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Moni Ovadia

Un paradiso di bugie per l'Iraq

Una canzonetta molto in voga ai tempi della mia adolescenza aveva un refrain che faceva: “La vita è un paradiso, un paradiso di bugie, quelle tue quelle mie...”. Il motivetto assai orecchiabile si riferiva alle dolci piccole menzogne degli innamorati, alle loro omissioni o elusioni, sale di prolungati rapporti di coppia in tempi di monogamia coatta, per lo meno sul piano delle pubbliche forme. I vizi privati hanno sempre prosperato nelle zone d'ombra di qualsivoglia morale. Oggi i vizi privati e pubblici vengono comunque passati per pubbliche virtù soprattutto da ben pagati “condottieri dell'opinione”. La questione, oggi si ripropone ripetutamente con il suo cortocircuito logico perché ci sono degli ostinati refrattari al cinismo che si accaniscono a volere considerare i vizi, vizi e a volerli separare dalle virtù.

Il nostro Parlamento, ha discusso nei giorni scorsi il proseguimento della missione dei nostri soldati in Iraq. Il provvedimento è passato al Senato con larghissima maggioranza e solo una quarantina di no perché la maggioranza dei senatori del centro sinistra, hanno abbandonato l'aula: non aderire, né sabotare. Una volta di più i DS si sono divisi. C'è il fronte più “moderato” che ritiene di poter accettare lo status quo creatosi a seguito di questa guerra unilaterale dei governi di USA e Inghilterra con la toppa dell'ONU, e c'è chi ritiene tratto saliente di questo dopoguerra con il sangue che continua a scorrere, la palese e perdurante illegalità. Costoro si rifiutano di accettare una pezza dell'Onu che sarebbe una beffa ai danni dell'Onu stessa, ma pretendono che il nostro coinvolgimento abbia fine in attesa del pieno ripristino della legalità internazionale.

Personalmente condivido la posizione di questi ultimi, bene espressa in una recente intervista dell'onorevole Melandri a Repubblica. Ritengo che l'idea di guerra preventiva, quindi di questa guerra, sia un obbrobrio. Ma il problema non è tutto qui. Non è solo una questione di punti di vista. La posta in gioco è ben più alta: si tratta dei presupposti stessi della democrazia e del suo futuro. I fautori della guerra irachena, hanno costruito una pretesa legittimità su un impressionante cumulo di menzogne basate su rozze manipolazioni. Chiunque voglia sincerarsene si astenga dal fare riferimento ai media che, con rare eccezioni, tendono a fare disinformazione. Cerchi altre fonti fra le quali eccellenti libri solidamente argomentati. Lo scorso lunedì ho partecipato alla presentazione di uno di questi preziosi volumi, quello del professor Franco Cardini “Astrea e i Titani” sottotitolo: le lobbies americane alla conquista del mondo. Si tratta di un'opera meticolosamente documentata da diverse fonti, che traccia un quadro raggelante della situazione geopolitica e del dominio di un esiguo numero di corporations, per lo più basate sugli Stati Uniti, sulle risorse dell'intero pianeta. Oggi questo dominio ha assunto proporzioni ipertrofiche ma il fenomeno era già stato segnalato in passato dall'ex presidente degli USA Ike Einsenhower. Dal libro del professor Cardini si evince che la guerra in Iraq è stata scatenata per servie gli interessi strategici di queste corporations. Ora, o il professor Cardini – pur con tutte le verifiche – si basa su fatti provati e sarà bene che gli uomini di buona volontà ne prendano atto uscendo da ogni ambiguità, oppure l'autore di Astrea e i Titani andrebbe denunciato per vilipendio ai governi di due paesi amici ed alleati dell'Italia. Propendo per la prima delle ipotesi. Il lettore che voglia cimentarsi con l'opera di Franco Cardini sarà deliziato nel leggere a pagina 79: “(...) All'inizio della sua relazione del 13 febbraio (2003) il segretario di stato (Colin Powell) lodava e ringraziava il governo britannico per avere fornito a quello statunitense un dettagliato rapporto che costituiva, se non la base, per lo meno una delle principali fonti della sua esposizione. Ora, proprio il giorno successivo, un accademico dell'Università di Cambridge, James Ranwala segnalava all'emittente inglese Channel 4 di aver letto il dossier britannico fonte di Powell e di essersi reso conto che si trattava di un ampio remaking di un saggio frutto della ricerca di un giovane studioso californiano, Ibrahim al-Marashi, che era stato edito nel settembre del 2002 su un piccolo giornale la “Middle East Review of International Affairs”. La dipendenza dalla ricerca di Al -Marashi era così stretta ed evidente che alcuni errori e refusi di questa erano passati direttamente in quello. (...) Lo stesso Tony Blair, in seguito allo scandalo che in Inghilterra e negli Stati Uniti fu molto forte – giornali e Tv ne parlarono a lungo (anche “Washington Post e CNN) – fu costretto a indirizzare pubbliche scuse ad Al Marashi. Ma da ciò non si trassero le dovute conseguenze, anzi precipitosamente abbuiate: che, cioè, il rapporto Powell era destituito di ogni credibilità ed autorevolezza”. Alla faccia del rapporto di Lord Hutton! La coppia Bush e Blair vive in un “paradiso” di bugie e passi, ma in una democrazia degna di questo nome due come loro non potrebbero sedere in un parlamento neppure come uscieri. Per molto meno Helmut Kohl, edificatore d'Europa e della nuova Germana riunificata, è stato definitivamente estromesso dalla politica attiva.

Moni Ovadia – L'UNITA' – 21/02/2004


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