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A proposito di Henry |
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Indignarsi per la violazione dei diritti di umani nel posto sbagliato può scatenare il boomerang di malinconiche risate. Il segretario di stato americano Colin Powell è passato da Santiago per la riunione annuale dell'Oea, organizzazione degli stati americani. Era contento dell'embargo diplomatico e della sospensione di ogni progetto economico dell'Europa verso Cuba: bacchettata per la quattro condanne a morte e la lunga galera dei dissidenti. Siamo disposti ad appoggiare la strategia UE con altrettanto vigore. E' bello essere d'accordo. Non abbiamo mai sopportato la violazione dei diritti umani ed è impossibile, ormai, restare indifferenti di fronte alla brutalità che opprime l'Avana. La gente ha paura: Europa e Stati Uniti faranno in modo di rasserenare le vittime del regime. Non ha voluto spiegare come. Purtroppo lo ha detto a Santiago dove quest'anno si celebra un altro 11 settembre per ricordare più o meno lo stesso numero di vittime falciate dagli sciacalli delle torri gemelle, con la differenza che i morti cileni sono stati scelti uno a uno da militari obbedienti agli ordini e ai soldi di Washington attraverso lo schermo Pinochet. Patrizia Verdugo, scrittrice che ha conquistato premi e lettori anche negli Usa con i libri La carovana della morte e Bucarest 187, sta scrivendo le ultime pagine di un saggio nel quale documenta i milioni di dollari arrivati a giornali, sindacati e partiti contrari al presidente Allende, tra il 1970 e il tragico 11 settembre '73. Più o meno 27 milioni. La prima rata pagata al Mercurio, che è il quotidiano importante, 2 milioni di dollari. Dollari di allora. Le informazioni escono dai documenti declassificati dal presidente Clinton, prima di lasciare che congressisti democratici hanno passato alla Verdugo. Ma non sono soltanto queste carte ad indicare le responsabilità diretta del segretario di stato Henry Kissinger. Il 18 ottobre 1970 il gruppo dei suoi collaboratori più stretti, dal dipartimento di stato solecita la squadra speciale della Cia mandata a Santiago alla ricerca di un generale patriota disposto ad organizzare l'assassinio del generale Renè Schneider, vicino ad Allende, in modo da impedire che il presidente socialista possa governare in modo normale. Nella nota, Kissinger attribuisce la parole a Nixon. Nixon era impaurito dalle crisi che stavano inginocchiando l'Argentina e il dittatore del Paraguay, Stroessner. In Nicaragua Somoza cominciava a traballare, e la prima presa di potere di un marxista riformista come Allende, eletto con normali elezioni, gli facevano immaginare un'America Latina trasformata in un sandwich di colore rosso: da una parte Cuba, dall'altra il Cile, in mezzo gli interessi Usa. Da Santiago gli uomini Cia informano il dipartimento di stato che il patriota potrebbe essere il generale Roberto Viaux legato all'estrema destra di Patria e Libertà. E Viaux si dà daffare con armi, appoggio logistico e tanti soldi che arrivano da Washington. Pasticcia un po' e per due volte la sua squadra sbaglia il colpo. A questo punto Kissinger si spaventa. Vuol lasciar perdere, ma ecco la buona notizia: il generale Schneider è stato ucciso. Sul tavolo dal giudice Jaime Guzman, conservatore profondamente cattolico e ligio al dovere (ha tolto l'immunità a Pinochet sfidando la buona borghesia alla quale appartiene) vi sono altre carte. Negli ultimi sei mesi Guzman ha convocato Kissinger a Santiago in qualità di persona informata. Pensava a una procedura rapida e indolore, vista la civiltà di due paesi legati dal trattato di libero scambio. Voleva siolo sapere di più. Tre ordinanze. L'ambasciata americana, il dipartimento di stato di Colin Powell e lo stesso Kissinger non hanno mai risposto. L'elenco dei casi che Guzman vorrebbe chiarire è lunghissimo, ma è soprattutto un episodio a imbarazzare la diplomazia Usa: la sparizione di Charles Horman e Frank Tereggi subito dopo la morte di Allende. Erano due vecchi compagni di università scesi dagli stati Uniti in Cile per capire cosa avrebbe fatto il primo presidente marxista voluto dalla gente. Scomparsi durante il golpe: dove? La madre e il padre di Charles Horman erano arrivati a Santiago con la raccomandazione di un senatore democratico. Popper, ambasciatore Usa, li ha premurosamente guidati nel labirinto delle gentilezze degli