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Marciare insieme o con le Idee Chiare? |
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La marcia contro il terrorismo del 18 marzo scorso è fallita nel suo principale intento: quello di unire il Paese in un sentire comune. I cittadini l'hanno disertata. Solo una parte dell'opposizione ha aderito e ha sfilato insieme ai rappresentanti del governo di cui non condivide una sola delle scelte politiche né di politica interna né di politica estera. Questa decisione è dettata verosimilmente dalla necessità di mostrarsi sempre e comunque fermissimi contro il terrorismo e dalla volontà di riaffermare l'unità degli italiani e delle istituzioni di fronte alle gravi emergenze nazionali ed internazionali, ma soprattutto di fronte ad atti criminali che potrebbero colpire il nostro paese così come hanno colpito la nazione sorella iberica. Il sangue innocente di cittadini comuni versato dall'odio non considera la collocazione politica. Una simile posizione è ragionevole e assennata, troppo ragionevole ed assennata per essere sensata. Il nostro Paese è ancora una democrazia pur con i molti tratti di regressione determinati dalla politica del governo in carica che si prodiga in continue spallate alla Costituzione repubblicana. Il Parlamento, le commissioni, le assise nazionali in genere sono il luogo in cui le forze politiche governative e quelle di opposizione si confrontano nel quadro di una comune e condivisa civiltà istituzionale. Ma quando si manifestano le proprie idee, e i propri valori è un altro paio di maniche. Come possiamo noi dell'Ulivo o comunque del centro-sinistra che crediamo nella centralità della pace, del diritto e della legalità internazionali avere un sentire comune con chi ritiene centrale la volontà dell'Amministrazione Bush la quale in quanto amministrazione statunitense avrebbe sempre e comunque ragione a priori? Proprio perché esiste un'emergenza terrorismo è necessario marcare le differenze con chi ha sostenuto la perversa idea di guerra preventiva che lungi dall'aver affermato gli attentati li ha sollecitati. In questo senso è stata importante la posizione seria e responsabile che ha manifestato all' indomani della propria elezione il premier spagnolo, il socialismo Zapatero, indicando l'alternativa concreta all' unilateralismo basato sul micidiale binomio di potenza e prepotenza con la proposta ferma di ripristinare la centralità dell' Onu entro la fine di giugno. I più moderati esponenti del polo hanno qualificato la coerente scelta di Zapatero come pacifismo irresponsabile. Dunque irresponsabile sarebbe chi sostiene le ragioni della legalità, non chi ha pronamente sostenuto una guerra motivata da un castello di menzogne che oggi vengono fuori in tutta la loro spudoratezza come frutto di un cinico calcolo o nel migliore dei casi frutto di pericolose ossessioni come suggerisce Francesco Merlo in un suo interessante articolo. Nella fattispecie una delle ossessioni del partito filo Bush è quella di stabilire da una parte un disinvolto parallelo fra Osama Bin Laden e Adolf Hitler, e dall'altra quello fra il partito della pace e della legalità internazionale e i sostenitori dell' apeasement di Chamberlain. Non bisogna essere dei geni della politica per capire che il paragone è totalmente sballato. Il suo scopo è di calunniare ed intimidire chi contrasta la politica dei neocon. A quell'epoca gli imbelli governi europei cercavano di placare gli appetiti di Hitler cedendogli terre non proprie, sperando che quanto prima la Germania nazista si rivolgesse contro l'odiato Stato Sovietico. In questi tempi il fronte della pace non fa, né propone compromessi di sorta con il terrorismo. Il merito è non l'obiettivo, ma le modalità della lotta al devastante fenomeno. Noi che oggi manifestiamo a Roma riteniamo che la guerra al terrorismo si vinca con una politica di pace, di sviluppo, di lotta alla povertà, allo sfruttamento brutale, all' iperliberismo di rapina e con il rispetto profondo per le alterità. Quanto alle emergenze riteniamo che esse vadano combattute con gli strumenti dell' intelligence nel quadro di una rifondata e rafforzata Organizzazione delle Nazioni Unite. I nostri avversari politici pongono al centro delle loro battaglie gli interessi dei loro leader, l' aziendalizzazione del pianeta, la subordinazione dell'Europa agli interessi delle multinazionali statunitensi per ricevere una fetta della loro torta. Lo strumento per combattere il terrorismo che hanno scelto è l'esportazione con le bombe di un modello sclerotizzato e malfunzionante di democrazia, più o meno una versione mal aggiornata del kiplingiano: the burden of western civilisation. Per questa ragione la chiarezza di Zapatero va assunta come indicazione politica per tutte le forze democratiche. Contro il terrorismo e per la pace marciamo con idee chiare come la sua. I cittadini democratici d'Europa saranno con noi. Moni Ovadia L'UNITA' 20/03/2004 |
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