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La famiglia Pinochet, molti affari nessun rimorso |
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Allende è la vittima, ma come dimenticare il burattino che lo ha costretto a morire? Non è un fantasma: nome e cognome, Augusto Pinochet. Ariel Dorfman, autore cileno di La morte e le fanciulle gli ha dedicato un libro altrettanto bello Exircing Terror apparso negli Stati Uniti dove vive. Ma intriga il titolo italiano di Marco Tropea: L'autunno del generale. Strano autunno a giudicare da un altro libro, Gli assassini sono matti? di Eduardo Contreras, avvocato che non è riuscito a discutere in tribunale le prove delle 38 denunce contro Pinochet. Documentate e pesanti. Il procuratore Guzman le ha studiate per due anni. Ne è uscito rattristato: sembra colpevole, lo deciderà la corte, ed ha firmato il rinvio a giudizio. Ma una perizia ambigua (Contreras la ritiene scandalosa) salva il generale dall'oltraggio della condanna. Demenza senile: non può intendere, né volere, rifugio che umilia l'arroganza di chi ha ordinato la repressione, più di 3 mila morti. Ecco perché alla vigilia dell'anniversario del golpe e del suicidio di Allende, la famiglia Pinochet disperde sorrisi rassicuranti. Si vergogna nell'aver trasformato in matto il loro padre della patria. Come sta papà? Lo guardi. Mai stato così bene: Augusto Pinochet junior risponde durante l'inaugurazione di un salone Mercedes. Nel cerchio di signore che avvampano di piacere, il generale racconta qualcosa. Ridono felici dopo la sua ultima parola. Lui sorride ringraziando con inchini legnoso. Mangia ostriche e beve psico sour, ma prima del baciamano di congedo, chiede whisky e lo sceglie con la pigrizia di un esperto che non ama farsi imbrogliare. Alza quel dito che faceva tremare. Il cameriere versa. Moglie invece ringhiosa. Durante una sfilata di moda organizzata per beneficenza dalla fondazione Cema Chile, dona Lucia non si dà pace quando una giornalista le domanda cosa pensa delle cerimonie che si preparano per commemorare Allende: Una specie di beautiful, che vergogna.... Ma l'avvenimento che la ferisce è l'annuncio del presidente Lagos: vuol riaprire la porta della Moneda in via Morandè 8. Porta invisibile dalla quale sono usciti, mani che tremavano sopra le testa, ministri, funzionari, impiegati del palazzo presidenziale: gli aerei stavano bombardando. I carabinieri aspettavano fucili spianati. Lo hanno obbligati a stendersi a terra, faccia nel fango di macerie e pioggia. Immagine da cancellare e il dittatore l'ha cancellata murando l'ingresso anche per non rianimare il turbamento dei funzionari e dei politici che prima o poi la democrazia avrebbe riportato alla Moneda. Dalla stessa porta sono scappate Isabel e Tati Allende, figlie rimaste accanto al padre fino a quando con una carezza le ha spinte fuori. Augusto Pinochet junior, primogenito ingegnere, militare di carriera, ha scelto la pensione: interpreta la continuità della famiglia nel grigiore di un piccolo uomo d'affari. Ma non è piccolo. Nel salone della Fondazione Pinochet, sotto gli occhi del padre, gigante in divisa, immensa tela che lo rappresenta dio della guerra, il figlio si amareggia per le voci false e accuse inaudite che la sinistra continua a spargere sulla nobiltà del mio Presidente. Gli deve molto, anche in contanti. A dire il vero Augusto junior si è allargato anche da solo: il suo nome popolare è Pinocheque. Non nasconde l'irritazione: Sono bravi ad inventare scandali che non esistono, e racconta di aver sempre rispettato la legge. Viene fuori una storia che cambia l'immagine dei militari occhiali neri e pugno da caserma. Quando Pinochet padre era al potere stabilisce che il 10% della vendita del rame fosse divisa tra esercito, marina, aviazione, carabinieri e polizia. Sono le miniere più ricche del mondo. Il bilancio delle alte uniformi è segreto: non devono rispondere anche del budget assegnato dallo stato. A differenza di Guatemala e dell'Argentina di vent'anni fa, le forze armate cilene non sono proprietarie di banche né trafficano nel mercato finanziario, ma gestiscono holding militari dalle dimensioni rispettabili. Organizzano la fiera mondiale delle navi da guerra a Valparaiso. Manager che sanno mettere da parte orgoglio e patriottismo quando i contratti ne valgono la pena. Augusto junior continua il lamento: Mentre mio padre era prigioniero a Londra, militari e politici chiudevano il contratto per l'acquisto di navi invisibili e sottomarini fabbricati da spagnoli, francesi e inglesi. Erano i carcerieri di papà, ma non mi scandalizzavo. Il mercato ha le sue regole, le ho sempre rispettate. E' un rispetto protetto con la devozione dovuta al potere. Il padre aveva nominato Augusto junior intermediario per gli acquisti e la vendita di materiale bellico. Doveva rispondere solo al comandante supremo: augusto Pinochet senior. Il quale poteva riferire unicamente al capo di stato: sempre lui. L'ingegnere incassa mediazioni faraoniche, e quando torna la democrazia che fa spulciare i bilanci militari da quattro sottosegretari, uno per ogni arma, viene sorpreso con le mani nel sacco. Ha mediato nell'acquisto di un'industria civile di trafilati metallici rivenduta all'esercito che l'ha trasformata in fabbrica d'armi. Non ha pagato le tasse come la vecchia legge autorizzava a tutela del segreto militare, ma la vecchia legge è abrogata e la distrazione costa cara. Non arrestato, ma denunciato per