Il
sindaco di Milano Gabriele Albertini sostenuto da una giunta di
centrodestra qualche giorno fa ha preso la decisione di chiudere
una scuola sita in via Quaranta. La scuola è frequentata
da 500 bambini arabi, per lo più egiziani. La ragione
addotta dagli amministratori per motivare il provvedimento è
quella del mancato rispetto delle norme igienico-sanitarie nei
locali adibiti all'insegnamento. Ma se così fosse sarebbe
stato sufficiente chiedere ai responsabili della scuola di
ottemperare alle leggi vigenti in materia provvedendo a mettere a
norma le strutture scolastiche.
La
vera ragione dell'ingiunzione è con tutta probabilità
la diffusa islamofobia che è cresciuta nel nostro paese in
seguito agli attentati del terrorismo islamista. Come era
prevedibile l'opposizione di centrosinistra ha duramente
criticato la giunta Albertini, non compattamente tuttavia.
Qualche voce nelle file dell'Unione si è espressa fuori
dal coro dicendosi d'accordo con la chiusura della scuola di via
Quaranta, in particolare quella del presidente della Provincia
Penati. Ora sia ben chiaro Filippo Penati per formazione
politica, culturale e personale si colloca agli antipodi di
qualsivoglia logica del pregiudizio, ma ritiene che una
integrazione degli stranieri che vivono e lavorano nel nostro
paese si possa avere pieno successo solo nel quadro della scuola
pubblica.
Condivido,
in linea di principio, la posizione di Penati, la formazione dei
bambini e degli adolescenti in una vera democrazia deve passare
per la centralità della scuola pubblica e personalmente mi
sento impegnato nella battaglia contro la privatizzazione
dell'istruzione. Ma stabilita la priorità del
principio la questione non si chiude qui. La nostra Carta
Costituzionale in piena sintonia con la Carta dei diritti
universali dell'uomo prevede che ogni identità, ogni
popolo, ogni gente abbia il pieno diritto di mantenere e
sviluppare le proprie culture, tradizioni, professioni di fede.
Si
obbietterà che nessuno impedisce a individui e comunità
di organizzarsi in associazioni e circoli per studiare e
diffondere la propria cultura e la propria lingua, ma il valore
formativo del tempo e del vissuto scolastico sono di ben altro
peso e ciò che si impara in quella stagione non è
paragonabile alle attività del cosiddetto tempo
libero. Inoltre per ragioni di equità dovrebbero essere
chiuse anche le altre scuole legate ad identità etniche
e/o religiose quindi dovrebbero essere chiuse molte scuole:
quella americana, la giapponese, la tedesca, quella ebraica e da
ultimo anche tutte le scuole cattoliche.
Io
ho frequentato dall'asilo al liceo una di queste scuole a Milano,
una scuola parificata, la scuola ebraica Da Fano-Mayer. Ho
studiato tutte le stesse materie come in qualsiasi altra scuola
comunale e statale e agli esami di maturità tenuti presso
il liceo Leonardo da Vinci particolarmente brillante è
stata la mia prova di lingua e letteratura italiana. Ma oltre a
Dante, Petrarca, Croce, Vico, Pirandello, Verga, Gadda, ho
imparato a leggere l'ebraico, ho abbronzato il mio cervello
esponendolo al sole della Torah, del talmud e dei maestri
dell'ebraismo. Per questo ho potuto dare al mio paese un
contributo originale e offrire al pubblico italiano un teatro
cosmopolita molto apprezzato da tanti cittadini italianissimi. La
questione è troppo complessa per essere risolta con
provvedimenti schematicamente burocratici, ritengo più
utile attivare un forum permanente di confronto sul delicato
problema dell'educazione per trovare una mediazione a cui
partecipino tutte le parti. Il futuro dell'eccellenza del sapere
italiano sarà certamente assicurato da studiosi e premi
Nobel di origine extracomunitaria.
Nell'immediato
presente sarebbe utile cambiare atteggiamento nei confronti dei
nostri concittadini stranieri, in particolare dei mussulmani,
smettere di parlare di loro a vanvera e cominciare a parlare con
loro con rispetto e disposizione all'ascolto. Come primissimo
passo, quando li incontriamo, impariamo a fare uso della loro
meravigliosa formula di saluto: Yah salamu aleykum
(la pace sia con voi) e quando il saluto viene rivolto a noi a
rispondere: Aleikum salam (con voi sia la pace).
Moni Ovadia
LUNITA 10/09/2005
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