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Moni Ovadia

Nel momento più oscuro delle tenebre

La visione solitamente pletorica e monotona dei notiziari televisivi può all'improvviso rivelarsi illuminante se i sensi abbandonano l'insieme del quadro che ci viene offerto per concentrarsi su un dettaglio che si materializza quasi involontariamente sotto i nostri occhi. Guardando il servizio filmato di un tg di mercoledì sera che riferiva della votazione al Senato della Repubblica sulla “nuova costituzione”, mi sono di colpo ritrovato nella condizione del fotografo protagonista del memorabile film “Blow up” di Michelangelo Antonioni. Il piccolo schermo mostrava lo scontro a colpi di tricolore dei senatori del governo contro quelli dell'opposizione. Il dettaglio che, come un tuffo al cuore ha attratto la mia attenzione nell'inquadratura, è stata la figura seduta nel suo banco del Senatore a vita onorevole Giulio Andreotti. Il vecchio politico democristiano se ne stava chino in silenzio con lo sguardo a terra tenendosi il capo fra le mani con la schiena curva oltre il confine del suo celebre profilo. Mai prima d'ora si era mostrato così pubblicamente, neppure nei momenti difficili del processo per collusione mafiosa. I miei occhi hanno cercato di zoommare su quell'immagine e, non riuscendoci, hanno passato l'incarico alla mia mente. Mi sforzavo di cogliere la sequenza precisa dei pensieri di quell'uomo che ho sempre considerato un avversario e che avversario! Come molti altri l'ho giudicato uno dei principali responsabili dei grandi guasti della Prima Repubblica. In quale misura Andreotti abbia operato bene e in quale male, durante quella lunga e travagliata stagione, probabilmente lo diranno gli storici alle generazioni future. Certo è che quell'uomo curvo che sembra dovere portare sulle sue precarie e vetuste spalle l'intero peso del disastro da lui osteggiato e provocato da una maggioranza di avventuristi uniti dalla sola logica del potere, è l'immagine del crollo definitivo della democrazia nata dalla Resistenza. Le speranze che avevamo riposto in un cambiamento, si sono rivelate una chimera, il sogno di un'Italia nuova, normale, più giusta che avevamo intravisto nei primi anni di Mani Pulite si è trasformato nel peggiore dei nostri incubi. Ma talora, nel momento più oscuro delle tenebre che determinano la notte della ragione, si intravede un primo lucore che annuncia un'alba possibile se non imminente. Quella piccola luce intensa, io l'ho vista nel magnifico fondo del professor Galli della Loggia. È stata una boccata d'ossigeno: un liberale, un pensatore lontano dalle mie idee mi segnala con forza che è possibile fondare una democrazia compiuta in cui le differenze di opinione politica abbiano modo di misurarsi anche aspramente e polemicamente ma all'interno di un'idea di Stato e di società civile condivisa. Il nostro paese ha un bisogno vitale di una forza moderata degna di questo nome, all'altezza di quelle europee. Quella che ci governa è solo un'armata brancaleone all'arrembaggio delle istituzioni composta da forze eterodosse che si alimentano reciprocamente recitando la commedia dei ricatti incrociati. Ciò che li unisce è solo il comune odio per i valori dell'antifascismo e in questo, anche i finti moderati non sono dissimili dai fascistoidi, dagli xenofobi e dai cortigiani del capo. I galantuomini che inopinatamente si ritrovano nelle loro file, come il commovente Domenico Fisichella, sanno qual è la via dell'onore.

A questo punto pensare a qualche opzione bipartisan è semplicemente ridicolo. Nelle prossime tornate elettorali si confronteranno due concezioni della democrazia inconciliabili. Quanto ai cosiddetti terzisti “non ti curar di lor ma guarda e passa”.

Moni Ovadia – L'UNITA' – 26/03/2005


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