Il
Novecento è un secolo che ha visto l'affermarsi di
ideologie perverse sostenute da teorie aberranti. L'apice nefasto
di questo genere di matrimoni è stato il nazismo. Con una
coincidenza radicale di pensiero e prassi, il nazismo ha messo in
atto, con maniacale accanimento, un progetto deliberato di
demolizione della visione unitaria di essere umano come titolare
di uno statuto spirituale inviolabile. Questa concezione
inaugurata in Occidente dal monoteismo, anche se mille volte
rinnegata dai suoi stessi depositari, ha tuttavia camminato
fianco a fianco con tutti i processi di liberazione, con tutte le
lotte per l'emancipazione degli oppressi, con ogni idea di
redenzione, con ogni idea di redenzione dalle diseguaglianze e
dalle ingiustizie. L'illuminismo prima e il pensiero marxiano
poi liberano l'idea dell'uomo uguale, universale, libero, non
coercibile dall'ambito della fede e della spiritualità
strictu sensu, per assumerla in un ambito filosofico
metareligioso e renderla fondamento di ogni possibile umanesimo.
Una forma implicita del concetto geniale di impronta divina, come
principio generativo e non negoziabile dello statuto umano, è
tuttavia rimasta sottesa, pure se non dichiarata, anche al
pensiero laico. L'unico giudice e garante supremo
indiscutibile è l'Onnipotente e, quand'anche se ne discuta
o se ne neghi l'esistenza, l'idea stessa di assoluto rimane
paradossalmente legata alla Sua essenza. Non riconoscere ogni
uomo come titolare dell'impronta divina, significa de facto
disconoscere Dio o, peggio ancora, ricontestualizzare l'idea in
prospettiva idolatrica, come fa chiunque dichiari: “ Dio è
con noi”. Quando consideriamo gli orrori che il nostro
pianeta ha conosciuto dopo la fine del secondo conflitto
mondiale, c'è da domandarsi se davvero il nazismo sia
stato sconfitto, o se le semenze che ha selezionato non abbiano
disperso pollini che continuino a trasportare le tossine
dell'antiuomo. I nazisti volevano costruire un uomo sulla base
di un'idea “platonica” di razza pura. Per evitare
che l'uomo ariano potesse essere contaminato, progettavano di
annientare come parassiti o schiavizzare e sterilizzare tutti
coloro che non si conformavano all'uomo ideale dotato di un
autoreferenziale statuto di superiorità ontogenetica. La
virulenza della peste nazista non è certo compatibile con
il mondo di oggi, ma echi, iridescenze e risonanze latenti della
sua forma mentis sono ancora in attività e non è
detto che il virus dormiente non si risvegli. Le immagini
della prigione di Abu Ghraib, gli orrori perpetrati dall'esercito
russo contro la popolazione civile cecena, l'understatement della
UE riguardo alle stragi del Sudan, la spoliazione del diritto
alla vita e lo stillicidio delle morti civili palestinesi, la
violenza della deflagrazione delle carni prodotta dal terrorismo
suicida che annienta vite innocenti, in Israele come in Pakistan,
in Turchia come nelle Filippine, negli Stati Uniti come in India,
fanno colare a cascate il sangue dell'impronta divina. Ma
l'aspetto cruento della demolizione dell'essere umano non è
necessariamente il più drammatico. Il lento estinguersi
del Continente Africano abbandonato all'Aids, la quotidiana morte
per fame, sete, malattie curabili, miseria, sono le emorragie
interne dell'impronta, sono la prova schiacciante del suo
assassinio. Questo brutale omicidio non è
preterintenzionale, è meditato, è nella mente e nel
cuore degli uomini prima ancora che nei fatti. Come dovremmo
altrimenti considerare le parole e le intenzioni del ministro
Calderoli di fronte al dramma dei disperati che cercano vita
sulle nostre coste. Che dire del cattolicissimo ministro
Buttiglione, un tempo definito filosofo del Papa, ora super
commissario europeo di Berlusconi, che dice con cristianissima
nonchalance: “Non possiamo mica far pensare a questi
clandestini che basta venire in Italia per risolvere i loro
guai”. No, certo signor ministro! Lo devono capire
questi pezzenti che devono andare a fottere la loro disperazione
da qualche altra parte, forse è addirittura meglio che
crepino così non creano problemi di ordine pubblico e poi
a farli crepare ci pensi anche l'Europa, che sennò, da
soli, facciamo mala figura. Ma come la mettiamo con Cristo e
con Maria, signor Ministro? Manca da così tanto tempo
al catechismo? Al punto da non essersi accorto che il volto
segnato dalla passione di Gesù non assomiglia al ketchup
pornografico dell'iconografia gibsoniana, ma ai volti sofferenti
dei clandestini semi assiderati e disidratati? Non vede, dalla
cortina fumogena del suo toscano, che la Madonna ha il volto di
quella madre africana che depone in grembo alle acque del mare il
figlioletto oramai esanime per gli stenti, senza che ci sia
neppure un Michelangelo a immortalare la sua pietà? A
chi si interroga da oltre mezzo secolo dove si trovasse Dio
mentre riducevano il suo popolo in cenere ad Auschwitz qualcuno
ha risposto: “ Dov'era Dio allora? Si faceva massacrare con
i suoi figli.” Ora come allora, se c'è, muore con
gli innocenti, mentre in essi si estingue la sua impronta
massacrata dall'indifferenza, o irrisa nella gozzoviglia
consumista, come accade a poche miglia di distanza, dove, mentre
i clandestini annegano, nei villaggi vacanze che assomigliano
sempre più a lager del divertimento coatto, l'uomo turista
sballa fra musiche assordanti e iterazione ossessiva di urla
militaresche sotto il comando dell'animatore Kapò.
Moni
Ovadia – L'UNITA' – 14 /08/2004
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