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Moni Ovadia
L'UNITA' – 21/09/2002

La riscossa della Croce

Le storielle ebraiche che mi ostino a diffondere con passione maniacale trascendono il bon ton così come il gusto per l'éclat de rire che una barzelletta ben costruita e sapientemente raccontata provoca immancabilmente negli ascoltatori. Il witz uscito dalla cultura ebraica dell'Europa centro orientale, acutamente indagato da Sigmund Freud, ha la capacità di coniugare le contraddizioni del mondo per mezzo di un luciferino acume che fa convivere nello spazio di un breve raccontino la vertigine dell'abisso e la leggerezza dell'ilarità.

In epoca nazifascista circolava questa storiella. Dopo la promulgazione delle leggi per la difesa della razza, funzionari preposti a verificare l'ottemperanza delle disposizioni vigenti, entravano nelle classi scolastiche e con i registri alla mano pronunciavano con burocratica solennità alcune frasi di rito che suonavano pressappoco così: “Gli scolari che hanno il padre ebreo prendano i proprio libri e quaderni e lascino immediatamente la scuola!”. Alcuni bambini con l'aria mesta uscivano dall'aula dopodiché il solerte funzionario proseguiva: “Gli scolari che hanno la madre ebrea prendano i libri e quaderni e abbandonino subito l'edificio scolastico!”. Un altro bimbo con la stessa aria umiliata infilava il suo cappottino e se ne andava. A questo punto schiarendosi bene la voce il funzionario zelante tuonava compiaciuto: “Gli alunni con entrambi i genitori ebrei lascino l'aula!”. L'eco della sua voce non si era ancora spento quando dalla parete dietro la cattedra proveniva uno scricchiolio, un chiodo cadeva alle spalle della maestra e del funzionario fascista i quali si volgevano appena in tempo per scorgere il crocefisso guadagnare l'uscita della classe con energici balzelloni.

Io naturalmente sono uno sbadato. La questione del crocefisso posta dal ministro Moratti non riguarda gli ebrei ma “l'invasione” dei mussulmani. Tuttavia avrei qualche riflessione personale da proporre sulla questione identitaria. Sono cresciuto in un paese di cultura cattolica, la soverchia maggioranza dei miei amici è di famiglia cattolica, mia moglie non è ebrea. Ho assistito a migliaia di eventi legati al cristianesimo, dal televisore ho potuto seguire centinaia di migliaia di messe, eventi natalizi, vie crucis, viaggio pastorali di cinque Papi, frequento più preti e suore che rabbini e con essi condivido percorsi etici e sociali, eppure la mia fragile e aleatoria identità ebraica è diventata vieppiù consapevole e serena. Perché? Perché sono un uomo libero perciò laico. Come potrei paventare l'influenza negativa di altre fedi o spiritualità? Io temo i violenti, i fascisti di ogni colore, gli integralisti e i fondamentalisti di ogni religione che pervertono i preziosi doni dei grandi Libri, mi disgusta l'iperliberismo di rapina che polverizza i valori in nome di un mondo aziendalizzato. Da tutto ciò mi difende la magnifica Costituzione repubblicana di cui l'Italia si è dotata dopo la Liberazione. Ma questo governo ne attacca i fondamenti con i suoi atti protervi ed ostili, con le parole rozze e violente di certi suoi ministri che evocano alla mia mente tempi oscuri.

Moni Ovadia – L'UNITA' – 21/09/2002


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