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Moni Ovadia

Ecco l'ultima offesa alla memoria (di Tutti)

Un gruppo di cittadini semplici ed eccellenti, fra cui l'inossidabile ed astuto avvocato Taormina, hanno organizzato nella capitale una manifestazione a sostegno di una richiesta grazia per Erik Priebke, ex ufficiale delle SS condannato pochissimi anni or sono alla detenzione perpetua per l'eccidio delle fosse Ardeatine. L'ex ufficiale nazista, oggi novantaduenne, si trova agli arresti domiciliari in un'abitazione romana. La sua vita, dopo la fine della seconda Guerra Mondiale, è trascorsa tranquilla per il 90% del suo tempo a Bariloche, una quieta e ridente città di medie dimensioni nelle Ande, meta turistica e stando a quanto mi racconta un'amica argentina, celebre per la sua cioccolata e le sue marmellate. Gli anni precedenti, quelli della gioventù, li ha trascorsi fattivamente come Ubermensch, superuomo al servizio degli ideali del Nazismo per devozione ai quali aveva prestato giuramento di assassino e seviziatore volontario. Questo era infatti il requisito richiesto per essere arruolati nelle SS. Ora, che un impenitente rudere nazista muoia agli arresti domiciliari, non è il vero merito della questione. Sono anch'io d'accordo con Tullia Zevi quando dice che le comunità ebraiche tengono al principio delle imperscrittibilità dei crimini di guerra del nazifascismo, dunque al processo e alla condanna all'ergastolo. Il principio etico che muove ogni ebraismo, è la giustizia, non la vendetta e tanto meno l'accanimento.

Personalmente ho scritto di recente del mio apprezzamento per l'avvocatessa Eminente, una legale ebrea che vedendosi assegnare per le bizzarrie del nostro codice di procedura penale, la difesa di ufficio di due criminali nazisti responsabili dell'eccidio di Sant'Anna di Stazzema in Liguria, ha deciso, dopo lunghi travagli di accettare l'incarico. E' proprio l'assumere su di sé il riconoscimento dei diritti di legge e delle prerogative della difesa anche per il peggiore degli assassini, quindi il suo statuto di essere umano, che marca il confine invalicabile fra cultura etica dell'uomo e l'idolatria dell'anti-uomo propria di tutti i fascismi.

Il vero nodo della vicenda della manifestazione per Priebke, non sta nella richiesta di grazia ma nella modalità cui la richiesta viene fatta. I manifesti in cui un boia nazista volontario e compiaciuto e mai pentito viene sconciamente apparentato ad un intellettuale della statura morale di Sofri, sono rivelatori. Vogliamo ricordare ai pietosi amici dell'ex SS, che Sofri si è consegnato volontariamente alla giustizia pur dichiarandosi non colpevole, che ha accettato con una serenità dolorosa un verdetto basato sulle testimonianze labili e contraddittorie di un pentito sulla cui buona fede è per lo meno lecito dubitare, che è da anni in galera e non agli arresti domiciliari. Ricordiamo a questa banda di revisionisti, che molti nel nostro Paese – e non solo nella sinistra, io sono fra costoro – ritengono che Adriano Sofri sia innocente. Vadano a leggere le sue parole e le confrontino con i miserabili argomenti privi di qualsivoglia umanità con cui il boia delle Ardeatine si è difeso. Oggi il problema, lo ribadisco non è Priebke, è l'armata Brancaleone dei ciarlatani e revisionisti da salotto televisivo che domina la cultura di massa, il cui scopo è di demolire la memoria dell'antifascismo per delegittimare i principi di libertà e di democrazia scaturiti da quella memoria. E' bene che tutti se lo mettano in testa: qui non è gioco il passato, è in gioco il futuro e le tatticuzze bipartisan non sono il rimedio, rischiano piuttosto di essere un palliativo che copre la superficie dell'infezione e la fanno marcire in profondità.

I giorni della Memoria, in questo clima di volgarità e di sistematica manipolazione della storia, rischiano di diventare solo comodi paraventi, esercizi sterili di retorica politica per riconquistare verginità perdute. Da che il secondo conflitto è terminato e con fatica si è sollecitata la pubblica opinione ad aprire gli occhi sugli orrori del nazifascismo, il periodo più opaco e torbido per quella Memoria, si è aperto nel nostro Paese con la salita al potere di un governo che, con la logica del non sappia la destra ciò che fa la sinistra, ha gettato un po' di polvere negli occhi dei cittadini con qualche dichiarazione carina a buon mercato, lavorando poi in profondità e con diuturno accanimento per infangare, con ogni possibile calunnia, la Resistenza ed i suoi valori.

Ritengo per questa ragione che lo schieramento dell'Ulivo e dei suoi alleati debba inserire come priorità nel proprio programma di governo, un radicale cambiamento di rotta in merito alla cultura della Memoria non per riattizzare il conflitto, ma per ricomporlo nel quadro dei soli principi che di quel conflitto determinarono la fine. Essi si chiamano: libertà, democrazia, giustizia, uguaglianza, solidarietà e per noi europei si chiamano, ora e sempre, Antifascismo e Resistenza.

Moni Ovadia – L'UNITA' – 07/03/2004


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