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IL PORTO DEI RAGAZZI
Centri, centrini, centrazzi |
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Il "centro" nella nostra pseudo democrazia formale è ammalato di protervia e di sindrome autoreferenziale, come la maggioranza. E così, come la maggioranza ritiene che il proprio diritto a governare nel quadro di leggi costituzionali che tutelano anche la minoranza coincida con il diritto ad avere ragione sempre e comunque, il centro si ritiene la pietra filosofale di ogni possibile politica nel Bel Paese. Per gli abitanti di questo centro tutti i mali possibili non vengono dalle ali esterne, come si potrebbe supporre, ma solo da una di esse, l'ala sinistra dello schieramento politico. Appena fa capolino la più remota possibilità di un governo di centro sinistra, anche il più precario e male in arnese, le vestali del centro cominciano a fibrillare per dare vita al centrone. Molti di loro si danno a riti propiziatori voodoo per resuscitare lo zombie della grande Balena bianca che riporterà l'età dell'oro democristiana quando le sinistre erano confinate nel limbo di un'eterna opposizione. Ora, se queste prefiche del bel tempo che fu fossero rimaste nel tempio scudocrociato a tenere accesa la fiaccola della memoria in attesa di una seconda parusia, sarebbero stati rispettabili, invece si sono gettati a capofitto nel governo più avventurista, più disastroso, più estremista e "antidemocristiano" della storia della Repubblica. Hanno svolto con diligenza il ruolo dei camerieri di corte, hanno tollerato la convivenza sconcia con forze xenofobe, hanno accettato i sabba revisionisti degli eredi poco pentiti del fascismo gettando alle ortiche l'eredità di Don Sturzo e di De Gasperi. La ragione di tutta questa "disinvoltura" verso le loro stesse radici si può riassumere in una sola frase: "tutto purché i rossi non vadano al potere". Per i centristi del centrino berlusconiano il tempo non è passato, il muro di Berlino non è caduto, un possibile governo di centro sinistra non è il risultato salutare dell'alternanza democratica, ma una sciagura per l'Italia della maggioranza cattolica, una resa al relativismo e al giacobinismo. Quello dei valori è ovviamente solo un paravento per mascherare il vizio del potere, infatti le""grandi" manovre centriste sono cominciate all'indomani della batosta subita dal sedicente polo delle libertà alle elezioni regionali. Fu il primo segnale potente della crisi della leadership berlusconiana. L'unto del signore, il caudillo mediatico era ed è bollito e i segni devastanti della sua totale incapacità politica hanno trascinato l'Italia in fondo a tutte le classifiche economiche e politiche stilate dalle agenzie pubbliche e private più serie. I "moderati" del governo possono andare in televisione a raccontare tutte le panzane che credono, ma quando si guardano allo specchio non possono non confessarsi quello che è il segreto di pulcinella: il governo Berlusconi ha fatto dell'Italia lo zimbello del mondo e per ragioni di decenza dovrebbero assumersi le loro responsabilità. Ma non lo fanno e si danno a manovre trasformiste per non perdere il potere, la loro droga. Il nostro martoriato paese, i suoi cittadini non hanno bisogno di centri, centrini, centrazzi, hanno urgente necessità di risanamento, di buon governo, di sviluppo, di una cultura politica che guardi agli interessi collettivi e individuali nell'ugualianza del diritto. Il centro destra, questo centro destra ha fallito clamorosamente, è strutturalmente inadatto a governare un paese moderno. Tutto il suo schieramento è ugualmente responsabile, lo è stato in solido, nessuna delle sue componenti può essere rilegittimata senza compiere una profonda autocritica e rifondarsi. Sarebbe troppo comodo scaricare le responsabilità dei guasti sul solo Berlusconi. Adesso tocca al centro sinistra riportare il nostro paese alla piena dignità politica ed economica e al suo ruolo europeo. È una responsabilità pesante che non consente capricci, personalismi e tatticismi. Se non assolveremo a questo impegno subito, preparandoci alle sfide epocali con la massima determinazione l'Italia rischia di imboccare la china di una irreversibile decadenza e le generazioni future avranno il diritto di sputarci in faccia.
Moni Ovadia LUNITA 27/08/2005 |
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