Non vale niente, o vale ben
poco, la confessione del torturato. Dai tempi della Santa
Inquisizione si sa che non sono credibili, o sono ben poco
credibili, le informazioni e le confessioni strappate sotto
tortura, per la semplice ragione che il dolore fa di chiunque un
grande romanziere. Al contrario, il sistema del potere confessa
la sua vera identità attraverso le torture che infligge.
Nelle camere del tormento, coloro che comandano si tolgono la
maschera.
Così accade in Iraq, ad esempio. Per
impadronirsi dell'Iraq, nonostante gli iracheni e contro gli
iracheni, le truppe di occupazione agiscono con realismo:
predicano la democrazia e la libertà e praticano la
tortura e il crimine. Chi vuole il fine, vuole i mezzi, o forse
qualcuno può credere che esista un'altra maniera di rubare
un paese?
Il resto è puro teatro: le cerimonie, le
dichiarazioni, i discorsi, le promesse e il trasferimento della
sovranità, che passa dagli Stati uniti agli Stati
uniti.
Il fatto è che il potere non dice quello che
dice. Per esempio: quando dice «terrorismo in Iraq»,
in molti casi dovrebbe dire: «resistenza nazionale contro
l'occupazione straniera».
***
Quando furono
pubblicate le foto e scoppiò lo scandalo, le alte sfere
del potere politico e militare cantarono in coro i salmi della
loro auto-assoluzione:
-Sono casi isolati.
-Sono
casi patologici.
-Sono delle mele marce.
-Sono dei
perversi che disonorano l'uniforme.
Come sempre,
l'assassino ha dato la colpa al coltello. Ma quei soldati o
poliziotti che fanno impazzire il prigioniero sparandogli
scariche di elettricità, o immergendogli la testa nella
merda, o spaccandogli il culo, non sono altro che strumenti:
funzionari che si guadagnano lo stipendio facendo il loro lavoro
in orario d'ufficio. Alcuni lavorano di malavoglia e altri ci
mettono zelo, come quelle signorine entusiaste che si sono fatte
fotografare mentre umiliavano i torturati iracheni e li
mostravano come trofei di caccia. Ma tutti, apatici ed
entusiasti, sono burocrati del dolore che agiscono al servizio di
una gigantesca macchina che trita carne umana. Pazzi? Perversi?
Può darsi, ma l'alibi patologico non assolve il potere
imperiale che ha bisogno della tortura per assicurare e ampliare
i suoi domini, perché quel potere è molto più
pazzo ed è molto più perverso degli strumenti che
utilizza. E non c'è nulla di strano nel fatto che un
potere atrocemente ingiusto utilizzi metodi atroci per
perpetuarsi.
***
Non c'è nulla di strano
nemmeno nel fatto che quei metodi atroci non vengano chiamati con
loro nome.
L'Europa sa che dove comanda suocera non
comanda nuora. La dichiarazione dell'Unione europea contro le
torture in Iraq non ha menzionato la parola tortura. Quella
sgradevole espressione è stata sostituita dalla parola
«abusi». Bush e Blair hanno parlato di «errori».
I giornalisti della Cnn e di altri mezzi d'informazione
non hanno potuto usare la parola proibita.
Anni prima,
affinché i prigionieri palestinesi fossero legalmente
triturati, la Suprema corte di Israele aveva autorizzato «le
pressioni fisiche moderate». I corsi di torture che da
molto tempo vengono impartiti agli ufficiali latinoamericani
nella Escuela de las Américas si chiamano «tecniche
di interrogatorio». Nel mio paese, l'Uruguay, che fu
campione del mondo in materia durante gli anni della dittatura
militare, le torture si chiamavano, e si chiamano ancora,
«sanzioni illegali».
Secondo Amnesty
International, la vendita di strumenti di tortura nel mondo è
un affare redditizio per diverse imprese private di Stati uniti,
Germania, Taiwan, Francia e altri paesi, ma quei prodotti
industriali sono «mezzi di autodifesa» o «materiale
di controllo della delinquenza».
***
Menzionarono
invece la parola tortura, a chiare lettere, gli intervistatori
che interrogarono la popolazione degli Stati uniti nell'anno
2001, poco dopo il crollo delle torri di New York, e quasi metà
della popolazione, il 45 per cento, rispose che la tortura non
gli sembrava sbagliata «se applicata ai terroristi che si
rifiutano di dire quello che sanno».
