Durante
quarantacinque anni, l'iracheno Ahmed Chalabi ha mangiato il duro
pane dell'esilio. Per alleviare le proprie penurie ha fondato una
banca, la Petra Bank, in Giordania. Quando la banca è
fallita Chalabi ha cambiato paese. Per strada è evaporata
una scia di cinquecento milioni di dollari e migliaia di
azionisti svaligiati. Nel 1992 i tribunali giordani l'hanno
condannato in contumacia a vent'anni di carcere e ai lavori
forzati. In quello stesso anno è nato a Londra il
Congresso nazionale iracheno, e Chalabi è stato consacrato
leader dell'opposizione democratica contro la corrotta tirannia
di Saddam Hussein. I risentiti, che non mancano mai, hanno
cospirato contro di lui negli anni seguenti, e lo hanno accusato
di essersi ritrovato in tasca alcuni dei contributi della Cia. In
uno dei suoi atti di distrazione, secondo le denunce, Chalabi ha
intascato quattro milioni di dollari.
Nulla di tutto ciò
ha impedito a Chalabi di diventare il consigliere prediletto
delle forze che hanno recentemente invaso il suo paese. La sua
collaborazione ha reso possibile agli invasori di mentire con
ammirevole sincerità prima durante e dopo la macelleria
che hanno messo in pratica. E il presidente Bush ha potuto
confermare di aver scelto bene. Questo alleato pratica gli stessi
costumi dei suoi amici nell'impresa Enron.
Dal 1958
Chalabi non calpestava il suolo iracheno. Alla fine è
tornato. E' il cucciolo preferito delle truppe d'occupazione.
In
Afghanistan il cucciolo prediletto delle truppe d'occupazione è
Hamid Karzai, che finge d'essere il presidente. Prima dell'Iraq,
l'Afghanistan è stato il pezzo di mappamondo scelto per i
bombardamenti contro la Geografia del Male nel nuovo millennio.
Grazie alla fulminante vittoria degli invasori, ora c'è la
libertà. Per i narcotrafficanti.
Secondo diversi
organismi specializzati dell'Unione europea e delle Nazioni
unite, questo paese è diventato il principale fornitore
mondiale di oppio, eroina e morfina. Secondo le stime di questi
organismi, nel primo anno della liberazione la produzione di
droghe è aumentata di oltre diciotto volte: da 185
tonnellate è passata a 3.400, equivalenti a circa mille e
duecento milioni di dollari, e nei mesi seguenti ha continuato a
crescere. Persino Tony Blair ha riconosciuto, nel gennaio di
quest'anno, che dall'Afghanistan proviene il 95 per cento
dell'eroina che si consuma in Gran Bretagna.
Il governo di
Karzai, che controlla solo la città di Kabul, lascia fare.
Dei suoi sedici ministri, dieci hanno passaporto americano. Lui
stesso, già funzionario dell'impresa petrolifera americana
Unocal, vive circondato di soldati del Pentagono che gli dettano
ordini e vigilano sui suoi passi e sui suoi sogni. Gli invasori
dovevano fermarsi due mesi, aveva annunciato Karzai, ma sono
ancora là. Per l'appunto: gli incorruttibili guerrieri
della lotta alla droga nel mondo si sono insediati in Afghanistan
per garantire coltivazioni libere, frontiere libere, traffico
libero. Della ricostruzione di questo paese distrutto già
non si parla più. Ahmed Karzai, fratello del presidente
virtuale e alto esponente del governo, si è da poco
lamentato: Che cosa ci hanno dato? Niente. Il popolo è
stanco, e io non so più che dirgli.
Il Fondo
monetario internazionale e la Banca mondiale non sparano missili.
Con altre armi bombardano i paesi, li conquistano e occupano le
loro rovine. Dopo aver sventrato l'Argentina, le due potenze
hanno inviato all'inizio di quest'anno una missione speciale per
rovistare tra i suoi conti. Uno dei membri di questa polizia
finanziaria, Jorge Baca Campodonico, avrebbe dovuto occuparsi
dell'evazione fiscale. Era un esperto del ramo. Sa molto sulle
frodi perché è abituato a commetterne. Nel suo
paese, il Perù, è ricercato per vari procedimenti
penali. Appena atterrato a Buenos Aires, la polizia l'ha
catturato. Il Fondo monetario internazionale ha pagato la
cauzione e ha investito una fortuna in avvocati per impedire
l'estradizione del suo funzionario.
La Fifa, più o
meno l'equivalente calcistico del Fmi, veglia sulla trasparenza
del più lucroso degli sport. Ricardo Teixeira adempie a
questa nobile missione in Brasile. Così decise suo
suocero, Joao Havelange, quando della Fifa era il re. Il Brasile,
paese magico, produce giocatori prodigiosi, dirigenti milionari e
club rovinati. Alla fine del 2001, dopo tre anni e
duemilaquattrocento pagine di investigazioni da parte di due
commissioni, il senato ha deciso di chiedere il processo a carico
di Teixeira e di altri sedici dirigenti. Di conseguenza Joseph
Blatter, che da Havelange ha ereditato il trono della Fifa, ha
minacciato di ritirare il Brasile dai Mondiali del 2002 se
si continuerà a frugare in questi argomenti.
Contro
Teixeira c'erano prove in abbondanza: malversazioni, deviazione
di prestiti, riciclaggio di denaro, evasione fiscale,
falsificazione di documenti e un'altra ventina di delitti che
avevano ingrassato il suo patrimonio personale e messo in
ginocchio il calcio più vincente del mondo. Avrebbe dovuto
trascorrere parecchie vite dietro le sbarre, non ci ha passato
neanche un giorno. Teixeira continua a essere il signore della
pelota del proprio paese. In più, adesso occupa un
incarico molto importante nella cupola della Fifa: è il
responsabile della giustizia e del gioco pulito nel calcio
mondiale.
Non è di calcio la Coppa del mondo che si
disputa ogni anno nella città francese di Moncrabeau. Vi
competono i migliori bugiardi del genere umano. Gli aspiranti
alla corona giurano di dire la falsità, tutta la falsità,
nient'altro che la falsità. Questo articolo, che pure
sottolinea i meriti di qualche possibile candidato, non menziona
Silvio Berlusconi e Carlos Menem. Sono fuori concorso. Sono
imbattibili. Giammai hanno corso il rischio di dire la verità,
tutta la verità o magari anche soltanto un minuscolo
pezzettino della verità. Per non uscire dai margini della
legge, situazione un poco sgradevole, Menem l'ha comprata: l'ha
comprata con i soldi che gli sono rimasti dalla vendita del suo
paese. Berlusconi se ne è fatta una per sè: ha
gettato nell'immondizia la legge vecchia e l'ha cambiata con una
legge nuova, cucita su misura nella sartoria Italia.
Berlusconi
continua a governare. Menem è stato licenziato dal popolo
argentino. Ma presto o tardi riapparirà, al servizio
dell'umanità, dirigendo qualche organismo internazionale
contro la corruzione, il narcotraffico e la vendita di armi. Ne
sa parecchio.
Eduardo Galeano
IL MANIFESTO 14/06/2003
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