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Guardando verso Est |
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La costruzione di un'Europa unita, integrata, ricca delle sue molteplici identità, solidale e socialmente giusta e, a mio parere, il progetto che può maggiormente contribuire ad avviare una significativa trasformazione nello squilibrato assetto del nostro pianeta sempre più piccolo. Le due vocazioni culturali e spirituali che il nostro continente dovrebbe coltivare, si trovano una sulle coste del mar Mediterraneo, nutrice primigenia della cultura occidentale e seconda nelle tormentate regioni dell'Oriente slavo dai grandi corsi d'acqua e dalle fitte foreste. Ho avuto il grande privilegio di avere fuse nella mia personale identità le due forze, sono nato in un paese slavo, la Bulgaria, da una famiglia di ebrei sefarditi, ovvero di discendenza ispanica. I miei nonni paterni erano di Smirne in Turchia, quelli materni di Nis in Serbia. Io sono cresciuti in Italia. La mie varie provenienze non si sono omologate, non si sono stinte in un guazzetto da cucina folkloristica, ma sono rimaste integre, vibranti e guizzanti e per quanto attiene a me inj una reciproca fertilizzazione con mutuo rispetto. Talora, quando ricevo una particolare sollecitazione, una di queste identità emerge più intensa risuonando con persone, luoghi o avvenimenti per il tramite delle corde di simpatia. Un paio di anni fa, nella mia compagnia di teatro musicale, hanno militato cinque straordinari danzatori ucraini. La loro presenza nella mia vita, per alcuni mesi, ha messo in stato di fibrillazione il mio coté slavo. Da moltissimi anni ho smesso di bere seriamente, mas con i miei ballerini ucraini ho bevuto vodka fino al punto di finire disteso sotto il tavolo fra lo stupore dei miei amici e dei miei congiunti che non mi ritenevano capace di una simile performance alcolica. Noi slavi beviamo con l'anima, nel bene e nel male, cantando struggenti canzoni e moltiplicando i brindisi nella nostra lingua prendendo a pretesto la più strampalata delle dediche. Naturalmente in tutto questo c'è un po' di ironia e di esagerazione, ma c'è anche qualcosa antica e profonda. Queste iridescenze remote e vicine si sono affacciate nei miei pensieri con profonda preoccupazione in questi ultimi giorni. Le nostre televisioni ci hanno mostrato le immagini di un'Ucraina divisa, lacerata. In prima battuta era lecito verso una situazione di scontro, di guerra civile. Fortunatamente le mediazioni hanno funzionato, entrambi gli schieramenti si sono impegnati a non ricorrere in nessun caso alla violenza. Questo è un valore straordinario in un paese che ha conosciuto grandissime sofferenze, che ha avuto milioni di morti, travagli inenarrabili con la propria identità e derive perverse nei confronti delle proprie minoranze. Ho telefonato a Maxim Anatòlievic, uno dei ballerini, per avere notizie di prima mano. Fra le altre cose mi ha spiegato che il paese è diviso da due vocazioni contrastanti, quella filo occidentale e quella pan slava, un una certa misura la spaccatura è anche generazionale. Secondo Maxim, quella filo occidentale è molto influenzata dagli Stati uniti e ad essi guarda, quella filo slava si rivolge come ad un partner naturale alla Federazione Russa. Io non pretendo certo di addentrarmi nei meandri di una circostanziata disamina politica, ma la prima domanda che mi sale al cuore è: E l'Europa? Cosa fa l'Europa?. Non mi riferisco alla lodevole ma troppo limitata e parziale mediazione dell'ottimo e volenteroso Ministro degli Esteri Javier Solana. Io penso ad una strategia di medio e lungo termine. Che senso ha inglobare anche l?ucraina nella Nato per puntare le armi di un'alleanza oramai divenuta semiplanetaria dritto fra le natiche della Federazione Russa se non quello di rendere sempre più proterva la supremazia economico militare già soverchia degli USA. Come non capire in questo caso le ragioni di Putin? Se l'Europa vuole davvero crescere e diventare competitiva sul piano economico e fattore di equilibrio cultural-politico, la NATO ha ancora senso? Quando l'Europa comincerà a pensare di camminare con le proprie gambe, quando saprà fare a meno del tutore stelle e strisce per stabilire con lui un rapporto di pari dignità e diritto? Forse quando comincerà a riferirsi a tutto il mondo slavo Russia compresa come il partner naturale con cui pensare una più grande unione. Nelle carte geografiche, sin da quando ero piccino la Turchia stava parte in Asia e parte in Europa, la Russia anche. Allora, se la Turchia può unirsi a noi europei, perché in un futuro più lontano non potrebbe farlo anche la patria dei Tolstoji, dei Dostojevskji, dei Gogol, dei Cechov, dei Majakovskji, dei Pasternak, degli Ejzenstein di cui tanto sono debitori la cultura e l'immaginario di noi abitanti del Vecchio Continente? Moni Ovadia L'UNITA' 04/12/2004 |
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