Il segretario del
partito dei Democratici di Sinistra Piero Fassino, in occasione
di un recente convegno sul rapporto fra Ds e teatro, riferendosi
alle rivolte di giovani nelle banlieu delle città
francesi, ha sostenuto che questi disagi si affrontano con
strumenti culturali. Fassino ha dichiarato che le sovvenzioni
pubbliche alla cultura sono un importante investimento sulla
qualità della vita e non una dissipazione di
risorse. Pochi giorni dopo, l'economista Brunetta,
parlamentare europeo ed esponente di spicco del polo delle
libertà, nel corso di un'intervista televisiva,
commentando la minaccia del ministro Buttiglione di dimettersi
nel caso fosse messo in atto nella finanziaria l'annunciato
taglio letale del Fondo Unitario per lo Spettacolo, ha dichiarato
che quel taglio era sacrosanto in quanto è inaccettabile
che lo Stato sovvenzioni l'egemonia culturale della sinistra.
Ora, al di là del valore propagandistico di una
frettolosa e maldestra dichiarazione, l'esponente della destra
forzista rivela un retroterra ideologico preciso: la cultura, il
teatro sono territorio d'elezione della sinistra. Bene!
Distruggiamo il teatro e la cultura. Questa posizione è
assai diffusa e condivisa in tutta l'attuale coalizione di
centro-destra che nel nostro paese ha poco o niente da spartire
con la grande tradizione liberale europea. Brunetta e i suoi
colleghi non si preoccupano di capire perché la destra non
esprima un'identità culturale forte e competitiva, non si
battono perché le sovvenzioni sostengano il patrimonio
culturale nazionale in modo che l'accesso sia garantito ad una
molteplicità di orientamenti ideali, essi chiedono
l'abrogazione dell'ingombro non diversamente dai nazisti, anche
se con i metodi incruenti dell'asfissia economica e
del telecomando spazzatura. La ragione profonda di questa
vocazione anticulturale è semplice: a costoro di tutto ciò
che è arte, teatro, bellezza, civiltà
dell'Umanesimo non gliene frega niente. La loro Weltanschauung è
stata espressa in modo mirabilmente sintetico dal loro padrone:
tre i: Impresa, Internet, Inglese. Impresa come zona
franca dell'impunità economica e giuridica dove gli esseri
umani sono solo delle risorse, internet come il
cyberspazio dei listini di borsa e della webeconomy, inglese,
come lingua standardizzata per parlare di quattrini, input,
output, briefing, deal, stock options, futures, business, looking
forward, eccetera. L'uomo che riconoscono è solo quello
economico che si sbatte per guadagnare o lavorare e per
divertirsi paga anche il sesso. Tutte le altre modalità
attraverso le quali l'essere umano esprime la propria specificità
ovvero la cultura, l'amore, la solidarietà, la qualità
della vita, la ricerca di giustizia sono per loro stronzate, roba
da comunisti finocchi, da preti comunisti, da idealisti
deficienti e comunque sono spreco di tempo e di danaro. La prova
è che le loro idee collidono anche con quelle di
Buttiglione perché il ministro - ancorché di destra
e talora persino reazionario -, è pur sempre cattolico e
colto e i cattolici hanno dato alla cultura italiana ed europea
un poderoso contributo. Il suo retroterra cristiano, pur relegato
in un angolino remoto della sua educazione, gli impedisce di
accettare l'uomo totalmente despiritualizzato, desacralizzato e
servo o padrone, che hanno in mente i suoi sodali di
schieramento. Oggi, in un'economia di mercato fortemente
condizionata dai mercati mondiali, dall'appartenenza europea con
tutte le sue regole e paletti, un governo di sinistra può
mettere in atto un processo di risanamento e di riassetto delle
strutture economico-finanziarie del paese ma non può certo
imboccare una strada di totale e radicale autonomia. L'ambito in
cui meglio si può esprimere la differenza radicale e
definitiva fra centro-sinistra e questo centro-destra, è
proprio quello della cultura che significa contestualmente
concezione della vita, sensibilità sociale e umana,
visione del mondo basata sui valori della conoscenza, della
libertà e della giustizia. La dichiarazione di Piero
Fassino sulla cultura, in un momento così drammatico per
la vita e il futuro dell'Italia, assume un carattere di solennità
e di impegno di cui sono certo che il leader del principale
partito dell'Unione sia pienamente consapevole e auspico che
l'intero schieramento del centro-sinistra sappia porre la
questione culturale come priorità dell'attività di
governo.
Moni Ovadia LUNITA
19/11/2005
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