tangenti. Nell'ultimo processo, tre mesi fa esportazione in Bolivia di dieci auto rubate ancora una volta non si presenta in tribunale. Per gravi impegni personali, scusa degli avvocati che lo difendono e che i tribunali sempre accolgono. La Corte Suprema dissolve per abitudine le intemperie che infastidiscono il figlio del padre della patria. Le ombre sono più imbarazzanti, mai smentite malgrado il Clarin argentino abbia dedicato tre pagine al libro La sottile riga bianca, inchiesta di due giornalisti, uno dei quali ha preferito non firmare: vive a Santiago, non si sa mai. Racconta come il Cile della dittatura abbia fabbricato missili e granate da consegnare, per conto di Washington, a Saddam Hussein: anni della guerra Iraq-Iran, trasporti che rappresentano la metà del girotondo Irangate. Gli Hercules di Santiago facevano rigorosamente scalo a Beirut. Scaricavano due container e al ritorno li riprendevano. Non si è saputo cosa contenessero fino a quando l'amministrazione Clinton ha dissecretato un rapporto Cia sul figlio di Pinochet. Con le armi viaggiava la cosa; il viaggio di ritorno contemplava hashish. Per controllarne di persona la distribuzione nelle Americhe, Augusto junior è diventato presidente di una compagnia aerea che la Cia definisce Coca Air. E si fa nominare vice console del Cile a los Angeles. Un funzionario ha la sfortuna di aprire un cassetto: non avrebbe dovuto. Si impaurisce, ma con la dedizione prussiana di ogni burocrate cileno, fa rapporto al ministero di Santiago. Il giorno dopo viene trasferito a Panama dove si toglie la vita. Il finto suicidio di Raimundo Barrios Ramirez viene mascherato così male che perfino la polizia panamense rifiuta di accettarlo. Se Augusto junior preferisce non parlare dei giorni del golpe, Marcos Antonio, figlio piccolo (omone con la faccia paffuta della madre) si arrabbia per una trasmissione della Tv Nazionale dedicata al libro Fernando Matthei, mio testimone. Il generale Matthei, membro della Giunta Militare presieduta da Sua Eccellenza, è involontariamente responsabile del ritorno alla democrazia. Quando gli Usa impongono a Pinochet il referendum, primo e ultimo, sorrideva il generale il quale aveva bene organizzato il voto, chiuse le urne i risultati tardano ad arrivare. Il regime aveva annunciato la risposta fulminea del computer, ma la risposta non arriva. Quindici ore dopo non si sa niente. Né conteggi, né proiezioni. Gemma Contreras, giornalista di Radio Cooperativa, va incontro a Matthei nel corridoio della Moneda: sta uscendo da un consiglio di governo: La vedo stanco, generale. Più che stanco, arrabbiato. Come faccio ad essere contento se stiamo perdendo.... La Contreras aveva il microfono acceso, una diretta. In un lampo la notizia attraversa il paese. Gente in piazza. Qualche prete suona le campane. Pinochet sta prendendo tempo per organizzare l'annullamento della consultazione con la scusa di un attentato, tanti morti, panico e coprifuoco perché la sconfitta avrebbe imposto elezioni democratiche. Oggi Matthei lo confessa: Sua Eccellenza ripeteva: può essere pericoloso. I comunisti sono capaci di tutto. Il disamore con Pinochet risale a quell'88 per la sciagurata ammissione della débacle. Ma, una volta tanto, il dittatore aveva ragione a veder nero. Anche la vita di Marcos Antonio Pinochet non è trasparente. Proprietario di discoteche, è protagonista di una dolce vita dall'ambiguità misteriosa. Socio nell'importazione di strani motori usati con Edgar Batich, padre siriano e cugino di Monzar El Assad, alauita non slegato dal terrorismo. Trafficante che la spunta sempre. Droga e armi lo proteggono. Malgrado l'affanno del giudice Garzon, vive una libertà condizionata comoda a Marbella, dopo aver pagato la più alta cauzione della storia giudiziaria spagnola. Tranquillo il ménage delle figlie del potere. Lucia, la maggiore, ha sposato l'avvocato Roberto Thielme, gerarca dell'ala intransigente di Patria e Libertà, organizzazione che la Casa Bianca di Nixon e Kissinger aveva coinvolto nell'assassinio del generale Schneider, capo dell'esercito e rispettoso della Costituzione. Aveva promesso lealtà al nuovo presidente Allende: 1970. Guida Patria e Libertà l'amico quasi fratello di Thielme: Pablo Rodriguez Grez. La loro divisa era una camicia bruna, la loro bandiera una svastica appena truccata. E' stato Rodriguez Grez a difendere Pinochet strappando la diagnosi di demenza senile. Gli anni della dittatura lo hanno visto crescere in fama e ricchezza. E' ancora l'avvocato più influente del paese. Jaqueline Pinochet è la figlia piccola. Trent'anni fa festeggiava il compleanno due giorni prima del golpe mentre, nella stanza accanto, il padre aderiva alla rivolta imprimendo sul documento dei golpisti il sigillo di capo di stato maggiore. Con solennità, passando il timbro sul tampone d'inchiostro ed esitando, per far sospirare gli altri rivoltosi, prima di appoggiarlo al foglio della cospirazione. Jaqueline è la bella di famiglia: 40 anni e nove figli. Quando ho osservato che nove figli vogliono forse dire un marito egoista, ha risposto allegramente: Ma sono figli di tre mariti diversi... Com'è possibile, se in Cile il divorzio è proibito e neanche il presidente Lagos è riuscito a normalizzare la famiglia dei tre ragazzi nati dall'unione con una compagna con la quale vive da trent'anni? Jaqueline continua a sorridere: Io mi chiamo Pinochet. Maurizio Chierici L'UNITA' 09/09/2003 |
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