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Moni Ovadia
L'UNITA' – 07/09/2002

Amerikan Enterprise


Le avventure dell'astronave spaziale americana Enterprise nel serial Star Trek hanno affascinato generazioni di spettatori televisivi. Milioni e milioni di adulti e bambini sono rimasti incollati al piccolo schermo per seguire le peripezie del leggendario vulcaniano dottor Spock e dei suoi compagni. E' lecito ritenere che questo prodotto di fantascienza soft core per famiglie deve essere stato uno dei più grandi successi della televisione. I dati di ascolto in casi simili non servono perché fanno fede la longevità della programmazione in molti paesi e la trasposizione della infinita storia intergalattica sul grande schermo.

Personalmente non so quasi nulla del plot né dei nomi e delle vicende degli intrepidi eroi dell'Enterprise (dottor Spock a parte) perché tutte le volte che mi capitava di inebetirmi davanti alla televisione saltando da un canale all'altro per svuotare i pensieri e le cure quotidiane e accogliere il sonno, appena capitavo per caso su Star Trek dopo pochi secondi abbandonavo il campo. Mi scoraggiava fino ad un principio di depressione l'abbigliamento spaziale ricavato dalle tutine e dai pigiami del più squallido simil casual anni sessanta per non parlare delle mutande siderali di plastica colorghisa e delle mantelline da Nembo Kid che rendevano asessuati tutti i personaggi. Scenografie malamente posticce e improbabili diavolerie fantascientifiche completavano il quadro desolante.

Mi sbagliavo. L'ho capito negli ultimissimi giorni vedendo sui notiziari di tutto il mondo che ricevo col satellite, il mezzo busto del Segretario di Stato degli Usa Colin Powell alla conferenza di Johannesburg. L'ex capo di stato Maggiore della più potente nazione della terra parlava come il comandante in seconda di una grande astronave a metà fra quelle di Star Trek e quelle di Star Wars (il comandante in prima è troppo occupato con i piani di guerra contro il nuovo impero del male incarnato dall'ultimo califfo di Baghdad) per spiegare al mondo che il modello statunitense accede ad una dimensione scientificamente ed economicamente molto evoluta e non può tollerare di essere condizionata da preoccupazioni romantiche sulle sorti dell'habitat. L'ex generale guarda con la sufficienza di un sorrisetto beffardamente “bonario” i terricoli retrogradi che ancora si affannano su una Weltanschauung arcaica. Ma al di là delle differenti posizioni, nelle immagini reiterate ad ogni notiziario feriva il contrasto fra la passionale voglia di risposte sul futuro del pianeta, di giustizia sociale e distribuiva, di reale confronto politico e dei contestatori umanamente scomposti e vocianti e la inquietante, “vulcaniana” compostezza da dominatore esibita dal signor Powell. La più importante democrazia del mondo, da sempre autoelettasi “regno del bene” ha scelto la rotta in un iperspazio che le permette di dichiararsi al di sopra di ogni giudizio e responsabilità. Rifiuta di firmare il protocollo di Kyoto e di aderire all'istituzione del Tribunale internazionale contro i crimini di guerra. L'aria del pianeta diventerà irrespirabile? Le corporation americane offriranno a prezzo ragionevole sofisticate tecnologie per la produzione di aria pura aromatizzata in immense polle di plastica che copriranno le zone residenziali. L'acqua sarà inquinata e non sufficiente, le corporation venderanno acqua buona a prezzi più alti: minor utenza, uguale guadagno. E per i poveri? Per molti di loro il doloroso destino è di morire, per quelli che rimangono un'elemosina a stelle e strisce a patto che non creino problemi. I soldati del grande paese commettono crimini contro l'umanità. I casi sono due o non si trattava di crimini, oppure i soldati criminali vanno assolti con formula piena perché innocenti per definizione. Rimane un dettaglio, riscrivere nei dizionari la definizione di democrazia. Democrazia: vedi Stati Uniti.

Moni Ovadia – L'UNITA' – 07/09/2002


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