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La barbarie abita in parlamento |
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Il parlamento della nostra Repubblica l'altro ieri ha conosciuto una delle pagine più vergognose nella storia universale di tutti i parlamenti democraticamente eletti. Con un emendamento proposto da una giovane parlamentare leghista, è stato pervertito un protocollo dell'Onu che raccomandava l'introduzione del reato penale di tortura nelle legislazioni dei paesi membri. L'Italia si trovava, tanto per cambiare, colpevolmente in ritardo nell'attuazione di una norma significativa per qualsiasi società civile. Per questa ragione Amnesty International aveva in ogni modo sollecitato, per tre anni, con una intensa ed appassionata campagna di informazione l'urgenza di colmare la grave inadempienza. Ma, invece di dare luogo ad una votazione unanime su un tema così primario per l'idea stessa di essere umano, la maggioranza parlamentare, al solo scopo di placare le irruenza leghiste che scuotono ciclicamente le già traballanti colonnine di un'alleanza solo strumentale, ha fatto passare un emendamento che definire eufemistico e che di fatto legittima l'uso della tortura nel nostro paese. Naturalmente, come prevedibile, i coccodrilli della coalizione spargono già le loro lacrime sulla deplorevole svista, sulla deprecabile disattenzione e giurano che vi rimedieranno a costo di opporre eroicamente i loro corpi per impedire che la legge sia definitivamente licenziata. I leghisti che, per tutto ciò che attiene allo spirito forcaiolo, sono coerenti, difendono l'obbrobrio a spada tratta. Pagano il tributo al loro elettorato più feroce, più reazionario ed intollerante. La sottocultura di quella frangia elettorale non è lontana da quelle folle inferocite che chiedevano e si beavano ai roghi delle streghe. Fosse per loro bisognerebbe tagliare le mani, i pedofili bisognerebbe bruciarli vivi, e ai negher, ai terùn e ai baluba giù botte da orbi appena possibile. Pensano alla liceità della tortura magari come strumento da affidare alle polizie civiche dopo che sarà passata la devolution con il loro isterico modello di federalismo per scoraggiare e reprimere tutte le devianze, le alterità e le differenze dal progetto di ubermentsch padano che vagheggiano nelle farneticazioni della loro storia posticcia popolata di presenze celtiche. L'idea stessa di tortura e la sua pratica, sono la soglia infima del pensiero e del comportamento contro cui si infrange il concetto stesso di essere umano per cedere il passo alla forma più feroce ed ottusa di negazione di quel concetto i cui attributi sono la dignità, l'universalità. Nella tortura, l'odio assume un carattere implosivo anche nelle passioni più negative perché si esercita in assenza di una relazione personale, nel gelido, premeditato accanimento fisico e morale dal tratto ideologico. Necrosi del sentimento di umana risonanza, la tortura non può essere esercitata che in un quadro patologico di perversione sadica. Non è possibile sottoporre a sofferenza un proprio simile, ma neppure un animale, senza trarre piacere dalla sofferenza altrui. Può esserci un bon ton della tortura? Secondo i parlamentari della Lega Nord sì! Bisogna non reiterare il comportamento ma una buona ripassata di tortura fatta una volta, non guasta anzi, è raccomandabile. Ora, violentare una donna o un uomo o minacciarli di tale violenza una sola volta, per quei signori non è reato purché, naturalmente, si limiti a vessare un sospetto delinquente e non si configuri come atto di libidine. E questa porcheria è stata votata da sedicenti cristiani! Com'è possibile anche la più lontana confusione o titubanza in buona fede su un tale argomento, visto che nella tortura il centro radiante di qualsiasi etica fondata sull'umanesimo monoteista precipita nell'abisso delle tenebre dell'anti-uomo? La tortura abolisce de facto il principio aureo di chi crede nel Dio vivente. e non fare ad altri ciò che non vorresti fatto a te!. Ma coloro che hanno concepito l'emendamento della vergogna hanno un solo credo: il gruzzolo dei loro gretti affaruzzi. Per loro la tortura sono le tasse e i limiti posti dalle regole alla loro prepotenza. Hanno ancora una visione tribale della società. A chi invece ritiene la vita e l'essere umano, qualsiasi essere umano, un sacrario, vale la pena di rammemorare poche parole dello scrittore Jean Amery dalla sua opera memorabile Un intellettuale ad Auschwitz: ...Alla prima percossa che ricevi, la fiducia nel tuo prossimo crolla e non riesci più a ritrovarla. Amery, un ebreo austriaco, sfuggì ai nazisti dal suo paese, riparò in Francia e da qui in Belgio dove si unì alla Resistenza locale. Fu fatto prigioniero, fu torturato e quindi deportato nel celebre campo di sterminio. Sopravvisse al Lager, scrisse diversi saggi ma, alcuni anni più tardi, dopo due tentativi mancati, morì suicida. Moni Ovadia L'UNITA' 24/04/2004 |
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