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Moni Ovadia
L'UNITA' – 13/04/2002

Il Pompiere

L'ultimo scoop è arrivato sulla nostra stampa e sul piccolo schermo nella forma di un vibrante ed indignato j'accuse uscito dalla penna della scrittrice e pasionaria Oriana Fallaci. Seguirà alla sua giaculatoria rivolta contro ambienti cattolici e contro la sinistra tout court, una sequela di polemiche con contorno di acclamanti consensi e infuriati dissensi, qualcuno si lascerà andare sicuramente anche agli insulti. In questi tempi incandescenti, pur avendo espresso le mie posizioni in forma di opinioni e non di proclami, ho avuto modo di assaporare il frutto intossicato dell'aggressione da parte degli estremisti degli opposti schieramenti. Per questo mi sento legittimato a tentare di assumermi il ruolo di pompiere, inteso nel senso del milite che si adopera per spegnere gli incendi.

Lo scritto ieratico della Fallaci contiene sicuramente elementi di verità. Gli attentati contro le sinagoghe sono atti di brutalità contro il mondo ebraico, infami. La deriva estremista del pacifismo si esprime con slogan antisemiti, la glorificazione dei kamikaze che trucidano civili innocenti è vergognosa, parti del mondo cattolico sono ancora tentate dall'antigiudaismo e in certa sinistra vi sono posizioni schematiche e settarie quando non decisamente miopi.

Israele ha sicuramente le proprie ragioni fra le quali quella di essere stata per anni minacciata di estinzione da parte di molti paesi arabi; anche da parte dell'Olp prima che la sua dirigenza imboccasse la via della trattativa. Hamas e Jihad continuano a sostenere questa opzione. E' giusto ricordare che dai media siriani e di altri paesi del fronte intransigente è uscita una propaganda in stile nazista. Detto questo e fattisene carico, accusare di antisemitismo tutta la sinistra in blocco e tutto il mondo cattolico è non solo profondamente ingiusto, ma anche strumentale. Sono ebreo e sono di sinistra, di entrambe le condizioni sono profondamente fiero e orgoglioso. La sinistra è stata portatrice ed è portatrice di tutte le grandi lotte per l'emancipazione dei deboli e dei perseguitati inclusi gli ebrei. E' bene non dimenticare che le destre conservatrici in tutto il mondo hanno nutrito o perlomeno guardato con compiacenza tutti i fascismi antisemiti, facendo propria l'equazione ebreo uguale comunista fino ai tardi anni Sessanta e oltre. Nella piccola sinagoga che frequento c'è una lapide in memoria del dottor Carnevali, l'epigrafe incisa su quella lapide recita: “Al dottor Carnevali che condivise le sofferenze dei nostri fratelli”. Il dottor Carnevali era un comunista. Quante migliaia di dottor Carnevali ci sono stati e quanti ce ne sarebbero ancora nelle stesse circostanze, fra questi ritengo che ci sarebbe anche Fausto Bertinotti. Le critiche contro gli errori della sinistra non devono trasformarsi in una sua criminalizzazione che a mio parere sarebbe vergognosa e vile. La Fallaci inoltre non entra nel merito di una cruciale questione che registra un idem sentire con la sinistra democratica anche di molti ebrei e molti israeliani: l'ingiustizia della prolungata occupazione militare dei territori palestinesi e la continua e vessatoria espansione delle colonie in quelle terre.

Vedendo il servizio sullo scritto della Fallaci montato alternando scene dello sterminio nazista con immagini delle manifestazioni pro-palestinesi e trasmesso dal TG5 più di dieci minuti, mi sono venute alcune domande dal profondo del cuore. Sono tutti antisemiti coloro che criticano la politica del governo Sharon? Anche i militanti di Shalom Acshav? Anche Yael Dayan e le migliaia in piazza con lei? Anche i riservisti che sono pronti a morire per la propria patria ma non sono disposti a fare i gendarmi di un altro popolo? E quando i militanti della destra israeliana all'epoca di Oslo inalberavano i ritratti del legittimo primo ministro Rabin con la kefiah, la svastica al braccio e la scritta terrorista erano anch'essi antisemiti e traditori del popolo ebraico? Una volta in Israele un colonnello dei corpi speciali di Tsahal mi disse con un'iperbole: “Se hai mitra puntato contro i denti e un bazooka che ti mira al sedere, non c'è mai una sola soluzione per venirne fuori”. Non sarebbe ora di trovarla quell'altra soluzione che si chiama pace a partire dal linguaggio?

Moni Ovadia – L'UNITA' – 13/04/2002


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