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Moni Ovadia

I giudici dell’esistenza

Il governo di Teheran ha chiesto in questi giorni la cancellazione dello stato di Israele. Non è una grande novità. Ogni tanto qualcuno se ne viene fuori con questa idea. Il fatto grave è che il proclama venga da esponenti di un governo in carica. L'idea della illegittimità dell'esistenza dello Stato ebraico assai diffusa e condivisa da molti nei paesi arabi si incontra anche in Occidente in vari ambiti fra cui quello della sinistra estremista, ma anche fra alcuni gruppi dell'ortodossia ebraica i quali ritengono lo stato di Israele blasfemo e affermano che solo l'avvento del messianesimo porterà alla rinascita della Erets Israel biblica che poco o nulla a da spartire con uno stato nazionale come lo concepisce il pensiero moderno. Talora l'idea di cancellare Israele dalla carta geografica rientra nell'antisemitismo tout court (è il caso del pronunciamento governativo iraniano) e presenta tutte le caratteristiche di virulenza proprie di quella ideologia con il suo bagaglio di odio irriducibile per gli ebrei. I governanti iraniani, come gli antisemiti classici pensano che gli ebrei della “terra santa” dovrebbero sparire insieme all'entità statale sionista e se con loro sprofondassero nell'inesistenza anche gli ebrei della diaspora non sarebbe certo un male. I rappresentanti di certa sinistra estrema, figli di una cultura internazionalista ed antimperialista, ritengono invece che Israele in quanto stato non debba esistere, che tutti i profughi palestinesi e i loro discendenti devono essere messi nelle condizioni di ritornare nella Palestina come era prima del '47. Degli ebrei che vivono lì non parlano più che tanto o pensano magari che dovrebbero trasferirsi in Europa. Costoro di solito ignorano che la metà dei cittadini israeliani provengono dai paesi arabi da cui sono stati espulsi a seguito delle ripetute guerre mediorientali. Dunque gli ebrei cacciati dalle persecuzioni e dai conflitti e i loro discendenti dovrebbero tornare nelle loro terre di origine e ottenere il reintegro di tutti i loro beni. Ciò significherebbe, solo per fare un esempio, il 10% della Polonia, vaste ricchezze e proprietà in Egitto, Libia, Siria. E la Germania cosa dovrebbe riconoscere agli ebrei? la Baviera, la Sassonia? Gli “ingenui” sostenitori di questa tesi non si curano delle conseguenze di ciò che dicono, tanto il conto lo paga qualcun altro. Essi dovrebbero essere antinazionalisti e divengono ultranazionalisti solo al riguardo dei palestinesi. Riconoscono ad ogni popolo il pieno diritto all'autodeterminazione tranne che agli ebrei. I più rigorosi esponenti di questo pensiero assumendo il ruolo di giudici dell'identità ebraica affermano magari che gli ebrei non sono un popolo dunque non hanno diritto ad una terra. Quanto alla risoluzione dell'Onu che a forte maggioranza riconobbe lo Stato di Israele la ritengono illegittima e non si danno cura del fatto che se ciascuno delegittimasse l'Onu a suo piacimento l'idea stessa di legittimità internazionale varrebbe meno della carta su cui è scritta. Una variante generosa dell'abolizione dello Stato d'Israele è quella di farlo confluire nello stato binazionale arabo- ebraico su tutto il territorio della Palestina storica ed è animata dal grande rispetto per gli esseri umani al di là delle appartenenze nazionali. Allo stato delle cose tuttavia lo stato binazionale sul modello belga o svizzero mi appare un utopia e solo molti anni di pace potrebbero conferirgli una prospettiva reale. Personalmente sono sostenitore della diaspora universale e ho una totale ripulsa per ogni forma di nazionalismo, mi batto perché il modo di abitare il nostro pianeta sia quello di vivere da stranieri fra gli stranieri, ma avendo la ventura di essere capitato in quest'epoca so quanto lunga sia la via alla conquista della fratellanza universale. Nel frattempo quando sento queste sparate irresponsabili sulla cancellazione dello Stato di Israele il pensiero mi corre al popolo palestinese a quanti danni ha subito e quante sofferenze ha patito per questo estremismo giocato sulla sua pelle con il cinismo di una logica strumentale. Per questa ed altre ragioni, non mi stancherò di ripeterlo finché avrò fiato! La soluzione è la pace di Ginevra: due popoli, due stati, sul confine della linea verde, Gerusalemme capitale di due nazioni pienamente sovrane e riconosciute e una soluzione della questione dei profughi che coniughi il sacrosanto diritto con il pragmatismo dell'intelligenza.


Moni- Ovadia – L’UNITA’ – 29/10/2005


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