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Moni Ovadia

Bush crede di essere Obi Wan Kenobi

Il presidente degli Stati Uniti Gorge W. Bush riafferma di continuo la sua vocazione di essere il Ben Obi Wan Kenobi del nostro immediato futuro. Lui e la sua squadra: Rumsfeld (Luke Skywalker), Cheney(Han Solo) e Rice (Principessa Leia Organa) rilanciano instancabilmente il progetto di fare trionfare l'impero del bene secondo il disegno divino espresso nell'idea «manifest destiny». La prossima mossa dei nostri eroi - dopo avere piazzato il «filantropo» Wolfovitz alla Banca mondiale ed esportato la democrazia in Iraq - è l'occupazione esclusiva dello spazio per impedirne l'accesso ai nemici, oggi i terroristi di Al Qaeda, jihadisti affini, stati canaglia e poco volonterosi, domani, secondo le convenienze dei loro interessi nazionali che si estendono ovviamente all'intero globo, chiunque non si adegui. Seguendo questa logica non basta colonizzare la terra con il loro modello economico adesso vogliono occupare anche il cielo perché vi si parli esclusivamente la lingua del dollaro, poi verrà il turno delle galassie e dei buchi neri e infine di tutto il multiverso. Ma come spesso accade anche agli uomini con le migliori intenzioni dentro al buon dottor Jekill si nasconde il malvagio mr. Hyde e il presidente degli Usa e la sua amministrazione finiscono per assomigliare sempre di più a Darth Vader e ai suoi generali. La loro mission diviene l'introduzione istituzionale della tortura, la sospensione di diritti in nome della sicurezza, l'Iraq è ormai un Vietnam, secondo il riconoscimento dello stesso Bush, fonti indipendenti parlano di centinaia di migliaia di morti quasi esclusivamente civili, persino il più volenteroso degli alleati, l'Inghilterra si prepara ad abbandonarli nel pantano iracheno come in seguito verosimilmente accadrà in Afghanistan. E se tutto questo non bastasse nel vasto mondo grandi masse di esseri umani odiano gli Stati Uniti. Questo è il risultato della politica di quello che è probabilmente il peggior governo che il Grande Paese si sia dato nella propria storia, un governo che ha riportato in dietro le lancette della Storia, nella politica estera, nei diritti e nell'essenza della democrazia stessa. Gli Stati Uniti rischiano di vedere dilapidato il proprio patrimonio di prestigio e credibilità irreversibilmente se la prossima amministrazione non invertirà la rotta, magari non in nome dei grandi principi della Rivoluzione americana, ma almeno nel segno di un sano e lungimirante pragmatismo. E' consigliabile per chiunque siederà alla Casa bianca dopo Bush abbandonare la sciagurata concezione autoreferenziale dell'impero del bene per alzare lo sguardo oltre i confini dell'Occidente privilegiato al fine di scorgere la luce del nuovo che brilla in altre parti del mondo come l'India di Amartya Sen o il Bangladesh mussulmano del Banchiere Yunus. Quella luce dirada le tenebre e permette di puntare le armi del coraggio e della solidarietà verso l'unica guerra degna di essere combattuta, quella contro la povertà, la disperazione, la malattia, l'odio. Per vincere questa guerra è necessario prima spogliarsi da ogni pretesa di superiorità, dal paternalismo imperialista e dalla falsa coscienza dell'ideologia che si maschera dietro quel conformismo che porta il nome di beneficenza. Il banchiere Yunus premio Nobel per la pace è portatore di una lezione definitiva: per sconfiggere la povertà è necessario fare del povero il proprio socio riconoscendogli piena dignità e fiducia come partner nella costruzione di un mondo di solidarietà e di giustizia. Guerre stellari, guerre preventive, torture e sospensioni di diritti non portano sicurezza, solo il rispetto della comunità di tutti gli esseri umani garantisce la sicurezza e le conferisce uno statuto di verità universale.


Moni Ovadia – L'UNITA' – 28/10/2006


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