Sei anni prima,
tuttavia, a nessuno sarebbe venuto in mente di torturare il
terrorista Timothy McVeigh quando si rifiutò di dare i
nomi dei suoi complici. La bomba che McVeigh mise in Oklahoma
uccise 168 persone, comprese molte donne e bambini, ma lui era
bianco, non era musulmano ed era stato insignito nella prima
guerra del Golfo, dove imparò a fare marmellata di
gente.
***
Contro il terrorismo vale tutto. Lo ha
proclamato il presidente Bush, in mille occasioni, e lo ha
ripetuto quell'eco di Blair. Entrambi continuano a brindare per
il successo delle loro crociate. Continuano a dire: «Il
mondo adesso è un luogo molto più sicuro»,
mentre il mondo esplode e ogni giorno la violenza genera ancora
altra violenza e ancora e ancora.
***
Guantanamo è
il simbolo del mondo che ci attende. Seicento sospetti, alcuni
minorenni, languono in quel campo di concentramento. Non hanno
nessun diritto. Nessuna legge li protegge. Non hanno avvocati, né
processi, né condanne. Nessuno sa niente di loro, loro non
sanno niente di nessuno. Sopravvivono in una base navale che gli
Stati uniti usurparono a Cuba. Si presume che siano terroristi.
Che lo siano o no è un dettaglio privo d'importanza.
È
là che il generale Ricardo Sánchez ha sperimentato
trentadue metodi di tortura, chiamati «tattiche di
pressione e intimidazione», che poi ha impiantato nelle
prigioni dell'Iraq.
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Dal crollo delle torri
gemelle, la tortura è diventata oggetto di numerosi elogi.
È stato messo in atto un bombardamento di opinioni
giuridiche e giornalistiche apertamente o velatamente favorevoli
a questo metodo istituzionale di violenza, sebbene mai, o quasi
mai, lo chiamino col suo nome. Queste apologie dell'infamia, che
provengono dal potere, o da fonti vicine, sostengono che la
tortura è legittima per difendere la popolazione inerme di
fronte ai pericoli che la minacciano, perché ci sono mezzi
di lotta di dubbia moralità che risultano inevitabili
contro gli assassini senza scrupoli che praticano il terrorismo e
lo promuovono e che non dicono mai la verità.
Ma se
fosse così, chi bisognerebbe torturare? Chi sono gli
uomini che hanno mentito di più in questo XXI secolo? Chi
sono coloro che, senza scrupoli, hanno ucciso più
innocenti nelle loro guerre terroriste in Afganistan e in Iraq?
Chi sono coloro che hanno contribuito di più alla
moltiplicazione del terrorismo nel mondo?
***
Adesso
abbondano i sorpresi e gli indignati, ma la tortura non è
stata utilizzata per errore o per caso contro la popolazione
irachena. Le truppe di occupazione l'hanno impiegata come sempre,
per ordini superiori, sapendo quello che facevano e perché
lo facevano.
Perché? Non c'è alcuna prova
che la tortura sia mai servita per evitare un solo attentato
terroristico. Nel caso dell'Iraq, non è servita neppure
per catturare qualcuno degli importanti fuggiaschi. Il più
importante, Saddam Hussein, non è caduto grazie alla
tortura, bensì grazie al denaro che ha comprato una
spia.
La tortura strappa informazioni di scarsa utilità
e confessioni di improbabile veracità, e tuttavia è
efficace. Per questo è stata impiegata e continua ad
essere impiegata: ciò che è efficace è
buono, secondo i valori che reggono il mondo. La tortura è
efficace per castigare eresie e umiliare dignità e
soprattutto è efficace per diffondere la paura. Lo
sapevano bene i monaci della Santa Inquisizione e lo sanno bene i
capi guerrieri delle avventure imperialiste del nostro tempo: il
potere non impiega la tortura per proteggere la popolazione,
bensì per terrorizzarla.
Sarà davvero così
efficace come il potere crede che sia?
Eduardo Galeano – IL
MANIFESTO – 03/07/2004
(Trad.
Marcella Trambaioli )
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