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Il nome dell'altro |
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La nostra
televisione, da che nel 2001 è entrato in carica il
governo Berlusconi, ci dispensa rappresentazioni servili e
disgustose come pane quotidiano. Il piccolo schermo è
diventato lo specchio di un paese che vive una delle epoche più
basse nella storia della democrazia occidentale di tutto il
secondo dopoguerra. Alcune sere or sono mi è capitato di
assistere ad una delle esibizioni televisive dell'esponente della
Lega Nord Roberto Calderoli a Matrix, la trasmissione condotta
dal giornalista Enrico Mentana su Canale 5. Non credevo che nel
nostro paese, che vanta tradizioni civili, che ha una delle più
avanzate Costituzioni del mondo, fosse lecito ad un qualsiasi
uomo politico comportarsi con l'arroganza di uno schiavista del
profondo sud statunitense degli anni '50. Dobbiamo invece
constatare che nella sedicente casa delle libertà
non c'è limite al peggio. Non c'è limite alla
xenofobia, al fascismo e al razzismo. L'esponente del Carroccio
ha insultato la giornalista palestinese Rula Jebreal, una delle
migliori professioniste dell'informazione che è dato di
vedere nelle nostre reti televisive, connotandola per il colore
della pelle e dicendosi impossibilitato a pronunciarne il nome
perché non presente nel repertorio di quelli padani. Sia
chiaro! Rifiutare il nome di un essere umano corrisponde a negare
la sua identità e quindi a disconoscerla come persona. Ma
c'è di più e di peggio! Quando, con estremo garbo,
Mentana ha fatto notare a Calderoli che sarebbe stato opportuno
scusarsi con la signora Jebral, il pasdaran leghista ha
cominciato a piagnucolare ridacchiando che lui era stato offeso
dal disegnatore satirico Vauro il quale giustamente lo aveva
definito razzista. Questa inversione dei ruoli, fatto il debito
salto di qualità fra tragedia e farsa, è la vecchia
ignobile tecnica nazista: quando Hitler pianificava di invadere
la Polonia, nei mesi precedenti ragliava senza posa alla radio
che i cattivi polacchi aggredivano in continuazione gli indifesi
tedeschi. Io provo vergogna per vivere in un paese in cui un
ministro della Repubblica è razzista e xenofobo, provo
vergogna per non essere riuscito ad impedire un simile degrado
della vita politica del mio paese, tanto più perché
l'Italia ha fra gli scheletri nell'armadio l'infamia delle leggi
razziali fasciste. Provo vergogna perché, come al solito,
le reazioni della classe politica che ci governa sono state
blande nei confronti di questo schifo. Provo particolare vergogna
per i sedicenti moderati che non mostrano alcun imbarazzo a
sedere nello stesso esecutivo con i leghisti. Mi riferisco in
particolare agli ex democristiani del centro destra sempre pronti
ad esibire il loro sussiegoso sdegno contro i laici, ma disposti
al massimo a rivolgere ipocriti rimbrotti nei confronti di chi
offende sistematicamente la dignità dell'uomo. Questi
cattolici di centro destra tengono così tanto alla
collocazione nell'area conservatrice da essersi dimenticati di
essere cristiani. Forse non farebbe loro male rileggere le parole
di San Paolo sullo straniero e si gioverebbero ancor di più
ricopiando alla lavagna per un centinaio di volte il più
ripetuto comandamento biblico: amerai lo straniero!
Moni Ovadia L'UNITA' 11/02/2006 |
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