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Moni Ovadia

Il ratto della Sabina

Il nostro Paese sta decisamente vivendo la peggiore stagione del suo sessantennio di vita repubblicana. Le regole fondamentali di una democrazia autentica vengono continuamente infrante e una pesante ipoteca grava sulla libertà di espressione. L'ultimo episodio di censura, nella ridicola forma di messa in quarantena di Sabina Guzzanti, è l'ulteriore bavaglio che si vuole mettere ad una delle pochissime voci di autentica satira e l'abuso viene perpetrato con pretesti inaccettabili. L'uso improprio e sbagliato dell'espressione “razza ebraica”, termine che evoca un pregiudizio oscuro e sinistro è stato uno scivolone criticabile, ma chi conosca solo anche solo superficialmente la Guzzanti sa che né in lei, né nelle sua arte, alberga il benché minimo sentimento antisemita come giustamente Yasha Raibman, in qualità di portavoce della Comunità ebraica di Milano, ha sottolineato in un'intervista molto equilibrata rilasciata al corriere della sera giovedì scorso. Ora, la sospensione della messa in onda della trasmissione Raiot, viene giustificata con il pretesto di quell'espressione maldestra. Davvero? Quale provvedimento avremmo dovuto chiedere allora nei confronti del presidente del consiglio Silvio Berlusconi quando in preda all'ebbrezza da ice tea si è lasciato andare all' “apologia” della natura benigna del fascismo, quando ha calpestato i sentimenti di migliaia di ebrei ed antifascisti raccontando allegramente che il Duce mandava i suoi oppositori in vacanza? Avremmo dovuto invocarne le dimissioni, oppure la messa in quarantena delle sue televisioni e di quelle che controlla o magari un anno di sospensione delle sue improvvide esternazioni che stanno facendo fare all' “azienda” Italia una figura da peracottari. Ma pur ricordando che nella nostra Carta Costituzionale vi è un articolo che solennemente sancisce la ripulsa del fascismo, non abbiamo fatto nulla di tutto ciò, perché per noi la libertà di espressione, anche quando usata in modo scriteriato, è sacra. E che dire delle ripetute prese di posizione che rasentano pericolosamente razzismo e xenofobia fatte ripetutamente da parlamentari e ministri leghisti, dei loro insulti all'unità nazionale e a tutte le sue prerogative che sono parte integrante della nostra Costituzione alla quale hanno impropriamente giurato fedeltà. Già che ci sono – e considerato che in questo Paese molti soffrono di gravi patologie della memoria – non sarà inutile rammemorare l'indecente gazzarra inscenata da certa stampa “padana” nei confronti del giornalista Paolo Mieli con squallidi sospetti di esosità ebraica quando fu proposto alla direzione della Rai. E anche in quella circostanza nessuno fu sospeso né messo in quarantena, tranne Mieli ovviamente.

Per questi e molti altri motivi, ritengo falsa e offensiva la motivazione. Ne sono indignato come cittadino e come ebreo. Di fatto si mira a chiudere la bocca ad una grande artista del piccolo schermo, una delle poche presenze che rivitalizzano la pressoché inutile e nociva scatoletta vitrea che, fatte le debite e rarissime eccezioni, emette una sorta di catarro verbale ed iconico insignificante e per questo ammorbante. Il nostro sistema radio televisivo è di una prevalente e devastante omologazione alle istanze di questo governo. I gossip e le chiacchiere, hanno soverchia preminenza addormentando l'informazione. Basti pensare alla triste vicenda di Cogne che invase come la gramigna la stragrande maggioranza dei telegiornali quasi fosse cruciale per i destini dell'umanità tutta. Decisamente informa di più guardare un aspirapolvere che certa Tv. E quando si esce dall'informazione, ci si immerge in una melassa di chiacchiere inutili, risse da salotto, prosopopee da tuttòcrati, buoni sentimenti da magliari.

Ma a lori signori non basta ancora. Ci vogliono togliere anche i pochi spazi rimasti. Le trasmissioni del gruppo di “Avanzi” e “L'ottavo nano” – di cui Sabina Guzzanti è insieme al fratello Corrado la punta di diamante – ci hanno regalato momenti indimenticabili di autentica satira, non di quella che piace agli “pseudo-regimi” di qualsiasi segno. Satira feroce perché tale è il suo dovere. Essere feroce e giusta, mai violenta, ma spietata con i vizi politici e socio-antropologici in genere. La nostra Sabina, metamorfica e quasi zen per la distillazione dei tratti del personaggio preso di mira, non ha risparmiato certo l'opposizione. Se è possibile è stata più dura con D'Alema che con Berlusconi. Corrado ha “fatto a pezzi” Bertinotti e Rutelli. Ma il governo guarda e non vede che se stesso, vorrebbe l'opposizione a propria misura e la satira “per bene”, cioè corriva.

Allora noi fino a che ci è permesso usare la voce senza dovere consentire, gridiamo forte: ridateci Sabina!

Moni Ovadia – L'UNITA' – 22/11/2003


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