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Moni Ovadia

Onestà morale

La levata di scudi dei nostalgici di alleanza Nazionale contro le ultime perentorie dichiarazioni del loro presidente era scontata. Il partito della destra italiana, pur contando su un certo apporto di forze “nuove”, si è formato per trasmutazione con raffreddamento della fiamma del vecchio ceppo del Msi, erede a sua volta della Rsi. Molti dei militanti dal cuore “nero”, storcendo il naso, hanno accettato di bere qualche sorsata della medicina rigenerante di Fiuggi dal disgustoso sapore di antifascismo, ma non sono disposti ad immergervisi come in una sorta di lavacro purificatore. Questo risentimento nei confronti della coerenza del leader, la dice lunga su un certo tipo di essere umano e sulla sua fragile natura sentimentale. I militanti e i dirigenti di An hanno subito ed accettato ogni sorta di umiliante sudditanza al Capo della casa della libertà, hanno abdicato alla propria cultura accettando di fare leggi ad personam per i puri interessi economici e giudiziari di un solo uomo. Dopo essere stati super “giustizialisti” si sono uniti alla canea contro i giudici che facevano il loro dovere per spirito di ossequio, hanno accettato di mercificare il suolo patrio e l'idea di nazione per un po' di potere e, dulcis in fundo, sono diventati alleati organici dei secessionisti contro ogni tradizione del loro credo. Dopo tutto questo si attaccano all'orsacchiotto repubblichino per chiedere risarcimenti al loro svendutissimo orgoglio.

Il piano delle incoerenze è comunque variegato e ce n'è per tutti. La stampa internazionale in questa settimana ha dato notevole rilievo al risorgere dell'antisemitismo in Europa. Le sue manifestazioni, prescindendo dalla violenza terrorista, si caratterizzano per forme di aggressione fisica e/o verbale, scritte sui muri, stampa molto faziosa, riemergere di vecchi stereotipi e deliri via internet sulla perfida lobby ebraica, sull'onnipotenza dei servizi segreti israeliani o amenità del genere, remake mal camuffati dello stantio e funesto “I protocolli dei savi di sion”. La ragione di questa recrudescenza di sentimenti antisemiti sarebbe la irrisolta questione mediorientale. Buffo. Un tempo gli ebrei furono odiati e poi sterminati per non avere patria, essere cosmopoliti, deboli, ubiqui quindi infidi, ora li si accusa per l'eccesso di appartenenza ad una patria. In alcuni casi l'odio si abbevera ad entrambe le fonti. In quell'occasione certa estrema sinistra e l'estrema destra si danno la mano in un'alleanza solo apparentemente innaturale.

La cucina degli imbecilli è molto ghiotta anche per gli artisti della capziosità e di questi tempi vi fanno delle grande abbuffate gli ultras filo Sharon che approfittano per dare dell'antisemita o del terrorista a chiunque osi esprimere anche le più ragionevoli critiche alla politica del loro beniamino. Se vanno avanti così ancora per qualche tempo con l'abuso del termine, l'accusa antisemita finirà per aver la stessa forza di stronzetti. Essi, incrollabili nelle loro convinzioni, aggrediscono gli estensori del trattato di pace di Ginevra come traditori e nemici del popolo ebraico, ammonendo addirittura l'amministrazione statunitense a non incontrarli, quasi fossero appestati per aver dimostrato che la pace si può fare subito, in due, con pari dignità. Nel frattempo si appellano enfaticamente all'unico piano “legale”, la sempre più fantomatica road map, dopo avere fatto di tutto per affossarlo.

Purtroppo, neppure le belle idee e i grandi ideali sono immuni dalla grave mancata coerenza. Il movimento pacifista, del quale condivido molte giuste battaglie, mentre si è massicciamente impegnato per opporsi alla perversa guerra preventiva dell'amministrazione americana, tace sull'orrore consumato contro il popolo ceceno. Nessuna grande mobilitazione. Solo pochissime organizzazioni, fra le quali, in prima linea, la gloriosa Amnesty International, fanno sentire la loro voce nel silenzio assordante e compiono il loro dovere di testimonianza, di denuncia e di impegno.

I Tg di osservanza governativa si avventano sui lavoratori dei trasporti per il loro sciopero “selvaggio” come Dracula sul collo di una bella ragazza, ma si guardano bene di stigmatizzare i borsaioli che speculando sul passaggio lira-euro hanno rapinato i già magri stipendi dei dipendenti a reddito fisso.

Tempi cupi per l'onestà morale, del resto non c'è da stupirsi, visto che il “primo cittadino” del mondo, il presidente George W. Bush, mentre a suon di bombe porta la “democrazia” in Iraq e “libera” le donne afgane dal burqa si produce in appassionati giri di valzer con la tirannia saudita pesantemente sospettata di finanziare il terrorismo di matrice islamica.

Moni Ovadia – L'UNITA' – 06/12/2003


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