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Il pianeta degli orrori |
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La tossicosi politica prodotta dal berlusconismo, nel corso di cinque lunghissimi anni, ha spinto gli anticorpi del pensiero ad agire prevalentemente contro linfiammazione del sistema democrazia provocata dalle farneticazioni di un rappresentante di panzane. Siamo stati soffocati dalle ossessioni di una compagnia di guitti con un solo canovaccio in repertorio: il pericolo comunista e le toghe rosse. Il nostra visione del mondo si è compressa entro i confini dello Stivale infangato dalla mota della volgarità televisiva. Adesso, passata a nuttata, possiamo affacciarci sullEuropa e sul mondo e cercare di svolgere un ruolo che ci conferisca dignità. Non mi faccio illusioni sulle priorità dellazione governativa, saranno quelle di natura economica e finanziaria, gli interessi nazionali fanno aggio e orientano le scelte di un governo e di un Paese nel suo insieme, ma ciò non impedisce di alzare lo sguardo su quelle che sono le vere priorità, quelle umanitarie. Questa settimana ho sbattuto il muso contro una serie di notizie che mi hanno persuaso di essere abitante di un pianeta degli orrori, altro che fantascienza! La fantascienza dei peggiori incubi è qui. La consapevolezza che ho potuto maturare nel tempo delle mie non poche primavere, non chiudendo mai gli occhi, rifiutandomi di girare la faccia per non vedere o non sapere, non mi protegge dal disgusto e dal malessere. Il rapporto di «Save the Children» sulle condizioni dei minori nella devastata Liberia è raggelante, leggerne è come inghiottire un cibo guasto che ti avvelena e ti provoca dei continui rigurgiti di nausea. Non solo quei piccoli vivono nella miseria e nellabbandono, privati del diritto al gioco, allo studio ed alla felicità, ma subiscono abusi sessuali e forme di schiavizzazione. Sarebbe già orribile se a perpetrare queste nefandezze fossero organizzazioni criminali che praticano la tratta di carne umana, ma siamo trascinati nel gorgo dellinferno sulla terra quando veniamo a sapere che le pratiche di abuso sessuale, di sfruttamento e di commercio dei corpi è compiuto da peace keepers, da volontari, da fuzionari, soldati dellOnu e da chiunque disponga del potere del danaro. È difficile non ritrovare in simili comportamenti il sinistro retaggio delleredità nazista, la logica del trucido razzismo colonialista ma in forma più vile, perché non ha il coraggio di dichiararsi come tale. Ma ciò che più colpisce è la perdita del più elementare senso di solidarietà e persino di pietà per i diseredati. È lecito chiamare queste missioni, missioni di pace se consentono l'impunità a queste infamie senza nome? È una missione di peace keeping quella delle nostre truppe in Iraq quando veniamo a sapere («LEspresso» del 11 maggio 2006) che solo le misere briciole dei fondi spesi (16 milioni di euro) sono state devolute alla popolazione civile, mentre il grosso del malloppo (1500 milioni di euro ) va alla macchina da guerra e probabilmente ad ingrassare le tasche dei soliti speculatori sulle disgrazie altrui? Nessuna guerra può diventare pace in qualunque modo si tenti di battezzarla e men che meno le guerre di oggi che si abbeverano quasi esclusivamente con il sangue di civili innocenti. Io mi auguro che uno dei primi atti del nuovo governo sia quello di uscire dalla sporca guerra colonialista in Iraq e che lItalia ponga fine alla stagione delle barzellette, delle pacche sulle spalle e delle corna da fotografia ricordo. Il nostro Paese può e deve diventare leader nella promozione dei diritti universali, chiedere con autorevolezza l'immediata riforma delle Nazioni Unite per fare sì che non siano un involucro vuoto. A tale scopo il Governo dell'Unione potrebbe fare proprio uno slogan di Emergency: i diritti e la dignità, o sono per tutti gli esseri umani su questa terra, o è meglio essere meno ipocriti e chiamarli privilegi.
Moni Ovadia L'UNITA' 13/05/2006 |
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