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Moni Ovadia

Non ci deludete. Troppo difficile?

Il nostro giornale, giovedì 12 ottobre, ha pubblicato nella rubrica commenti una lettera indirizzata a Furio Colombo. La riporto per intero perché ritengo che ciascuno di noi, e non solo i ministri del governo che abbiamo eletto, dovrebbe tenerla presente nel suo operare politico. “Caro Colombo, mi chiamo Jacopo, ho 18 anni e frequento l'ultimo anno di Liceo Classico; ho letto su l'Unità il suo articolo intitolato "Ragionevoli dubbi". Nonostante la mia età mi interesso di politica. Le ho scritto perché il suo articolo di oggi riflette pienamente le mie idee e sono d'accordo con lei sulla questione del consenso "bipartisan" che questa opposizione non merita. Il motivo principale che mi ha spinto ad essere un uomo di sinistra, per così dire, è la vostra serietà: anche tra i dissidi interni la vostra condotta alla fine dà sempre una lezione di stile alle bassezze della CdL. Ho molta fiducia nel governo... molti mi rimproverano di averne troppa, ma io continuo a confidare che questo governo possa regalarmi e regalarci un futuro migliore. Perciò non ci deludete”. Jacopo Rocchi
Questa lettera, che rappresenta la voce del futuro che bussa alla nostra porta nella sua forma più alta, è la prova schiacciante dell'infamia di chi calunnia i giovani invece di guardare nel sacco delle proprie viltà, inadempienze, irresponsabilità. L'atto di fiducia di Jacopo Rocchi chiama in causa coloro che decidono delle sorti di tutti noi ma in particolare decidono le sorti di quanti dovranno raccogliere il testimone dalla nostra generazione per edificare un'altra società, più giusta e solidale, dove vivere sia bello e fertile e non inquinato dall'angoscia di un destino su cui gravi la spada di Damocle dell'incertezza, della violenza e della sopraffazione. La sua commovente conclusione “perciò non ci deludete”, pur nella grazia con cui viene espressa, è un monito solenne che non si può e non si deve disattendere.
Mi richiama alla mente un articolo del primo ministro spagnolo Zapatero pubblicato su un nostro importante quotidiano nazionale all'indomani della sua elezione. In quello scritto, il leader iberico ricordava di quando si era affacciato al balcone la sera della vittoria per ricevere il festoso applauso e le grida di giubilo dei suoi sostenitori spiegando che, fra tutti gli slogan, uno, scandito da centinaia di giovani, gli era rimasto impresso indelebilmente e non smetteva di lavorare nel suo cervello come un tarlo: “Zapatero non ci deludere!”. L’articolo continuava elencando i punti salienti del suo programma ed ogni punto era chiosato con quello slogan semplice ed indimenticabile: “Zapatero non ci deludere!”.
Provo a fare lo stesso con alcuni punti qualificanti proclamati solennemente durante la campagna elettorale del nostro programma di governo (scrivo nostro perché ho votato per l'Unione senza tentennamenti):
Legge Castelli: Unione non ci deludere! Ahi! Aspettate! Provo con un altro punto.
Conflitto d'interessi: Unione non ci deludere! Ahi che dolor! Lo so, lo capisco, in Senato c'è una maggioranza risicata. Governare l'Italia è molto difficile ma non ci si può parare sempre dietro a delle giustificazioni. Non si può oggi, se si possiede una visione alta del mondo, aver paura di attuare provvedimenti giusti perché impopolari. È necessario imparare a «comunicare» il senso profondo e la necessità di alcune scelte. Non è lecito mostrarsi remissivi di fronte a quella banda di sbracati filibustieri dell'opposizione. Bisogna rivendicare a testa alta e con orgoglio una definitiva diversità. Questo chiedono gli Jacopo Rocchi d'Italia. Sono i nostri ragazzi migliori, sono gli eredi dei giovani che difesero i valori della civiltà contro la barbarie nazifascista.
“Prodi, Fassino, Giordano, Diliberto, Rutelli, Boselli, Pecoraro, Bonino... non li deludete!”.


Moni Ovadia – L'UNITA' – 14/10/2006


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