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Demonologia minore |
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Il candidato premier dell'Ulivo Romano Prodi ha le idee chiare e di questi tempi questo solo fatto rappresenta un importante valore. Alle prossime elezioni sarà bene che tutti gli oppositori all'attuale governo se ne rammentino invece di perdersi in inutili distinguo e sofismi. Il professore usa precise parole e nell'attuale deriva della democrazia e delle sue regole, costruita legge dopo legge dal sedicente polo delle libertà, un simile ardire viene percepito come lesa maestà dalla corte di re Silvio. Il nostro giornale, che grazie a Dio non ha perso la bussola malgrado le reiterate e vili aggressioni, ha già ospitato diversi contributi brillanti ed incisivi al proposito, ma in questo momento mi sembra doveroso fare sentire la voce di tutti noia sia per dovere di solidarietà verso Prodi che per contribuire ad una riflessione politica di cui tutta l'opposizione ha estrema necessità. Personalmente non ho capito cose c'è di sbagliato o di ingiusto nelle parole che il Professore ha scelto per definire le truppe che Berlusconi ha reclutato per la battaglia elettorale, ma meno ancora capisco le ragioni delle critiche che provengono da esponenti del centrosinistra. Ogni volta che qualcuno dice la verità sul cavaliere o lo critica salta fuori la litania che non si deve demonizzarlo. E perché mai non si dovrebbe? Per chi crede nei valori non negoziabili della democrazia Silvio è il demonio. D'accordo non è Satana in persona, né sua maestà del male Lucifero. Quelli si sono incarnati in Hitler, in Stalin, gente dura con alle spalle guerre, rapine, medaglie, deportazioni, Siberie e con davanti imperi del male, mitologie posticce e divinità atee imbalsamate. Silvio è piuttosto un diavolastro, che so un Belzebù da villaggio, di quella demonologia minore tanto cara da I. B. Singer, ma comunque scompagina e demolisce ogni comportamento morale, compra le anime e demolisce ogni comportamento morale, compra le anime servendosi dello sterco del diavolo o della vanità dello specchio delle brame-televisione sotto il cui incantesimo cadono anche troppi esponenti dell'opposizione, roba vile insomma da epoca ultradecadente. Talora è anche pasticcione e si tira la zappa sui piedi, ma in quei momenti l'infernicchio provvede a soccorrerlo per mezzo di aiutanti dalla faccia come il posteriore. Naturalmente io da ebreo agnostico, così come non credo al messia, non credo al diavolo, ma ritengo possibile lo stabilirsi di ere demoniache e di era messianiche. La nostra è decisamente un'era demoniaca, si caratterizza per la totale sottomissione al vitello d'oro, per la pervasione del linguaggio le guerre diventano prima umanitarie, poi preventive si diffonde l'asservimento ai potenti, l'intera società mostra segni di corruzione. Pochi si danno a dei veri sabba di lusso e di privilegio, mentre molti arrancano nel disagio, nella disoccupazione, nella frustrazione e nell'emarginazione. Le moltitudini muoiono nella fame, nello sfruttamento o languono nell'inedia e nella malattia. Silvio Berlusconi non è il colpevole di queste infamie, ma ne interpreta bene lo spirito, lo sollecita. Favorisce i ricchi, li invita ad evadere le tasse, raggira i poveri con promesse demagogiche mentre li rende ancora più poveri. E' di oggi la notizia della disperata protesta di lavoratori forestali calabresi che rischiano di essere ridotti sul lastrico dalla finanziaria che dovrebbe dare più soldi agli italiani. Il cavaliere rende lecita la devastazione del nostro più prezioso patrimonio, quello paesaggistico, senza limiti e senza pudore ma si guarda bene dal combattere le vere piaghe del nostro paese: la corruzione e i privilegi che con lui divengono, al massimo, peccati veniali. Il suo potere ha partorito schiere di adepti posseduti che quando sono di fronte al più moderato dei suoi oppositori roteano gli occhi e gli vomitano addosso liquami e mota verbale, ne ho assaggiato gli effetti quando per l'uso di un iperbole giornalistica sono stato definito terrorista e complice morale dell'assassinio di Marco Biagi. Ma più di ogni cosa inquieta l'effetto che fa sugli avversari più fragili. Costoro sembrano intimiditi dal suo furore, arretrano con argomentazioni ragionevoli davanti a questo panzer pigliatutto. Ritengo la prudenza una virtù, fin quando non trascorre nella miopia e considero la moderazione uno strumento politico efficace, fintanto che non si perverte in ostinazione a priori. Non è tempo di illudersi, la prossima tornata elettorale non sarà una normale contesa politica, sarà lo scontro di due diverse visioni del mondo: una basata sullo strapotere del denaro, l'altra sull'equilibrio dei poteri e sulla centralità della democrazia. E comunque, al di là delle similitudini, per una par condicio alla quale non intendo rinunciare in nessun caso, se il capo del governo definisce il candidato che sostengo come tutto il male possibile, io ho il sacrosanto diritto di definire lui come un diavolastro. Moni Ovadia L'UNITA' - 11/12/2004 |
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