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Moni Ovadia

Conflitti d'interesse e facce di bronzo

La parola khutspe, tipica dello yiddish, la lingua di esilio degli ebrei dell'Est Europa, indica il colmo della sfacciataggine. Il termine è intraducibile in italiano con una sola parola, bisogna ricorrere ad una perifrasi, per esempio: "avere la faccia come il deretano" o ad espressioni consimili anche più sapide o più grevi. Tuttavia se la parola è nata in contesto ebraico, l'atteggiamento che indica è universale. Un esempio classico di khutspe è quello di certe notizie della stampa nazista: "Ebreo rabbioso azzanna innocuo cane pastore tedesco". Un esempio più vicino ai nostri tempi, è quello del proprietario di un esercizio commerciale che caccia in malo modo un vu cumprà africano dicendogli: "Va via baluba!" e quando un cliente gli fa notare che si comporta da razzista, quel negoziante replica: "Non sono io che sono razzista è lui che è negro". Questo è oramai l'atteggiamento assunto dal presidente del consiglio in questi ultimi giorni e verosimilmente fino allo svolgersi delle elezioni nazionali. Silvio Berlusconi, nome e cognome del conflitto di interessi in persona, conflitto di interessi per antonomasia, sinonimo universale di conflitto di interessi, accusa i Ds e la sinistra in generale, di vivere nel conflitto di interessi. Il bue che dice cornuto all'asino, è un dilettante al confronto del cavaliere e dei suoi cortigiani. La loro impudenza travalica l'ultima soglia della decenza umana. E' come se Totò Riina andasse a scrivere "mafioso" sulla tomba del Generale Della Chiesa.

La vicenda dell'Unipol ha fatto loro l'effetto di un cocktail di ecstasy e cocaina sparato direttamente nel cervello che li proietta in un delirio di logorrea e fa loro inventare scenari da John Le Carré e da film di James Bond in cui le cooperative sono la Spectre e il Kgb insieme. Loro, i super garantisti, in poche ore hanno messo il tocco del giudice ed il cappuccio del boia per condannare e "decapitare" Piero Fassino basandosi su frammenti di registrazioni telefoniche estrapolate dai contesti e, allo stato delle conoscenze, prive di qualsiasi rilevanza penale. Questa accozzaglia di sedicenti politici - al permanente servizio degli interessi del padrone che ha varato leggi vergognose indegne di una democrazia, che senza il potere che promana dai soldi del capo sparirebbero dalla scena anche come comparse - si permette di pontificare e di dare lezioni approfittando della connivenza di media servili oltre ogni pudore. Non mi è dato sapere quale sia l'opinione di tutti i lettori del nostro giornale nei confronti dell'affaire Unipol, se ritengano l'autocritica dei leader della Quercia sufficiente o no, se abbiano riserve sul centro sinistra e quale sia la natura e la severità delle riserve, ma in questo momento ad ogni potenziale elettore dell'Unione, ad ogni cittadino italiano, mi sento di chiedere caldamente, quando saremo in prossimità delle elezioni, di ricordarsi le dichiarazioni dei Bondi, degli Schifani, dei Cicchitto e di tutta l'eletta schiera dei lacché, di fare lo sforzo per richiamare alla mente le loro espressioni in televisione. Ma chiedo soprattutto di ricordarsi l'occupazione di ogni spazio pubblico della faccia e dei monologhi senza contraddittorio di Berlusconi che invade le nostre case fuoriuscendo dai teleschermi come un'alluvione, della sua logorrea autocelebrativa di uomo che dichiara di non avere mai sbagliato, di ricordarsi di tutte le frottole che ha raccontato, di tutta la sua demagogia pagata a caro prezzo dai cittadini più deboli, della sua assoluta mancanza di modestia, della sua insuperata arroganza, del suo iperbolico arricchimento mentre il paese si impoveriva e vedeva regredire il suo sviluppo, della sua idea di informazione pubblica che espelle la democrazia del dissenso, del suo linguaggio carico di odio e disprezzo che ha lacerato il paese come mai prima era successo nella storia repubblicana, della sua naturale alleanza con forze xenofobe e separatiste, di ricordare tutti i disastri prodotti alla società italiana da un uomo che governa non un paese, ma solo il proprio ombelico. E' vitale ricordarsi bene di ciò che abbiamo passato per ricordarsi di votare e di come votare. Questa volta senza tentennamenti di sorta.

Moni Ovadia – L'UNITA' – 14/01/2006


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