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La Moratti e la lingua di Einstein |
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Un grande vecchio tira fuori la lingua nei poster del 68: è il profeta che ha cambiato lalfabeto delluniverso. Adesso i poster sono finiti, ma i nuovi ragazzi sanno chi è? Il centenario della scoperta della relatività, annus mirabilis 1905, poteva essere loccasione per rianimare la memoria di Albert Einstein oltre il perimetro degli addetti ai lavori: non solo docenti, ricercatori, studenti, ma anche i ragazzi lontani dalle cattedre della scienza. LEuropa fa coincidere la celebrazione con i dodici mesi che lUnesco dedica alla fisica: Spagna, Inghilterra, Zurigo e Bruxelles, e poi Giappone e Stati Uniti, insomma, tutti, organizzano seminari sollecitati dai ministeri dei loro Paesi. E a
Parigi otto premi Nobel e 500 scienziati santificano i cento anni
della relatività partendo dalla gran fisica
con la quale Einstein ha inaugurato il 900. Li ascoltano
mille studenti tra i 18 e i 21 anni. Da Le Monde a El
Pais le pagine della rievocazione fanno l'elenco degli
avvenimenti programmati per ricordare non solo loccasione
del secolo ma i 50 anni della morte di chi ha cambiato la nostra
cultura. Non parole e lapidi, ma analisi che sfuggono la
sterilità della retorica per guardare il futuro. In Italia
il futuro della ricerca ha le tasche vuote, studiosi abbandonati
al loro destino, e sullEinstein da ricordare il silenzio
ufficiale diventa insopportabile. Università e qualche
fondazione vanno per loro conto, buona volontà e miracoli
malgrado i pochi mezzi a disposizione. Il 18 novembre 2004 il
ministero dellIstruzione, dellUniversità e
della Ricerca ha comunicato che la quindicesima settimana della
Cultura Scientifica e della Tecnologia era fissata tra il 14 e il
20 marzo 2005 con i sottoindicati temi: grandi scoperte
della fisica nel ventesimo secolo; centralità dellacqua;
energia alla base delle moderne società industriali; nuove
prevenzioni e nuove terapie per la salute; dallo spazio
straordinario informazioni sulla Terra e sulla sua collocazione
nellUniverso. Prontuario zibaldone di un meeting fine
Ottocento, Jules Verne in agguato con le sue avventure. Neanche
una riga sul vecchio dalla lingua fuori che ha cambiato le
regole. E neanche una parola del vice ministro Possa quando il 31
gennaio inaugura lanno accademico alla Bicocca di Milano
annunciando che il ministro Moratti è dispiaciuta,
ma non può essere presente per un improvviso impegno.
Margherita Hack non lima lironia: Si figuri se quelli
sanno chi è Einstein.... E Roberto Fieschi,
professore emerito di fisica, non nasconde lamarezza: Due
anni fa mi trovavo a Madrid per discutere coi partner spagnoli di
un progetto finanziato dallUe, programma Science and
Society: lUnione Europea lanciava la settimana dedicata
alla scienza e alla tecnologia. I professori spagnoli mi hanno
dato un libretto che raccoglieva le iniziative in corso a Madrid.
Centinaia di conferenze, mostre, contatti con le scuole. Sono
rimasto ammirato, ma mi sono vergognato. In Italia non cera
niente. Nessuna informazione da parte di ministeri, accademie,
provveditorati. Solo qualche iniziativa di pochi gruppi coinvolti
nei programmi Ue e il Festival della Scienza di Genova. Adesso,
il silenzio su Einstein.... Che amava il nostro paese i cui
governi lo hanno trattato sempre un po così.
Mussolini se ne è liberato con un gioco di parole che
nascondeva altri pensieri: troppo ebreo per poter essere gentili.
Anche la signora Moratti e i suoi camerlenghi non hanno tempo per
quel vecchio spettinato con tutti i problemi che agitano le
scuole.
Come faccio a conoscerlo?, chiede Adriana. Deve andare in stazione ad accoglierlo. Gli mostrano la foto, piccola e senza occhiali apparsa su un giornale. Con due amici si apposta lungo il treno che arriva da Milano. Uno davanti al vagone di prima classe, Adriana sotto i predellini della seconda; Einstein smonta dalla terza classe assieme a un ragazzo di quindici anni, figlio del primo matrimonio. Il padre gli ha regalato il primo viaggio in Italia. Durante il pranzo Einstein, il professor Federigo e Levi Civita continuano a parlare nel silenzio dei ragazzi e delle mogli. Ogni tanto lospite allunga gli occhi verso la signora Levi Civita, allieva giovane ed avvenente di nome Illibera della quale il professore si era innamorato. Poi mio padre, Levi Civita ed Einstein escono per una passeggiata.... Non riescono a mettersi d'accordo. Discutono, si animano. Il professor Federigo segna la polvere col bastone per rappresentare le sue teorie. Einstein risponde scrivendo sulla stessa polvere le formule che gli danno ragione. ll premio Nobel ed Enriques si scrivono lettere e lettere mentre lEuropa cambia e i brividi del razzismo impauriscono la Germania. Enriques gli offre rifugio in Italia, insegnamento a contratto all'università di Roma. Nella nostra casa di via Sardegna siamo contenti quando arriva la sua lettera da Berlino. La aspettiamo.... È il 1923. Nella stessa casa, a pianterreno, abitano anche i Levi Civita. Caro professor Einstein, lei starà bene assieme a noi.... Invece il postino porta la risposta inattesa: La sua lettera mi ha profondamente commosso e sinceramente le confesso che preferirei lei e la società Levi Civita ai colleghi di qui. Nonostante vi sia molto antisemitismo per il momento non ne soffro. Al contrario: lantisemitismo costringe alla prudenza e fa si che certe persone mi importunino meno di quanto farebbero in condizioni normali. Alla mia età non è semplice cambiare ambiente. Manca l'elasticità per amalgamarsi nel nuovo. Per questi motivi, nonostante i sentimenti di riconoscenza, e simpatia che nutro nei confronti Suoi e del Suo paese, sempre amato in modo particolare, non è possibile accettare l'affettuosa proposta. Ma se in futuro l'inasprimento della situazione mi costringesse a dover abbandonare il mio nido, mi rivolgerò a lei con gioia e piena fiducia. Suo Albert Einstein. Il momento arriva dieci anni dopo. A Berlino dilaga lantisemitismo, Hitler è in marcia verso il potere e Einstein scrive chiedendo di venire in Italia, è il racconto di Adriana Enriques. Papà chiede aiuto a mio zio, Isaia Levi, molto vicino a Mussolini: ha inventato la penna Aurora, icona che segna il costume degli anni quaranta. Mussolini riceve mio padre: No, professore, risponde. Non sono antisemita, ma perché importare uno scienziato di fuori quando abbiamo tanti scienziati da appoggiare in Italia?. Ipocrisia per ricattare sentimentalmente la nostra famiglia. Perché mio fratello Giovanni era iscritto a ingegneria, e i suoi amici Emilio Segre ed Ettore Majorana passano a fisica e portano in casa i ragazzi di via Panisperna: Fermi, Amaldi. Mussolini lo sa e mette il professore con le spalle al muro per non dispiacere al signore che marcia a Berlino alla testa delle camice brune. La risposta del professor Enriques ad Einstein non nasconde l'amarezza della sconfitta: Se fosse venuto prima, chissà.... Sono passati settantanni; anche i ministri della repubblica mantengono le distanze. La scoperta di Einstein va ricordata, ma senza esagerare. Ognuno si arrangi come può.
Maurizio Chierici L'UNITA' 13/02/2005 |
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