ufficiali di Pinochet. Sono ripartiti con tanti sospetti e un verdetto che annunciava la morte dei ragazzi uccisi da estremisti comunisti. Charles aveva una moglie. Anche la moglie non si è arresa. Ha continuato a scavare per 30 anni. Intanto il regista Costas Gravas girava il film Missing, protagonisti Jack Lemmon e Sissy Spacek. Commozione, qualche protesta ma i segreti sembravano blindati. E il dipartimento di stato resta impenetrabile fino a quando Clinton decide di non condividere le strategie di dominio delle vecchie amministrazioni repubblicane alla cui filosofia si aggrappa come un poppante il Bush di oggi. Clinton fa uscire i primi documenti e congressisti democratici se ne procurano altri. La testimonianza di Rafael Gonzales, ufficiale dei servizi segreti cileni, scappato a Washington dopo il ritorno in Cile della democrazia, fa sapere che dieci giorni dopo i ragazzi erano vivi: li ha visti nell'anticamera del suo capo, generale Augusto Lutz, un occhio nero, ma niente di grave anche se Gonzales era informato della fine che li aspettava. Gli agenti Usa dell'ambasciata avevano deciso: impossibile lasciarli tornare negli stati Uniti. Avevano vissuto la prigionia nello stadio trasformato in lager; erano stati trascinati da carabineros ai quali si mescolavano qualche italiano e due americani. Avevano assistito a torture e fucilazioni. Troppo pericoloso lasciarli raccontare. I campus di ogni università Usa sarebbero scoppiati. E il generale Lutz li fa sparire, cercando, poi, di capitalizzare il favore pensando alla carriera. Insomma, ricattava Pinochet con questa patata bollente. Ma non succede niente, tutti gli passano davanti. Due mesi dopo viene trasferito a Punta Arenas, terra del Fuoco, comandante militare che non comanda perché lo accompagna l'ombra del generale Manuell Contreras, capo della Dina, servizi di repressione di Pinochet. Appena arrivato si sente male: muore all'ospedale dell'esercito. La moglie e le due figlie non riescono a parlargli, nemmeno al telefono. Né possono vederne il corpo. Qualche tempo fa Olga Lutz, la figlia che vive a Madrid, presenta a Santiago un libro di memorie: Anni di vento sporco. Racconta chi davvero comandava in quel Cile e da chi riceveva gli ordini Pinochet. Mentre Colin Powell declamava in tv la difesa dei diritti umani, un avvocato cileno ha sorriso: E' proprio bravo: sembra che parli con il cuore in mano. Mi aveva quasi convinto quando al Consiglio di Sicurezza dell'Onu sosteneva di aver le prove documentate delle armi di distruzione di massa con le quali Saddam Hussein stava per distruggere il mondo.... Solo una vecchia abitudine dell'America che comanda: sottolineare i peccati di chi non è d'accordo, dimenticando gli orrori che si consumano sotto le belle parole. Un esempio. Mai come in questi mesi il Guatemala ripiomba nel terrore delle squadre militari. Hanno ricominciato ad uccidere. E le forze armate sparano sulla folla che protesta contro l'ex dittatore Rios Montt. Mentre, nella commozione, si portavano alla luce i resti di 68 contadini fatti sparire dalle bande in divisa del generale, il generale va a fare un comizio nello stesso villaggio. E' in campagna elettorale. Ha voglia di tornare a governare il paese, rincorsa con qualche difficoltà, ma il peso delle condanne internazionali per genocidio viene attenuato dall'appoggio della destra cristiana nordamericana. Le Sette, le loro radio e le prediche dei santoni della Chiesa del Verbo della quale Rios Montt è una specie di vescovo, fanno preghiere per il suo ritorno. Del resto i militari latini non sono solo signori dagli occhiali neri e denti d'oro. Il profilo è più complicato. In Guatemala (come in Cile, Brasile, ovunque) gestiscono fabbriche, immensi patrimoni immobiliari, latifondi, banche. Armi e formazione dipendono dagli stati uniti, così come i presidenti che il Guatemala sfoglia uno dopo l'altro. Cambiano i nomi, non la sudditanza assoluta verso il grande vicino. Clinton ha chiesto scusa per i 200mila contadini uccisi mentre Washington faceva finta di non vedere. Ma erano gli anni della distensione. Sono finiti. Ricominciano i giorni della mano dura. Forse Colin Powell non lo sa e i giornali italiani non ne sono stati informati, ecco perché si arrabbiano soltanto con Castro quando Fidel rimpicciolisce l'Avana imitando Bossi negli insulti di piazza. Maurizio Chierici L'UNITA' 16/06/2003 |
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