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Moni Ovadia

Due radio per la pace

Radio Citta Futura, una storica e importante emittente della capitale, si è gemellata con Radio All For Peace, una radio israelo-palestinese che trasmette da Gerusalemme. Le due emittenti si scambieranno programmi e collaboreranno a vari livelli. Il gemellaggio è stato presentato ieri, venerdì 24 novembre con il patrocinio delll’«Ufficio per Pace» del Comune di Roma e io ho avuto l'onore di essere fra i testimoni.
Sì! Il Comune di Roma ha un ufficio per la pace, sarebbe bello che un ufficio intitolato alla pace fosse aperto in ogni municipio grande e piccolo di città e paesi dello Stivale. Che cosa è «All for Peace»? Come è nata? E quali scopi si propone? Leggiamolo in un loro depliant intitolato: «intorno a noi». «Attraverso una iniziativa congiunta della "Organizzazione Biladi" (Palestina) e il " Centro per la Pace ebraico-arabo di Givat Haviva” (Israele), Radio All for Peace è stata fondata nel gennaio del 2004. "All for Peace" si distingue per la diversità dei suoi programmi politici e per una rosa di trasmissioni ad orientamento sociale, culturale e musicale per mezzo delle quali si impegna a fare sorgere nelle due società, israeliana e palestinese, una consapevolezza pubblica nei riguardi dei problemi dell'altro. Radio All for Peace è guidata dagli sforzi congiunti dei condirettori signora Maysa Baransi Sinora che rappresenta l'organizzazione Biladi e signor Shimon Malka che rappresenta il Centro Arabo Ebraico per la Pace-Givat Haviva. La radio trasmette in tre lingue: arabo, ebraico ed inglese, con lo scopo di fornire un’opportunità di dialogo alternativa e non censurata fra i cittadini di entrambe le parti e di dare la possibilità alle loro voci di essere ascoltate da quanti sono responsabili delle decisioni sia nel campo palestinese che in quello israeliano».
Queste poche righe che sono insieme fondamento e prassi della radio le danno piena legittimità di portare il bellissimo nome che si è attribuita: Tutto per la Pace.
Il punto focale radiante della loro attività, l'assunzione di responsabilità verso l'altro, la disposizione all'ascolto dei suoi problemi, come dei suoi sentimenti e dei suoi pensieri è la questione delle questioni di'ogni umanità passata presente e futura. Già la «spietata» narrazione della vicenda di Caino e Abele, alle origini dell'idea stessa di umanità ci sollecita drammaticamente a caricare sulle nostre spalle il problema del rapporto con l'altro, senza l'attivazione consapevole del quale non è possibile edificare un mondo basato sulla giustizia, sulla fratellanza e sulla solidarietà: Caino non è cattivo, ha solo un'enorme difficoltà a confrontarsi con Abele nella sua ubiquità di uguale e di altro nello stesso tempo, questa incapacità lo porta a non contenere la violenza che è il segno del suo tragico disimpegno nei confronti del fratello. Abele dal canto suo ha probabilmente mancato nel non sapere farsi accogliere. Noi dopo tante generazioni siamo ancora Caino e Abele, ma siamo chiamati a rompere il circolo vizioso. Il compito, arduo ma possibile e non più procrastinabile, è una delle pochissime imprese per la quale valga la pena di vivere e di combattere.
La luminosa via imboccata da All for Peace non è un'indicazione per distrarci dall'attività critica di indicare priorità e responsabilità politiche nel conflitto israelo-palestinese, ma ha lo scopo di tracciare un quadro etico e pratico in cui collocare il proprio impegno al fine di non rimanere incastrati nella logica della fazione. È bene non dimenticare mai che la pace si fa con «l'altro» riconoscendone uguaglianza, dignità e diversità.


Moni Ovadia – L'UNITA' – 25/11/2006


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