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Moni Ovadia
L'UNITA' – 17/08/2002

Le acque di sopra e le acque di sotto

“Qualcuno doveva avere calunniato Gregor K. Poiché senza che avesse fatto alcunché di male svegliandosi una mattina da sonni agitati si trovò trasformato sul suo letto in un grosso pesce”. Mi sono permesso di combinare e alterare in modo sghembo due celeberrimi incipit di opere del geniale scrittore ebreo praghese Frank Kakfa perché sono stato profondamente ferito dalla catastrofe toccata in sorte a tutta la Mitteleuropa e alla sua perla culturale, perché mi ha sconvolto l'immagine di Mala Strana sommersa dalle acque smisuratamente gonfie della Moldava. Per quali “colpe” reali o fantasmatiche l'intera Praga con i suoi misteri e i suoi magici siti ha rischiato di divenire un regno subacqueo con molti, troppi dei suoi abitanti e dei suoi animali trasformati in creature fluviali prive di vita? La “colpa” dell'ebreo Kafka (deraciné estremo dedito alla scrittura e sradicato dalla radice etica ebraica di popolo, in quanto ebreo occidentale e artista dunque assimilato e smarrito a se stesso) metafora allusiva della “colpa-condanna” dell'uomo moderno tout court può offrire l'assillo di una risposta, ma il nocciolo della questione ce lo ricorda la vicenda di un altro famoso abitante della Praga magica: il Golem. Il Golem è il primo robot (dalla radice slava lavorare, sgobbare) della storia. Secondo la leggenda il gigantesco umanoide di argilla fu creato dal grande rabbino Loew di Praga con arti mistiche capaci di dare il soffio vitale alla materia inerte.

Questa mitografia ha ispirato una vasta letteratura ed è giunta fino al cinema come soggetto di una memorabile pellicola dell'espressionismo tedesco firmata dal regista Wegener. Anche il film mostra che il culmine del processo creativo, preceduto da lunghe meditazioni cabalistiche è quello di animare un pupazzo di argilla apponendo nel suo corpo un cartiglio su cui è vergata la parola ebraica Tma (emet) verità. Il Golem fu creato secondo la leggenda per proteggere il ghetto ebraico dalle persecuzioni, ma poteva anche svolgere delle corvé pratiche, Sua caratteristica era di essere potente, ma goffo, dotato di una capacità straordinaria di visione, ma fragile, infantile, e aveva un preciso limite nel giorno sabbatico, quando il tramonto scendeva la sera del venerdì ed iniziava lo Shabbath, il Golem doveva essere disattivato cancellando la lettera a 8alef) dalla parola Tma che diveniva così Tm (met) cioè morte.

Un venerdì al tramonto il grande rabbi Loew dimenticò di compiere questa operazione e il Golem si trasformò in una tremenda forza distruttrice. Al di là della storia ricca di molte e potenti suggestioni, il mito ci dice molto sul rapporto fra l'uomo e la trasformazione della materia. Sul delicato equilibrio principio divino-verità, vita-morte. Ci suggerisce di non dimenticare mai per nessuna ragione le modalità del processo di creazione del Padre dell'Universo. Egli creò distinguendo e separando, dopo ogni creazione si ritrasse per verificare se ciò che aveva creato era buono. Lo Shabbath si riposò e “formò” la più alta delle sue opere, la santità ovvero la centralità ed inviolabilità della vita senza la quale il processo creativo precipita nella protervia, nel caos e alla fine nella morte.

Oggi i sacerdoti del marketable, i mistici del denaro si ritengono liberi di baloccarsi con il clima, di cancellare i polmoni del pianeta, di impadronirsi delle acque, di abusare di tutto ciò che è più prezioso per la vita di tutti noi senza limiti. Ecco che i processi creativi si pervertono, le acque di sopra si confondono con le acque di sotto. Le dure lezioni che percuotono le vite e le città innocenti ci saranno di monito? Oppure per noi, anomalia della creazione, non c'è speranza perché come Kafka sosteneva con spietata lucidità, noi non siamo che i cattivi pensieri di una giornata di malumore di Dio.

Moni Ovadia – L'UNITA' – 17/08/2002


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