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Moni Ovadia

Vittime e vizi

Siamo tutti potenziali vittime dei terroristi qui in occidente. Essi sembrano volerci considerare tutti nemici e colpiscono nel mucchio. In quel mucchio ciascuno di noi corre il rischio di trovarsi. Oggi il generale Sharon potrebbe dirci che cominciamo ad avere un'idea di ciò che gli israeliani hanno subito per anni. Forse si aspetterebbe da noi comprensione ed appoggio per avere praticato una politica di rappresaglia militare e di omicidi "mirati" in risposta al terrorismo. Simile atteggiamento avrà verosimilmente George W. Bush che, dopo gli attentati di Londra, può legittimamente dire agli europei: "cominciate ora a sentire sulle vostre carni il morso dei nemici del nostro way of life?".

In realtà la questione non è né così semplice, né così meccanica. Statisticamente la maggioranza di un gruppo (popolo, società, città) tende a reagire ad ogni aggressione in modo primario cioè chiudendosi, chiedendo protezione e ritorsioni generiche e diffuse contro il nemico. Le motivazioni istintuali di un simile comportamento sono comprensibili ma non necessariamente giuste né lungimiranti. Non mi stancherò di ripeterlo: una maggioranza, secondo i canoni accettati della democrazia, ha il diritto di eleggere il governo ma non ha il diritto ad avere ragione e se è una maggioranza autenticamente democratica, non dovrebbe mai esimersi dall'ascolto delle voci di una minoranza anche nel caso di minoranze esigue. Le conquiste più alte della storia della civiltà, sono sempre partite dalle intuizioni di minoranze che hanno pagato ogni prezzo per affermare idee ed ideali dei cui vantaggi hanno in seguito goduto anche i loro più strenui oppositori. Quando si squarcia la cortina della rigidità mentale, molte istanze di pace e di giustizia appaiono alla luce per quello che sono: semplice buon senso.

Oggi, in Israele per esempio, conquista un crescente consenso un'associazione che accomuna genitori palestinesi ed israeliani che si chiama "the parents circle". Quelle madri e quei padri hanno sofferto il più grande dei dolori, hanno perso figli a causa del conflitto che insanguina quelle terre, ma invece di lasciarsi andare alla logica della chiusura e dell'odio verso l'altro, hanno individuato nella guerra il nemico comune ed hanno scelto di imboccare radicalmente la via della pace perché altri non debbano subire il loro destino. José Luis Zapatero, Primo Ministro spagnolo, ha deciso con il consenso della stragrande maggioranza degli spagnoli (questo è il caso di una minoranza maggioritaria), di rifiutare la logica della guerra malgrado il terribile eccidio di Atocha. Dunque parlare proprio in questo momento, quando il popolo inglese è stato così duramente colpito dalla perversa logica del terrorismo, di uscita dal pantano dell'Iraq, ha più senso che mai. È la logica stessa che lo dice. I dati delle più serie organizzazioni internazionali, dalle agenzie dell'ONU alla Caritas, tracciano un quadro preciso e raggelante delle guerre di oggi rispetto a quelle del passato: nella prima guerra mondiale le vittime civili furono il 15%, nel secondo conflitto mondiale i civili che persero la vita furono il 60%, oggi le vittime civili innocenti sono il 90% di cui 30% bambini al di sotto dei 14 anni. È con il sangue innocente di cittadini e bambini di paesi islamici che si pensa di opporsi al terrorismo islamista? C'è qualcuno che possa ragionevolmente pensare che non sia meglio attivare piuttosto un rapporto onesto di conoscenza e dialogo con l'Islam sulla base della pari dignità ricordando che la quasi totalità degli esseri umani di qualsiasi appartenenza cerca solo prosperità, giustizia e rispetto? Ma perché ciò avvenga, c'è un Occidente che deve essere disposto ad abbandonare il proprio vizio più inveterato: l'attitudine imperialista oggi prepotentemente incarnata dall'amministrazione statunitense neocon. Conoscere l'altro significa riconoscerlo, ascoltarlo, impegnarsi per attivare le condizioni dell'incontro e non indirizzare le risorse per studiarlo come una cavia da laboratorio. Ma l'idea di esportare la propria "democrazia" come valore assoluto, con le guerre "preventive" fondate su menzogne che cos'è se non un obbrobrio imperialista? È solo con il consenso sentito e il convincimento profondo delle genti islamiche che il terrorismo verrà ridotto all'impotenza. La logica della forza, della violenza, i pregiudizi e gli stereotipi possono terrorizzare le menti e i cuori, ma non saranno mai in grado di dialogare con loro.

Moni Ovadia – L’UNITA’ - 17/07/2005


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