| BIBLIOTECA | | EDICOLA | | TEATRO | | CINEMA | | IL MUSEO | | Il BAR DI MOE | | LA CASA DELLA MUSICA | | LA CASA DELLE TERRE LONTANE |
|
LA STANZA DELLE MANIFESTAZIONI | | | NOSTRI LUOGHI | | ARSENALE | | L'OSTERIA | | LA GATTERIA |
| IL PORTO DEI RAGAZZI |


MONI OVADIA

L'UNITA' – 26/01/2002

Assisi e gli ebrei di Kabul

Un recente servizio televisivo mi ha rivelato l'esistenza di una comunità ebraica a Kabul. Ero a conoscenza della presenza di un insediamento di ebrei in afghanistan in passato, ma ritenevo che in seguito ai continui sanguinosi conflitti e soprattutto a causa di anni governo talebano, fra decessi e emigrazione coatta, gli ebrei fossero scomparsi da quell'infelice paese. Scopro invece che ci sono due ebrei che vivono nella capitale afghana. Difficile immaginare una comunità più piccola. Sarebbe ragionevole pensare che la vita comunitaria si svolga nella serenità e nella condivisione solidale delle grandi difficoltà da affrontare in un paese così colpito. Nient'affatto.

I due figli di Abramo si sono denunciati a vicenda per rivendicare la proprietà dell'unico sefer torah (il rotolo di pergamena che contiene il pentateuco). Ciascuno dei due vuole per sé il santo libro per la propria sinagoga, perché quella microcomunità ha ben due sinagoghe, una per ciascuno dei suoi membri. Le autorità locali hanno pensato corretto sequestrare il prezioso rotolo in attesa di composizione della controversia. Simili vicende di conflitto spirituale” sono frequenti in molte comunità ebraiche anche quando di bassissima consistenza numerica. Si racconta di un ebreo naufrago in un'isola deserta che si era costruito sopra un collinetta due sinagoghe. Al capitano delle nave che era venuta a salvarlo dopo dieci anni, aveva spiegato: “Vede capitano la sinagoga di sinistra è quella in cui vado a pregare. E in quella di destra? In quella non ci metto piede neanche per 10.000 $”.

Un grande maestro dell'ebraismo era solito dire: “Se una comunità ebraica non è contro il suo rabbino, quel rabbino non è un vero rabbino e quella comunità non è una vera comunità”.

Il “conflitto” di posizioni, i confronti virilmente polemici, non sono necessariamente da paventare, anzi essi sono auspicabili quando abitano nella vita e la casa della vita è la pace, la guerra, come è noto, predilige la morte.

Il sommo pontefice Giovanni Paolo secondo scegliendo una predicazione di pace e collocando la casa della pace nei luoghi del poverello di Assisi ha fatto un gesto di grande valenza simbolica. San Francesco non è solo un santo cattolico, egli è l'uomo che abbandona la ricchezza per una radicale scelta di povertà, smaschera con la “follia” della nudità la brutale vanità del potere e del danaro.

San Francesco glorifica la semplicità e la mansuetudine, in questo senso è un santo “politicamente” orientato. Ad Assisi per la pace, la Chiesa Cattolica accantona il primato della VERITA' ed accoglie quello delle verità. In questa prospettiva i diversi cammini etico-religiosi mantengono una pari dignità, il vigore dei confronti potrà in seguito sgomberare il cielo dai deliri fondamentalisti e dal becerume dei baciapile per aprirne i cancelli anche ai non credenti. E' giusto essere grati al Papa per avere aperto una casa della pace che può fare risuonare, fra i diversi, le comuni ragioni della fratellanza e dell'uguaglianza.

Moni Ovadia – L'UNITA' – 26/01/2002

 


| MOTORI DI RICERCA | UFFICIO INFORMAZIONI | LA POSTA | CHAT | SMS gratis | LINK TO LINK!
| LA CAPITANERIA DEL PORTO | Mailing List | Forum | Newsletter | Il libro degli ospiti | ARCHIVIO | LA POESIA DEL FARO|