L'arte
di raccontare è molto apprezzata dagli esseri umani. Anche
qualora il tema del racconto sia già conosciuto, il buon
narratore è in grado accendere nel suo ascoltatore
emozioni, memorie, sogni e speranze. Chi del raccontare fa
un'arte o un mestiere conosce in qualche misura molte delle
storie già raccontate e quando le sente raccontare da
qualcun'altro, ha l'irrefrenabile impulso a pensare: questa
storia la so già e la racconto meglio!. La
storia la cui cronaca mi viene addosso in questi giorni, quella
degli operai della Fiat che saranno posti in mobilità, in
cassa integrazione a zero ore oppure brutalmente licenziati, la
conosco già, l'ho ascoltato cento volte. Una grande
azienda è in crisi, scelte strategiche sbagliate, errori
su errori delle propria dirigenza aggravati da un contesto di
recessione mondiale con scarse possibilità di ripresa e
forse a medio termine e il viceré della più grande
dinastia industriale d'Italia invecchiato elegantemente nei suoi
abiti di stoffa inglese dal taglio impeccabile comunica con poche
misurate parole che per l'ennesima volta pagheranno gli operai. I
grandi manager, i ricchissimi, i potenti non pagano mai o meglio
pagano solo alcuni individui della specie
particolarmente intemperanti e dalla personalità
sdoppiata. I lavoratori invece pagano e hanno pagato quello che
c'era da pagare e in ogni senso, non solo quello pecuniario, ma
anche sul piano della cultura, dei progetti, delle illusioni,
delle utopie e dei sogni. Il nostro Paese entra nell'Europa della
moneta unica, questo è un bene per tutti non c'è
che dire, ma i salariati, subiscono indifesi la tirannia di chi
approfittando della ghiotta occasione, con la certezza
dell'impunità manovra i prezzi a suo arbitrio per fare
soldi su soldi. Sto facendo della facile demagogia? Davvero?
Provate a fare la spesa con lo stipendio di un operaio invece che
con l'American Express pro! Ascoltate le poche frasi smozzicate
dei licenziandi Fiat che ci vengono concesse finalmente nel
patinato lago di catarro iconico della tv, fra uno spot ed una
esibizione muscolare dei nostri governanti. Ma come mai adesso
che è crollato il Muro di Berlino trascinando con sé
l'infame Prima Repubblica ci tocca sentire ancora questa storia?
Noi siamo, nella Seconda Repubblica, abbiamo un presidente
operaio, ci attendono un milione e mezzo di nuovi posti di
lavoro, è stato firmato il contratto con gli italiani, c'è
il Patto per l?Italia, siamo in una botte di ferro. Che sia colpa
di quel massimalista del Cinese? In attesa che vengano esaurite
le scorte di vecchie storie in salsa nouvelle cuisine, un
consiglio per gli operai: se qualcuno vi fa delle promesse,
cambiate canale, sempre che vi riesca di farlo.
Moni Ovadia L'UNITA'
12/10/2202
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