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Due domande a Mr. Bush |
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Bush arriva in Europa il 6 giugno per festeggiare i sessantanni dello sbarco in Normandia. Chissà come sarà lIraq fra un mese. Bush passerà da Roma alla vigilia delle elezioni. Lasciamo perdere i baci e gli abbracci che scioglieranno il più fedele degli alleati, felice per lonore della visita mentre si presenta scherzando alle europee dove non può essere eletto. Gioca col voto della gente quasi fosse unamichevole di calcio: autobeneficenza per divertire gli elettori. Torniamo allospite. Se il presidente della guerra volesse rispondere, le domande sarebbero tante. Ma lincontro con la stampa sembra impossibile. È arrabbiato. I media americani si stanno svegliando dal torpore imposto dopo l11 settembre: contano i morti, mostrano il ritorno delle bare, ricordano le torture che ricordano il Vietnam. Come parlarne nellEuropa nido di vipere irriconoscenti. Il viaggio della memoria annuncia un programma solenne. Discorsi patriottici, appelli contro le forze del male, visita ai cimiteri dove riposano gli americani caduti per liberare il vecchio continente. Lacrobazia sarà questa: mescolare passato e presente nellappello di chi ricorda il sangue versato contro gli stivali di Hitler e Mussolini e, brandendo il ricordo glorioso, invocare riconoscenza come se i soldati che hanno liberato lItalia cinquantacinque anni fa, fossero gli antenati morali dei marines and company di pattuglia nellIraq. Ecco la prima domanda: è possibile imporre la democrazia mettendo in campo non solo esercito, marina ed aviazione, ma appaltando a contractors privati operazioni sporche dalle quali ogni governo prende le distanze? Più di ventimila americani vegliano attorno a Bagdad non con la bandiera stelle-strisce sulla divisa, né lapprovazione del Congresso che di loro non deve saper niente e ciò che sa, più o meno, lo sa dai giornali. I 70 miliardi di dollari del contratto con la Military Professional Resources Incorporated, Dyn Corp, Vinneil, eccetera, resta un capitolo affidato al bilancio del ministero della Difesa. Settanta miliardi, sono appena tre volte meno di quanto spendono 243 milioni di africani (metà popolazione) per mangiare qualcosa in un anno. Sulla Military e le altre compagnie decide, in solitudine, Donald Rumsfeld, teorico delle forze dinvasione leggere. Gli Usa mettono in campo ufficialmente 150 mila uomini: picchetti donore semiclandestini quando tornano avvolti nella bandiera. La gente non deve sapere. Gli altri venti-venticinquemila li noleggia il ministro a trattativa diretta. Da quando Runmsfel è al Pentagono gli affari degli eserciti privati vanno a gonfie vele. E la guerra in Iraq è diventata una benedizione. Perché laumento delle risorse richiesto e concesso alla Difesa dal Congresso dopo l11 settembre, consente a Rumsfeld di moltiplicare gli appalti, reclutando anime morte senza nome. Non sono nessuno e nessuno può fare domande sul loro conto. Si può solo scavare nella complessa architettura finanziaria delle proprietà che hanno messo in piedi truppe semiufficiali ai quali il Pentagono elargisce contratti da capogiro. Non è semplice scoprire chi davvero ne è proprietario: labirinto di paradisi fiscali dove le corporations quotate in Borsa fanno girare i conti. Al di là della trasparenza formale degli ingaggi, anche la sostanza delle missioni resta nellombra. La Vinneil, per esempio: é stata la prima a fornire allarmata regolare Usa le forze necessarie a proteggere re Faud. Limpegno finiva lì, ma contando i morti della prima guerra del Golfo, ci si è accorti che nel fronte sud le perdite più dure erano state della Vinneil, punta di forza in prima linea dellesercito saudita. Rivelazioni filtrate per caso, qualcosa nel sistema doveva esserci inceppato, perché negli eserciti privati ufficialmente non muore nessuno. Non figurano nella contabilità delle vittime; non hanno diritto a funerali di Stato. Non si sa nemmeno dove li mettano sottoterra. Ombre. Pochi hanno intuito quale minaccia alla democrazia veniva da queste ombre agli ordini di un governo che stabilisce modalità e fini dingaggio in base al tornaconto politico, escludendo da ogni decisione elettori e contribuenti che pagano. Limpegno è sempre lo stesso: gli americani attraversano uninterminabile vigilia delle elezioni presidenziali alle quali è doveroso presentarsi agitando la crociata dellIraq democratico o facendo balenare paure acchiappavoti. Lopinione
pubblica italiana non sapeva quasi niente sugli eserciti spectre,
fino a quando è arrivata langoscia dei nostri poveri
brancaleone in ostaggio. Ed é cominciata la
curiosità. Nei primi giorni
dellinvasione, Bush padre sbarcava in Italia a far spesa a
nome della Carlyle della quale era consigliere. Nessuno
gli fa caso: occhi di tutti puntati su Sadam Hussein. Intanto
Bush compra palazzi cartolarizzati, forse una piccola isola,
pagando appena l'un per cento in più del prezzo base.
