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L'UNITA' 23/02/2002 |
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Il Mondo alla Rovescia |
Gli organi di stampa della Germania nazista avevano la facoltà di pubblicare le notizie più eccentriche come se fossero riferite a fatti di ordinaria amministrazione ed essere creduti senza ulteriore verifica in quanto detentori di una verità indiscutibile. L'ésprit umoristico ebraico, non domo malgrado la virulenza della persecuzione, registrava questo stato di cose con una serie di witz del tipo: Titolo del Volkischer Boebachter (organo ufficiale del Partito Nazista): ebreo rabbioso aggredisce e morde a sangue cane pastore tedesco che passeggiava inerme in un parco pubblico. L'ordine del linguaggio cominciava ad accogliere e rendere accettabili le calunnie più menzognere in quanto promananti da un potere che imponeva la propria ideologia come verità evidente. Il nostro paese, mutatis mutandis, sta conoscendo un fenomeno del genere. Qualche giorno addietro un importante giornalista schierato dichiaratamente con il centro destra, nel corso di un microfono aperto su una rete radiofonica nazionale, dichiarava candidamente non esserci conflitto di interessi per l'attuale Presidente del Consiglio, in quanto il possesso di tre network televisivi nazionali e la sua posizione di Capo dell'Esecutivo non costituiscono di per sé un problema. È lecito parlare di conflitto nel caso e solo nel caso in cui il soggetto interessato abusi di questa sua posizione pro bono suo e della sua parte politica. Ora un'affermazione del genere in un paese di decente civiltà liberal-democratica dovrebbe produrre due tipi di reazione complementari: esplosione di scherno e rigurgito di indignazione. Essa viene invece accolta come una posizione magari discutibile, ma tutto sommato sensata. Ora il giornalista in questione è uomo tutt'altro che sprovveduto e sa che non può prenderci per deficienti, perché mai allora si concede affermazioni deliranti come queste? Perché da esperto uomo del quarto potere sa bene che se una cosa viene accettata nell'ordine del discorso essa sarà facilmente veicolata sul piano reale. I media vicini al Cavalier Berlusconi e alla Casa delle Libertà stanno da anni costruendo sul piano dell'informazione e della comunicazione una verità autoreferenziale basata sulla mistica del Capo che ha sempre ragione e non sbaglia mai.
Il Cavaliere senza macchia e senza paura naturalmente ha i suoi nemici nel regno del male e chiunque lo critichi viene confinato con un uso spregiudicato e ridondante delle parole in quel regno, cioè il comunismo. L'ufficio stampa e propaganda del Primo Ministro costruisce una logica ferrea attraverso il capovolgimento del senso comune e denuncia lo strapotere comunista persino nelle reti di sua proprietà. Un galantuomo, responsabile, equilibrato e coraggioso come Sergio Cofferati che ha dedicato la sua vita ai diritti dei lavoratori viene dipinto come un rapinoso sostenitore di un intollerabile dictat, noto come articolo 18, baluardo del privilegio di operai sfruttatori versus i poveri precari disprezzati dal sindacato rosso. Ora che la banda dottor Stranamore del Presidente e di tutti i suoi uomini si dedichi a questo esercizio di manipolazione mediatica è tutto sommato comprensibile. Grave è invece il fatto che metà dell'elettorato trovi normale questa trama di panzane e che la lotta di questa devastazione del linguaggio democratico venga definita demonizzare l'avversario anche da alcuni cauti esponenti dell'opposizione.
Moni Ovadia L'UNITA' 23/02/2002
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