Le ultime elezioni,
soffertissime, hanno evidenziato una debolezza strutturale del
centro sinistra nel trattare gli argomenti di rilevanza fiscale.
Le strategie di linguaggio usato per comunicare quegli aspetti
del programma sono state fallimentari, quasi una
Waterloo.Espressioni come cuneo fiscale e disavanzo primario,
unite all'ambiguo balbettio sulla reintroduzione della tassa di
successione per i grandi patrimoni, hanno permesso alla destra di
scatenare un putiferio demagogico che ha fatto molta presa
sull'elettorato più fragile e meno cosciente. Quella
lingua burocratese ha impedito all'Unione di conquistare una
vittoria schiacciante e di formare così un governo meno a
rischio di «sabotaggi» politici. Per l'Italia in
questo momento sarebbe stata un'opzione salvifica. Oramai il
danno è stato fatto e come suggerisce la sapienza
popolare: «È inutile piangere sul latte versato».
Tuttavia il problema rimane. È il problema della
comunicazione in generale e, a fortiori, quello della
comunicazione sul delicato e cruciale tema delle tasse. Se
non si promuove presso ogni ceto della nostra complessa società
una cultura civile, una consapevolezza matura del ruolo svolto
dall'imposizione fiscale in uno stato moderno e del valore che
essa riveste nella formazione e nel rafforzamento di una
democrazia, un opposizione avventurista come la cdl avrà
facile gioco a trascinare il confronto politico nel gorgo
insidioso della più becera demagogia antistatalista figlia
del populismo. Silvio Berlusconi e i suoi cortigiani
attizzeranno ad ogni occasione l'inveterata e spesso motivata
diffidenza italica nei confronti della cosa pubblica, i leghisti
si scaglieranno contro Roma ladrona e dipingeranno l'Unione come
il vecchio sovrano assoluto che impone balzelli iniqui e crudeli.
È ora di spiegare a tutti gli italiani che pagare le
tasse in modo equo e proporzionato al reddito è
nell'interesse di tutti perché è vitale per
rilanciare l'Italia nel mondo. Bisogna comunicare con parole
semplici ed incisive che negli stati democratici una fiscalità
efficiente e giusta garantisce il funzionamento del sistema paese
e del sistema famiglia, permette lo sviluppo di strutture ed
infrastrutture, protegge e sviluppa lavoro ed impresa compensando
gli squilibri, tutela i cittadini (tutti i cittadini) allorquando
si trovano in stato di debolezza o necessità, sia per
ragioni accidentali come la malattia o l'infortunio che per
condizioni esistenziali come il tempo dell'infanzia, il tempo
della vecchiaia o quello della gravidanza. È urgente
approntare opuscoli chiari e semplici corredati da una grafica
vivace, da disegni e caricature di immediata comprensione da
inviare nelle case di tutti gli italiani. Bisogna lanciare
sull'argomento tasse una lunga ed intelligente campagna di
«pubblicità progresso» in televisione, nelle
fasce di maggiore ascolto, nel corso dei telegiornali, affidarla
ai migliori «pubblicitari» italiani e stranieri per
rilanciare l'idea di servizio pubblico. È importante
smascherare la truffa del falso e sedicente liberismo che vuole
togliere risorse allo Stato per farle finire nelle tasche dei
soliti noti, specialisti nello svuotare le tasche dei cittadini
più indifesi come i piccoli risparmiatori. Si vedano i
casi Parmalat, Cirio o Bond Argentini. Romano Prodi, se
responsabilmente sostenuto da tutta la coalizione, ha le
credenziali per rilanciare il sistema paese coniugando lo
sviluppo dell'impresa privata con strutture pubbliche efficienti
e contrastando corruzione ed evasione fiscale con regole giuste e
certe, ma il buon governo ha bisogno del consenso popolare più
vasto possibile. Per conquistarlo servono parole semplici,
ferme ed oneste che scaldino anche il cuore e l'anima
sollecitando il senso morale di ogni cittadino.
Moni Ovadia L'UNITA'
06/05/2006
|