Il crepuscolo del
socialismo reale creò fenomeni bizzarri
profondamente rivelatori della fragile natura umana: il Poup, il
corrispondente polacco dei partiti comunisti dell'Est, premuto
dalla travolgente avanzata di Solidarnosc e dell'opposizione in
generale, cercò di raccogliere a sé tutte le forze
disponibili nel paese. Richiamò alla militanza anche un
mio conoscente, un ingegnere ebreo, militante comunista di ferro
dall'età della ragione, che il partito stesso aveva
espulso nel '68 in quanto ebreo durante l'ultima vergognosa
campagna antisemita scatenata in Europa, promossa dall'allora
primo segretario Gomulka. L'ingegnere in questione, ligio alla
disciplina di partito, accettò ponendo una sola condizione
ai suoi ex-compagni:Io rientro nel partito a patto che voi
rendiate nota la vera ragione per la quale mi avete espulso.
La risposta fu negativa. Preferirono lo scioglimento del partito.
Mi sono rammemorato di questo episodio per un piccolo incidente
di percorso che mi è capitato e che, apparentemente, non
ha nulla a che fare con quella storia. Il Festival del '900 di
Palermo di cui sono tuttora direttore artistico ( non posso
pronunciare questa mia qualifica senza sentire nel petto un
risolino di autosarcasmo) è stato cancellato dopo sei anni
di prestigiosa attività soprattutto nei cinque progettati
dal suo primo direttore e fondatore, Roberto Andò, con una
delibera del consiglio comunale. Personalmente non ho ricevuto
alcuna comunicazione al riguardo. Nessun organo di stampa né
regionale né nazionale mi ha chiesto commenti al
proposito. Giornali
isolani hanno sempre seguito con grande generosità e molta
attenzione l'attività del festival e capisco che in questa
circostanza non vogliano scialare tempo e pagine. Quelli
nazionali francamente mi dedicano anche troppo spazio, pertanto
non ho ritenuto opportuno sollecitarli. Del resto, questo è
un fatto di ordinaria volgarità e disprezzo per la cultura
frequente nel nostro paese. Quanto a me sapevo già poche
settimane dopo aver ricevuto l'incarico, quale sarebbe stato il
destino del festival e, con un terzo del budget a disposizione,
ho cercato di onorare l'impegno e di salvaguardare il lavoro dei
dipendenti ed i collaboratori. Tanto mi basta. Lo sgarro
fatto a un saltimbanco, è da considerarsi fisiologico per
un governo come questo ma non posso impedirmi di sentirne
amplificato il significato simbolico nel clima di mediocre
litigiosità che di nuovo si impadronisce della nostra già
fragile e sgangherata opposizione. Mentre il nostro papà
presidente e padrone con una adamantina coerenza persegue i suoi
scopi di aziendalizzare il paese e salvarlo dai comunisti
i quali tutt'ora dominano i media in particolare i Mediaset- e
mentre a ragione celebra il proprio fulgido destino di unto con
kermesse internazionali e promesse di opere faraoniche inebriando
gli italiani sempre più avidi di immagine strampalate
purché vicarie di una realtà e verità con le
quali non si vogliono fare i conti, la nostra opposizione
bisticcia come si fa in un condominio. Il discusso leader di ciò
che resta dell'Ulivo attacca su un tema cruciale come i diritti
sul lavoro, il segretario generale della Cgil, l'unico autentico
riformista di opposizione. Si avalla così la calunnia che
certi esponenti del centro destra cercano di costruire di un
Sergio Cofferati estremista e kamikaze, proprio lui che è
stato l'artefice della concertazione. Tutto questo perché
sa mobilitare il popolo della sinistra e perché si rifiuta
di svendere conquiste sociali, civili ed etiche conquistate in un
secolo a prezzo di dure lotte, di sacrifici e di vent'anni di
brutale dittatura fascista. Io, per disciplina, continuo ancora a
sostenere e votare per l'Ulivo. Dopo la eventuale
dissoluzione per vanità, cercherò i miei compagni
di strada per continuare. Sempre che non mi veda costretto a
cantare con i Vianella: Core mio, core mio, la
speranza nun costa 'gnente...
Moni Ovadia L'UNITA'
08/06/2002
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