Affare fatto. La Carlyleè nata nel 1987 rovesciando linsegnamento lasciato dal generale Eishenower, anche lui repubblicano, il giorno in cui consegna a Kennedy la Casa Bianca. Poche parole per mettere in guardia il popolo americano sul pericolo di colossi militari industriali in grado di manipolare lopinione pubblica per arricchire i bilanci con guerre e tensioni. Militarizzare la filosofia sociale può essere un virus pericoloso in grado di distruggere limmagine del paese difensore delle libertà. Allarme del generale che ha riscattato lEuropa, allarme che la Carlyle ha trascurato diventando gigante dal profilo solforoso, come scrive Eric Leser su Le Monde. Deve buona parte dei successi finanziari, e una fama che inquieta, a Frank Carlucci, oggi presidente onorario ma fino lanno scorso stratega di ogni manovra. Carriera Cia fino a diventarne vice direttore, proprio come Bush padre. Reagan lo vuole consigliere alla sicurezza dove ritrova un vecchio compagno di battaglia: Donald Rumsfeld. Carlucci ha un pedigree diplomatico che riporta al curriculum di John Negroponte, prossimo ambasciatore americano a Baghdad. Nel 61 era i numero due in Congo quando la Cia organizza lassassinio di Lumumba. Con inchieste e reportages filmati, negli anni Ottanta la stampa americana lo accusa di traffico d'armi, complotti, massacri e il famoso caso di spionaggio della Wackenuts (società che protegge oleodotti con vigilantes militarizzati ), pasticcio talmente imbarazzante da costringerlo per qualche tempo in ombra. Torna come inevitabile coprotagonista, assieme a Negroponte e Oliver North, nellaffare Irangate: bisognava mandar via i sandinisti dal governo del Nicaragua. Nessun tribunale ha mai aperto uninchiesta su accuse pubbliche tanto pesanti, e Carlucci non si è mai offeso e non ha mai smentito o querelato. Sempre silenzio. Dalla sua poltrona di direttore allarga i panorami della Carlyle. Compra la Bdm, prima società a fornire al Pentagono piccoli eserciti privati. Anche la Halliburton di Cheney, oggi vice presidente di Bush, sta sviluppando il ramo. La Carlyle non smette di espandersi: anche catene di alberghi forse perché unantica strategia Nato ne prevede la trasformazione in caserme in caso di necessità. I Jolly Hotel sono stati programmati con la stessa idea. Si interessa soprattutto industrie dalla tecnologia militare sofisticata: Fiat Avio in Italia, fornitrice di Arianespace, quindi Carlylepuò sedere al tavolo di comando del consiglio missilistico europeo. Rastrella le azioni di Aerospace e comincia a fabbricare i bombardieri B-1 e B-2, oggi al lavoro in Iraq. Si infila nel sistema di ricerche e sviluppo militare britannico diventando azionista della Qinetic . E già che cè compra partecipazione alle France Telecome il vecchio Figaro. Per rispetto alla forma non può mescolare eserciti privati e tecnologie degli armamenti: sotto la presidenza di questo Bush è ormai lundicesima fornitrice del Pentagono. Vende Vineille, fama terribile. Ma a quale compratore non è chiaro. Se le finanze vanno a gonfie vele, la Carlyleha passato un momento difficile attorno all11 settembre. Mentre Bush figlio si scatenava contro Bin Laden, al Ritz Carlton di Washington i cinquecento padroni della Carlylesi riunivano nel tradizionale convegno di ogni semestre. Frank Carlucci dirigeva gli interventi e Bush padre aveva parlato per primo. Ma il meeting viene improvvisamente interrotto. Carlucci si accorge che un socio importante, dal nome insopportabile, è iscritto fra gli oratori: Shafiq Bin Laden. Rappresenta i capitali della famiglia, famiglia del mostro del quale è fratellastro. Troppo imbarazzante alla vigilia della guerra allAfghanistan. E un mese dopo la Carlyle annuncia dessersi liberata della quota di Shafiq Bin Laden. Due domande anche a Berlusconi, per non lasciarlo muto sul palco virtuale della conferenza stampa, se forse si fa. Potrebbe informarsi dallospite amato quanto costano i rambo americani? E fare i conti: se la spesa è la stessa dei nostri soldati in Iraq, pagando la Military Profesional Resources e i suoi fratelli, forse Bush non gli negherà la fettina di appalti anche se facciamo come gli spagnoli. Dovendo evitare la solitudine Usa, meglio la solidarietà dei soldi, spiazzando la sinistra. Ultima curiosità: nel giugno del viaggio Bush i tre ostaggi saranno a casa. Con quale profilo di fronte alla legge italiana? Il governo Berlusconi Uno, 1995, aveva ratificato la convenzione Onu 989. Avverte che chi si schiera armato in difesa di interessi stranieri contro altri stranieri mentre è in corso il conflitto armato di uno stato del quale non é cittadino o residente; chi non fa parte delle forze armate, o non è stato inviato in missione ufficiale, rischia una pena da 2 a 7 anni. Per non smentire il trattato che ci impegna con le Nazioni Unite, dopo abbracci e auguri, il presidente avrebbe lobbligo di far fare qualche domanda. Senza drammatizzare, sorriso da uomo di mondo. Insomma, ragazzi, cosa avete combinato, ma davvero, quando eravate là? Maurizio Chierici L'UNITA' 03/05/2004 |
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