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Moni Ovadia

Politica e splendore

L’inesauribile repertorio dell'umorismo ebraico mi offre piccoli bagliori di filosofia del paradosso che mi scatenano sapide associazioni e per questo me ne servo con grande godimento. Un Witz del secondo dopoguerra, riferisce di un vecchio signore ebreo abbigliato con un abito liso, la barba malcurata e con in testa una vecchia e consunta lobbia di gran marca che nell'agosto del Quarantacinque, alle 18.00 precise, si siede al tavolino di un caffe in una Vienna da “Terzo Uomo”. Chiama il cameriere con un cenno e ordina con voce dolce e malinconica un caffé, una schnapps e una copia del Volkischer Beobachter, l'organo ufficiale del partito nazista.

Imbarazzatissimo il sussiegoso cameriere risponde al vecchio ebreo: “Mi dispiace signore, ma quell'orribile foglio nazista non esiste più, non si pubblica più. È finita capisce?”. Questa scena si ripete identica e con inesorabile puntualità per venti giorni tutte le sere. Al ventesimo giorno il cameriere trova la forza per vincere il proprio imbarazzo e domanda al vecchio ebreo con la lobbia: “Mi perdoni mio buon signore, sono venti giorni che lei viene qui puntualmente alle 18.00 e mi ordina un caffè, una schnapps e una copia del Volkischer… insomma quell'orribile foglio nazista e sono venti giorni che tutte le sere io le spiego che quel giornale non si pubblica più, che è finita. Perché lei insiste a chiedermelo?”. Con un sorriso lontano, il vecchio ebreo spiega al cameriere. “Proprio per questo mio caro signor cameriere. Per sentirmi ripetere tutti i giorni, che quel foglio non esiste più”.

Mi sono sentito nei panni del personaggio dello straordinario witz, dopo la travolgente vittoria dell'Unione e la débacle del Polo alle ultime elezioni. Se gli apparecchi televisivi di fronte ai quali mi trovavo in quei momenti entusiasmanti avessero potuto parlare, mi avrebbero chiesto perché mi ostinavo a cambiare canale per la centesima volta solo per ascoltare la stessa litania dei risultati e io avrei risposto come il vecchio ebreo della Vienna del '45. Sono uno di quei cittadini che ha sofferto quasi fisicamente l'offesa che questo governo protervo, volgare ed ingiusto ha provocato alle regole del vivere civile nel nostro paese e solo un'inossidabile fede e disciplina democratica ci ha trattenuti dal reagire smodatamente. Tanto più grande è stato il patimento, tanto più grande è l'entusiasmo per l'impetuosa vittoria. Questa sia chiaro è la vittoria di tutti! Dei cittadini, della società civile, dei movimenti, ma è anche la vittoria di Fassino e di Bertinotti, di D’Alema e di Boselli, di Rutelli, di Mastella e della Sbarbati. È bene non dimenticarlo perché l'Italia per essere governata ha bisogno di un'alleanza che aggreghi dialetticamente le variegate istanze sociali per un serio e coraggioso progetto riformista. Ma, a mio parere, le vittorie simbolicamente più significative sono state quella di Nichi Vendola e quella di Piero Marrazzo. Nichi perché ha “abbattuto” per la seconda volta il muro di Berlino. Sì! è ora di proclamarlo a voce alta, il famigerato muro è caduto anche per quell'accozzaglia di reazionari che coniugano anticomunismo, fascistume, macismo da rigurgito e omofobia. Un comunista democratico ricco di cultura spirituale, omosessuale mosso da autentica passione politica può governare per il meglio con una nuova luce il nostro paese trascinato nel ridicolo dalla destra. Piero dal canto suo non solo ha sconfitto con le armi potenti della pazienza e della sobrietà un politico duro, spregiudicato e astuto come Storace, ma ha anche spazzato via il pregiudizio che le esternazioni politiche di certi porporati schierati, influiscano sul voto cattolico. I cattolici democratici hanno rispetto per la Chiesa come istituzione spirituale invece mal sopportano le intrusioni temporali di stampo autoritario. I cattolici “temporalisti” voterebbero comunque dall'altra parte, a prescindere. Ma c'è per me una vittoria ancora più splendente in questo momento, è quella di questo giornale e il nome del suo artefice lo voglio gridare forte sperando che alla mia ovazione si unisca quella di centinaia di migliaia di persone per bene. Quel nome è Furio Colombo.

Moni Ovadia – L'UNITA' – 09/04/2005


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