Il treno Intercity si
scuote pigramente e si avvia con il consueto ritardo verso la
stazione successiva. In uno scompartimento il signor S. - unico
occupante - prende uno dei quotidiani appoggiati sul sedile di
fianco al suo e comincia a scorrere i titoli e le immagini della
prima pagina. In quel momento, apre la porta dello scompartimento
il signor M. che, dopo aver sistemato le valigie nello spazio
riservato, si accomoda nella fila di sedili di fronte a quella in
cui siede il signor S. intento a sfogliare il suo giornale.
Adesso la prima pagina è disponibile alla vista del signor
M. che, reagendo ad uno dei titoli, commenta: M.: La stupidità
degli uomini è senza limite! S.: Sono totalmente
d'accordo con lei. Questo è un fatto in genere, ma in
questa precisa circostanza a cosa si riferisce? M.: Ad un
ministro di un paese democratico che ostenta con imbecillità
immagini blasfeme e provocatorie. S.: Il fatto ancora più
grave, a mio parere, è che un simile figuro sia stato
nominato ministro e che il suo partito, una formazione a marcato
orientamento xenofobo e razzista, faccia parte di un governo che
dichiara di ispirarsi a valori di libertà e democrazia.
Tuttavia oggi, nel nostro paese, c'è poco da stupirsi,
visto che da alcuni anni è operante un sovvertimento del
senso comune al punto che i malfattori giudicano i giudici. M.:
Questo non accade solo qui. L'intero Occidente è in preda
ad una perdita di valori e di decadimento spirituale. A lei
sembra possibile che ad un organo di stampa sia lecito diffondere
vignette blasfeme su una grande religione come l'islam? S.:
Scusi se glielo chiedo. Lei ritiene giusto applicare una censura
sui collaboratori di un organo di informazione o sull'organo di
informazione stesso? E se sì, chi dovrebbe essere il
censore e giudice a priori della liceità delle parole e
delle immagini? M.: Lei sarebbe forse d'accordo con la
pubblicazione di quelle vignette? S.: Mi permetta di
risponderle inquadrando la questione in un ambito di maggiore
respiro. Personalmente non farei nulla che potesse ferire
l'islam, né con le parole, né con le immagini, né
con gli atti. Conosco lo splendore della spiritualità
musulmana anche se non sono uno studioso, inoltre sono ebreo e so
quale valore riveste la proibizione di rappresentare con immagini
le figure sante. Detto questo, ritengo che vi siano princìpi
universali, conculcare i quali sarebbe esiziale per la libertà
di ogni famiglia umana, dunque anche di quella musulmana. Uno di
questi princìpi è la libertà di
espressione. M.: Lei chiama libertà di espressione la
blasfemia intenzionale nei confronti del profeta Muhammad e
l'islamofobia? S.: Non mi sognerei mai di farlo, ma per
decidere se i vignettisti sono incorsi in questi reati, ci sono
tribunali ai quali istituzioni e associazioni islamiche possono
appellarsi per chiamare in giudizio l'eventuale imputato e, una
volta provatane la colpa, vedergli comminata la giusta sanzione.
La giustizia ha le sue regole, o per lo meno dovrebbe averle. La
censura preventiva non può mai essere una di queste
regole, né lo è la violenza che, oltre tutto, in
questo caso è strumentale ed evidentemente pilotata. M.:
Posso rivolgerle una domanda personale? S.: Prego, faccia
pure. M.: Lei è un credente? S.: No. Mi definirei un
agnostico o, se preferisce, un dubitante. M.: Ma se lei non ha
un riferimento nell'Assoluto, da dove desume i suoi tanto vantati
princìpi universali? S.: Dal travagliato cammino
dell'essere umano nel suo farsi al prezzo di ogni sorta di
vessazione e dolore impostagli dal suo simile: schiavitù,
massacri, genocidi, sterminio, sfruttamento, abbandono,
indifferenza. Dalla ribellione a tutto questo, sono usciti i
princìpi universali per i diritti inviolabili dell'uomo,
all'elaborazione dei quali hanno concorso anche le idee più
alte delle grandi Spiritualità. Fra questi il diritto alla
libera espressione. Non dimentichi che è il Corano stesso
a conferire piena dignità anche al non credente: «Se
Allah avesse voluto fare di tutti gli uomini dei credenti lo
avrebbe fatto
(ma non lo ha fatto) Chi sei tu per
costringere un uomo a credere a suo dispetto?». Se non
ricordo male è il versetto 256 della seconda sura. M.:
Lei non mi convince del tutto. Come fa a non sentire la violenza
dello sfregio fatto ai credenti dell'islam con la
rappresentazione del volto del Profeta, già blasfema di
per sé e, in sovrappiù, con una bomba in testa? Che
cosa c'entra questo con la libertà di espressione? Inoltre
proprio in questo momento, con la guerra preventiva del signor
Bush, con l'Afghanistan e il disprezzo imperialista nei confronti
di tutto l'islam... S.: Con ordine. Pensa che non capisca lo
sfregio fatto all'islam? Le ripeto che sono ebreo e i nostri
credenti sopportano da secoli che l'ineffabile Nome dell'Eterno,
impronunciabile, sia banalmente riportato da milioni di libri, in
centinaia di trasmissioni televisive e radiofoniche con un misero
Jahvè o un ridicolo Geova. Per l'ebreo religioso si tratta
di un'intollerabile blasfemia. Non per questo però si deve
ricorrere a limitazioni della libertà d'espressione e alla
violenza. L'unico rimedio è l'educazione al rispetto e
all'accoglienza dell'altro e la paziente e corretta
comunicazione. Non è d'accordo anche lei? Quanto a
Bush, è il primo a limitare le libertà in nome
dell'emergenza. Non dimentichi il Patriot Act. Fare appello alla
ragionevolezza per limitare i diritti fondamentali della persona,
è spesso il primo gesto verso la sospensione tout court di
quei diritti. Nella fattispecie, a qualcuno, in un dato paese e
in un dato momento storico, potrebbe fare molto comodo conculcare
il diritto all'espressione dei musulmani. Mi permetta di
insistere: il merito non è la vignetta in sé, ma il
diritto ad esprimersi prima di esserne impediti. Solo a
posteriori, dopo che sia stato provato il carattere criminoso di
una qualsivoglia espressione, si può chiederne la
repressione nel quadro delle dovute tutele giuridiche. Questo,
per farle un esempio, è accaduto nei confronti dello
storico negazionista Irving. Io di una cosa sono sicuro, a
dispetto di tutti gli integralisti e fondamentalisti, la verità
dell'islam è per una giustizia giusta
Mi scusi, il
treno sta per giungere alla mia fermata. Yah Salamu Aleikhum! M.:
Aleikhum Salam!
Come ha capito che sono musulmano? S.:
Semplice intuito. Non lo sapeva che un buon ebreo ed un buon
musulmano si somigliano come due gocce d'acqua?
Moni Ovadia
MICROMEGA -1-La Promavera 24/02/2006
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