|
BIBLIOTECA
| |
EDICOLA | |
TEATRO | | CINEMA
| | IL
MUSEO | | Il
BAR DI MOE | | LA
CASA DELLA MUSICA |
| LA CASA DELLE TERRE LONTANE |
| LA
STANZA DELLE MANIFESTAZIONI | | | NOSTRI
LUOGHI | | ARSENALE
| |
L'OSTERIA | | LA
GATTERIA | |
IL PORTO DEI RAGAZZI
Il Tremonti portento |
||
La fine del socialismo reale sembra avere progressivamente scatenato lo spiritaccio dormiente del capitalismo che era stato posto in letargo dal demone del comunismo. Morto il mostro che aveva gettato il malocchio con il suo esempio di un'altra realtà, l'anima profonda del genio liberista, si è liberata in tutto il suo splendore e in tutta la volontà di potenza. Appena uscito dalla lampada dove era costretto a mostrarsi moderato, democratico, saggio e conciliante, si è ubriacato senza ritegno e senza misura. Tutti gli anni Novanta sono stati vissuti all'insegna di questa ebbrezza nutrita dal nettare di una finanza libera, senza regole, che si credeva eternamente in espansione. I privilegiati di tutto il mondo hanno goduto di un'impunità senza precedenti, hanno scardinato le leggio al grido di qualsiasi mezzo per arricchirsi è lecito oppure se il manovratore è preso a far girare i soldi per farseli finire in tasca, non lo disturbate. I soloni del bengodi iperliberista hanno dato il fiato a trombe pseudo-teoriche per dichiarare a tutto il pianeta che la Storia era arrivata al capolinea, che finalmente l'umanità aveva conquistato la fine dei tempi e dunque il regno dei cieli grazie alla redenzione capitalista. I milioni di morti per fame e sete, guerre, malattie curabili, la spoliazione del pianeta, il depauperarsi di interi popoli, le crescenti sperequazioni economiche già sconce e diventate abnormi, parevano e paiono ai sapienti dell'eldorado capitalista, quisquilie in confronto ai privilegi di un quinto degli uomini di cui i veri privilegiati sono poi un quinto di quel punto. Dunque la fine della storia sarebbe il paradiso di questo resto di umanità. Tutto questo è andato avanti con impeto ed ilare noncuranza per tutto il decennio, poi è arrivato il caso Argentina e la finanza taumaturgica ha gettato sul lastrico un intero paese ed il suo popolo. I Francis Fukuyama si sono ben guardati dall'andare nelle piazze di Buenos Aires a spiegare le proprie teorie ai porteños e magari a suggerire loro di chiudere gli occhi e di rivolgere tutti insieme una preghierina all'idolo mercato perché mostrasse la sua onnipotenza e facesse o' miracolo della moltiplicazione dei bonds e delle stock options per tutti. Noi grazie a Dio non siamo ancora ridotti come l'Argentina ma la nostra malattia che oggi si chiama Parmalat non è un caso isolato, tutti speriamo che lo sia per il bene della nostra economia, ma è probabile che si tratti della punta di un iceberg. N quella vicenda ci sono gravissime responsabilità che sarà compito della magistratura individuare e sanzionare secondo le leggi vigenti. Auspichiamo che i super garantisti non inizino con le loro geremiadi a chiedere leggi di impunità ad uso dei delinquenti purché ricchi. Ma la questione che è in campo in questo caso non è quella di natura strettamente giuridica, ma piuttosto di natura poetica ed etica. La notte di giovedì mi è capitato di seguire su un emittente locale veneta un notiziario con un lungo approfondimento sullo scandalo Parmalat in cui pare siano coinvolte sette delle principali banche del mondo. Nel corso di quell'emissione sono stati trasmessi un paio di frammenti dell'audizione del super ministro dell'economia Giulio Tremonti sull'affaire e gli ho sentito ripetere più volte l'accusa di un pesante conflitto di interessi (!!!) fra posizioni nell'ambito finanziario ed in quello aziendale di alcuni degli attori della truffa. Sul principio ho temuto di avere delle allucinazioni auditive, ma quando ho sentito di nuovo quelle parole, ho avuto un trasalimento. Dunque il conflitto di interessi esiste? Lo conferma il numero due del nostro governo di centro destra. E non solo esiste, ma essi lo denunciano come pratica scandalosa. E' portentoso! Gli uomini che lavorano con Silvio Berlusconi e per lui, gli stessi politici che hanno voluto l'abolizione delle norme penali sul falso in bilancio, puntano il dito accusatorio contro i capitalisti ladri e corrotti. Se i vati dell'iperliberismo e della democrazia capitalista vanno avanti così, non solo faranno resuscitare la lotta di classe di cui la sacrosanta battaglia sindacale dei ferrotranvieri è un prodromo, ma riusciranno a fare tornare in vita l'Urss modello Breznev. Moni Ovadia L'UNITA' 17/01/2004 |
|
MOTORI
DI RICERCA | UFFICIO
INFORMAZIONI | LA
POSTA | CHAT
| SMS
gratis | LINK
TO LINK!
|
LA CAPITANERIA DEL PORTO | Mailing
List | Forum | Newsletter | Il
libro degli ospiti | ARCHIVIO
| LA
POESIA DEL FARO|