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Quando Arrivano Dove li Mettiamo? |
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Non possono vivere
nel niente. Fra un po i più giovani si metteranno in
viaggio. Noi li aspettiamo, ma come? Non potendo dar la colpa del
disastro a qualcuno, nessuno ha voglia di riconoscersi impotente
appena la natura imbizzarrisce. E un po' ne soffriamo consapevoli
che la supponenza è ridicola. Anche l'orgoglio della
scienza che attraversa l'universo con le sue caravelle,
regredisce in un'infanzia dai troppi misteri. Sappiamo perché,
ma non sappiamo come alzare una mano per fermare ciò che
travolge. Loro ci guardano e noi li guardiamo con la malinconia
di questi pensieri. Quanto tempo resisterà la commozione?
Il tempo delle vacanze, delle scuole chiuse, del Parlamento che
tace, del campionato congelato dal Natale ma giovedì
ritorna, mentre la Parigi-Dakar è già partita. Il
tempo dei saldi che andranno così, così. Il tempo
che allunga la fila dei nuovi ticket, nuove imposte, caro treno,
cara autostrada, caro immondizie, bollette luce alle stelle e i
mugugni del fine mese dalle tasche vuote. D'accordo: cinque
milioni di affamati senza un tetto di paglia, diciotto milioni di
poveri assoluti, trentasette milioni di poveri relativi,
forse vivi, forse moribondi ma neanche un angolo dove piegare la
testa, è chiaro che inteneriscono fino alle lacrime, ma
anche noi non scherziamo coi pensieri. I giorni di festa agitano
i cuori della solidarietà eppure non possiamo restare
emozionati in eterno. Abbiamo diritto a una vita senza fantasmi.
Verso l'obolo, pago l'sms, marcio con le fiaccole, abbraccio i
reduci bianchi della vacanza sfortunata e ricomincio come prima.
La filosofia che il nuovo anno ha subito annunciato è il
ballare in piazza per non dimenticare. Autorizza i
cotillons della felicità ma negli intervalli bisognava
almeno ricordare. Solo la Borsa si conferma un sintomo obiettivo.
Non oscilla con la violenza del maremoto. Solo il tic tac di
fibrillazioni leggere nei mercati a ridosso dell'epicentro
dell'onda-mostro: zero virgola qualcosa in meno. Limatura da
niente che sembra irreale se dimentichiamo che gli straccioni
infangati non sono quotati a Wall Street, aria fritta qualsiasi
mentre Europa e America accolgono con ottimismo le fantastiche
prospettive dall'Apocalisse 2004. Perché ogni catastrofe
rallegra il mercato. Finita la guerra contro Hitler e Mussolini,
il piano Marshall nutre le macerie dell'Europa facendo volare
l'economia Usa che le bombe avevano aiutato a prosperare. E la
nobiltà economica che guida per quasi due secoli il
Portogallo, si forma nella ricostruzione della Lisbona distrutta
dal terremoto, 1755. Nasce una capitale moderna con un
capitalismo che si libera dall'ingessatura della monarchia per
inventare la modernità borghese. I segni della Bibbia
confermano che le tragedie giganti inaugurano nuovi umanesimi,
rovesciando la storia. Il maremoto che spalanca il mar Rosso
permette la fuga verso la terra promessa di chi insegue una
speranza alla quale ancora si aggrappano ebrei, cristiani e
mussulmani, ma nella società dei mercati globalizzati il
maremoto di otto giorni fa può modulare i milioni di
dollari raccolti dal buon cuore del mondo, in alberghi vacanze,
ristoranti, grandi magazzini o capannoni di fabbriche con mano
d'opera pagata niente. E controllori che parlano lingue straniere
alle quali la dolcezza dei sopravvissuti dovrà obbedienza.
Nessun stravolgimento epocale. Tutto qui. Se il Giappone guida la
classifica dei generosi, proviamo immaginare quali compagnie
immobiliari saranno incaricate di ricostruite le città
distrutte. Dopo ogni finimondo gli elemosinieri si ritrovano più
ricchi. Cifre rotonde consolano i disastri, rimettono in piedi le
civiltà: vanno e vengono nella finzione di investimenti
che mai si muovono dalla stessa banca. Lontano dall'immondizia
delle spiagge sono ricominciate le partite a scacchi per
segmentare le zone di influenza. La Borsa non considera il
passato, pensa solo al futuro. Ecco perché l'India che
vuole diventare potenza regionale, rifiuta gli aiuti
internazionali e soccorre i paesi attorno negando di aver
trascurato le vittime dell'onda che ha raggiunto le sue spiagge.
Per non perdere dignità con Cina e Giappone. Maurizio Chierici L'UNITA' 03/01/2005 |
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