i giornali e le Tv che non gli appartengono lo hanno appoggiato con devozione anche perché lagenzia pubblicitaria di Saca domina il mercato e ne condiziona le fortune. Lopposizione resta quasi senza voce, regola apprezzata anche da una certa Italia. Concerti al posto dei comizi. E da Miami arriva Alina Fernandez, 48 anni, figlia ribelle di Fidel Castro. Ha parlato per ore in tutte le Tv e su tutti i giornali ripetendo lo stesso ammonimento: Se vince il centro sinistra farete la fine dei cubani. I loro parenti che abitano negli Stati Uniti possono aiutarli con appena 300 dollari al mese. Fidel impedisce ne mandino di più. A voi toglieranno anche quelli... Semina la stessa angoscia anni fa distribuita dalle squadre della morte. Perché tre quarti del Salvador tira avanti senza un vero lavoro, baracche che abbracciano le città. Vive coi soldi inviati da figli e mariti, due milioni e mezzo di braccia più o meno clandestine in California. Le rimesse sono la seconda voce del prodotto lordo nazionale. Perderle, è la catastrofe che tutti i giornali, le radio e le Tv (di o con Saca) hanno enfatizzato sui loro tamburi. È vero, in fondo si tratta di piccoli meticci, spesso analfabeti ed impossibilitati a riesumare la bellezza della cultura sepolta nelle piramidi Maya. Non vittime laureate come potremmo essere noi. Ma come è successo a cileni, libanesi e palestinesi, massacri di ieri e di oggi, anche in Salvador è ancora proibito dal mercato decidere se diventare «uomini» o rassegnarsi allumiliazione dei sudditi. Comprensibile lapprensione di Ida Magli: questa violenza ci ha raggiunti. E comincia a soffocare. Forse possiamo aiutare i lontani ed aiutarci tra vicini a superare la rassegnazione, non con muri che dividano le patrie o guerre preventive o la corsa impudica agli appalti per ricostruire lIraq allombra di carabinieri volontari. Forse recuperando la memoria. Forse riaggiornando il calendario. Levo di questa paura è cominciato prima dell11 settembre. Maurizio Chierici L'UNITA' 29/03/2004 |
|
UFFICIO
INFORMAZIONI | LA
POSTA | CHAT
| SMS
gratis | LINK
TO LINK!
|
LA CAPITANERIA DEL PORTO | Mailing
List | Forum | Newsletter | Il
libro degli ospiti | ARCHIVIO
| MOTORI
DI RICERCA |