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L'UNITA' 16/03/2002 |
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La Destra che ha voglia di guerra |
Il governo di centro destra del nostro paese ha varato una serie di leggi che di fatto innalzeranno la conflittualità fra le forze sociali. L'esordio violento e ferocemente repressivo mostrato in occasione del Summit di Genova è stato rivelatore della vocazione bellicosa della Casa delle Libertà. La scelta è deliberata, nasce da una concezione plebiscitaria dell'esercizio di potere: colui che è stato voluto dal corpo elettorale è sovrano per grazia di Dio e volontà del popolo. Le regole non devono disturbare il manovratore. Eppure sono le regole del maggioritario che consentono ad una minoranza di voti di governare. Gli uomini del centro destra sembrano averlo dimenticato come hanno dimenticato che il maggioritario non cancella automaticamente la Costituzione, non vanifica le libertà ed i diritti che essa garantisce a tutti i cittadini. La nostra carta dei principi dichiara con solennità che l'Italia è una repubblica fondata sul lavoro, sul lavoro e non sull'impresa.
Il lavoro sia esso dipendente od indipendente è fondante del diritto e dà senso al contratto sociale che ci caratterizza come comunità nazionale. L'abrogazione dell'articolo 18 dello Statuto dei Lavoratori è nella sostanza una dichiarazione di guerra ai lavoratori dipendenti, è l'usurpazione di uno status di pari dignità con il datore di lavoro con la scusa della maggiore competitività. Quello Statuto fu varato da un governo di centro-sinistra oltre trent'anni fa, porta la firma di un socialista ed è stato formidabile strumento di equilibrio. Quell'equilibrio ora è stato rotto a favore della Confindustria guidata da un presidente lanciato sulla china pericolosa della protervia padronale. La guerra non è stata dichiarata solo ai lavoratori, ma anche agli immigrati, agli studenti delle scuole pubbliche, ai giudici, all'Europa, agli oppositori e persino ai conservatori di solida tradizione come l'ex ministro degli esteri Ruggiero.
La componente autoritaria delle forze conservatrici del mondo occidentale ha ancora un forte radicamento, i suoi rappresentanti sono portatori di una concezione della democrazia a regime limitato. Prediligono il presidenzialismo con la concessione di ampi poteri all'esecutivo e mal tollerano le funzioni di controllo di altri poteri che limitano le capacità operative di prendere decisioni rapide a senso unico. Ostentano disprezzo per gli avversari maniacalmente definiti imbelli, sovversivi o comunisti.
Il loro idolo unico ed indiscusso è il mercato dispensatore di sicura felicità. Persino le forze ex fasciste, integrate nel conservatorismo autoritario si sono votate istericamente e senza ritegno alla fede iperliberista dimentiche del mito nazionale e sociale che le ha fondate.
E' sconcertante pensare che in società complesse come quelle in cui viviamo, le quali devono affrontare problemi delicati e drammatici, goda ancora di tanto credito e attrattiva presso l'elettorato una concezione così schematica, rozza e miope della politica. Le forze di opposizione e le voci indipendenti dell'informazione devono mobilitarsi con grande impegno e determinazione per contrastare sul piano culturale questa pericola deriva, che in Italia esprime un governo reazionario e negli Stati Uniti un presidente cow-boy pronto a servirsi delle colt atomiche contro i nemici ed alleati.
Moni Ovadia L'UNITA' 16/03/2002
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