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Moni Ovadia

Lo sconcio revisionista

Due settimane or sono, ho avuto modo di assistere alla trasmissione televisiva “Porta a Porta” condotta da Bruno Vespa dedicata alla figura privata del dittatore fascista Benito Mussolini. Il pretesto per quella serata storico-familiare, è stato fornito dalla recente pubblicazione di un libro biografico del figlio del duce, Romano e fra gli altri erano presenti oltre all'autore la celebre nipote del despota, Alessandra e lo storico Rosario Villari. Avrei voluto scrivere quest'articolo all'indomani di quella serata ma mi sono trattenuto perché il mio sentimento di disgusto e di indignazione rasentava la rabbia e un simile sentimento non è mai dignitoso neppure in presenza delle più sacrosante ragioni. La mia attesa è stata anche premiata perché la settimana seguente ha potuto sorbirmi il calice avvelenato dell'emissione dedicata al cinquantesimo anniversario del ritorno di Trieste all'Italia e quindi al ricordo delle Foibe.

L'evento delle Foibe è stato un crimine feroce e credule, così come ingiusta e violenta fu l'espulsione degli italiani d'Istria maltrattati e dimenticati in patria. Tutte quelle vittime meritano rispetto e giustizia, la memoria delle loro sofferenze va onorata e risarcita, i responsabili di quelle sofferenze devono essere giudicati. Fatta questa doverosa premessa, è tuttavia indispensabile ribadire mille e mille volte ancora, qualora fosse necessario, che la principale e fondamentale responsabilità dell'orrore che si produsse intorno al secondo conflitto mondiale, ricade sulla barbarie nazifascista. Nessun revisionismo strumentale e nessuna telenovela riusciranno a cambiare questa evidenza. E per quanto riguarda noi italiani, sarà bene arrivare al redde rationem culturale, senza il quale il nostro paese non diventerà mai una civile democrazia europea. “Il fascismo fu il male assoluto!”. Prendo a prestito questa solenne dichiarazione rilasciata da Gianfranco fini, presidente di An, in occasione della sua visita al sacrario della Shoà di Yad Vashem a Gerusalemme. Ha ragione il vicepresidente del consiglio perché il fascismo fu una brutale dittatura liberticida che abolì i fondamentali diritti dell'uomo, il suo creatore e leader fu un brutale dittatore che fece assassinare e deportare i suoi avversari politici, trascinò l'Italia in una spevantosa guerra di aggressione che portò il paese al disastro e all'infamia. Mussolin fu un mascalzone della peggior specie, opportunista e vile. Fu un traditore che pugnalò alla schiena i suoi camerati ed amici ebrei che credevano in lui, infangò la sua amante anch'essa ebrea che tanto aveva contribuito alla sua crescita. Fu un criminale di guerra che mandò a morire ottomila dei suoi concittadini innocenti per bieca convenienza. Il duce fu alleato organico del nazismo e dei suoi peggiori fascismi, fra cui gli ustascià croati. Come si possono onorare le vittime delle Foibe se non ci si va ad inginocchiare sulla terra contaminata di Jasenovac, dove gli aguzzini del criminale Ante Pavelic – di cui il duce era sodale – trucidarono centinaia di migliaia di serbi, zingari ed ebrei in un lager come Auschwitz? Quando mai gli ipocriti ex-post-amcor fascisti sono andati ad inginocchiarsi e chiedere perdono in terra d'Africa orientale, dove le truppe fasciste del generale Graziani si macchiarono di atroci massacri contro i civili con l'uso di gas asfissianti e di lanciafiamme? Quando mai hanno compiuto un pellegrinaggio a testa bassa a Cefalonia dove migliaia di soldati italiani riscattarono l'onore dell'esercito opponendosi ai criminali nazisti, mentre il loro amato duce si appecoronava come un servo al volere di Hitler? Quanto alla gagliarda Alessandra ed al pacioso Romano, hanno mai avuto la modestia di ascoltare qualche testimonianza dei sopravvissuti ai lager ovvero al destino riservatigli dal loro amato nonnino e paparino di cui sentono tanta struggente nostalgia? Il prossimo 27 gennaio, giorno della memoria, potrebbero prendere la palla al balzo per ascoltare parole di uomini e non chiacchiere da salotto. Mi permetto di consigliarlo anche al signor Vespa così potrebbe risparmarsi la vergogna di trattare la persecuzione degli ebrei come il furto del barattolo della marmellata dalla madia della mamma. Con questo sconcio revisionista l'Italia non arriverà mai alla pacificazione e se l'armata brancaleone della casa della libertà non uscirà dalla cloaca fascista, dal populismo e dalla xenofobia, l'Italia rimarrà inesorabilmente menomata sul piano della democrazia.

E' ora che i pochi conservatori seri degni di questo nome si sveglino se non vogliono essere coinvolti in un infamante declino umano e politico.


Moni Ovadia – L'UNITA' – 30/10/2004


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