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Moni Ovadia

Se Ahmadinejad crede d'esser Saladino

Il neoeletto presidente iraniano Ahmadinejad sembra volere interpretare il ruolo del feroce Saladino del 2000 e non perde occasione per dichiarare di volere redimere l'Islam dalla più cocente offesa alla sua dignità: l'esistenza dello Stato d'Israele nel cuore del Medioriente arabo che nega al popolo palestinese il dritto di avere la propria nazione nell'intera Palestina storica.

Questa volta, per rimediare all'insulto, dichiara sulla base della sua sola ed autoreferenziale verità che lo sterminio di sei milioni di ebrei ad opera dei nazisti è una favola pro bono della cattiva coscienza europea e quindi propone di espiantare lo stato ebraico da dove si trova e di reimpiantarlo fra l'Austria e la Germania magari con Linz o Monaco come nuova Gerusalemme. Mica male come smacco postumo ad Adolf Hitler.

Il raddrizzatore di torti Ahmadinejad sostiene, non impropriamente, che la Shoà è comunque una questione dell'Europa e soprattutto delle genti germaniche. Allora perché dovrebbero subirne le conseguenze i palestinesi? Che se li becchino i tedeschi e gli austriaci questi rompiballe di ebrei visto che masochisticamente raccontano di averne massacrati parecchi ma di non essere riusciti a farli fuori tutti.
Il giustiziere iraniano si guarda bene dall'informarsi sul punto di vista degli israeliani e li considera un pacco patogeno da spostarsi a piacimento in aree asettiche. Naturalmente il Tex Willer di Persia non si preoccupa di raddrizzare le porcherie del regime instaurato dall'Ayatollah Khomeini a casa sua dove una donna che per sbaglio scopre una caviglia, rischia di essere frustata in pubblico. Certo bisogna considerare che ci sono delle priorità ed il destino dei palestinesi è una priorità, ma se dipendesse dalle sparate del presidente iraniano sarebbe un destino tragico. Ma questo signore c'è o ci fa?
Comunque visto che a spararle grosse non ci si perde nulla e non si fa troppo male, come dire, «pallottole di carta» per citare il cardinale Ruini, mi darò anch'io ad ipotesi dietrologiche. Non è che per caso Ahmadinejiad è sul libro paga di Bush e fa di tutto per favorire la sua sciagurata politica di guerre preventive? Se invece non è così, allora significa o che è totalmente privo di senno o che le sue esternazioni sono un miserabile strumento di propaganda mirato a riempire le programmazioni televisive per distogliere l'attenzione dai problemi del suo paese e dagli impegni assunti.
Questa attitudine non è dissimile da quella del suo omologo statunitense che agita compulsivamente lo spettro del terrorismo per lo stesso motivo. I falsi amici del popolo palestinese, da cinquant'anni non cessano di strumentalizzarlo per i loro biechi scopi di potere senza mai pagare il dazio. Costoro non hanno nessun interesse per le donne e gli uomini reali di quel popolo, per le legittime aspirazioni e per le prospettive concrete che permettano loro di vivere una vita libera e prospera in una nazione con confini degni e Gerusalemme Est come capitale. A loro interessa un palestinese astratto, ideologico, che rinnovi un inesauribile martirio per tenere accesa la fiaccola dell'odio che è il propellente del loro potere liberticida.

Gli islamisti fanatici, i tiranni del mondo arabo, fanno di tutto per impedire che si arrivi ad una pace vera con gli israeliani perché se scemasse l'animosità dei popoli dell'Islam verso Israele, guai a loro. I poveri, gli sfruttati, i defraudati di quel mondo si rivolterebbero contro chi li tiene in soggezione con la propaganda e l'odio.

Comunque se Ahmadinejad non riuscisse a convincere israeliani, tedeschi ed austriaci ad attuare il suo bizzarro progetto, potrebbe sempre tentare con una bella guerra.
Il prezzo lo pagherebbero più di ogni altro i palestinesi, ma tanto a lui che gliene cale?

Moni Ovadia – L'UNITA' – 17/12/2005


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